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12 maggio, la scommessa vinta

Il 12 maggio è stata una giornata importante per i comunisti, per la sinistra e per l’intero Paese. Nella cornice assolata di Roma si è snodato un corteo di decine di migliaia di persone che pochi si aspettavano. All’inizio, quando la manifestazione fu proposta formalmente dal Comitato Federale del PdCI di Roma, dal gruppo dirigente cittadino del PRC e da una lettera dell’esecutivo romano della FdS agli organismi nazionali, non molti credevano possibile una tale mobilitazione di forze, ma alla fine il coraggio ha prevalso. Un corteo compatto, combattivo, con parole d’ordine chiare, colorato dello splendido rosso delle sue bandiere.

Una  partecipazione proveniente dal nord al sud del Paese, con una presenza giovanile impressionante e con una straordinaria presenza della città di Roma che ha risposto alla grande. Da questo punto di vista i segnali erano stati chiari. Il 25 aprile nel corteo per la Festa della Liberazione e il 5 maggio quello contro il sindaco Alemanno. Due momenti che hanno segnato a sinistra l’agenda politica romana.

Il corteo ha raggiunto tutti gli obiettivi per il quale è stato convocato e che, credo, si possano riassumere in questi 5 punti:

1) Definire un profilo netto della Federazione della Sinistra e dei partiti che la compongono. Un profilo che rende meno etereo il progetto politico su cui si fonda.

2) Unire nell’iniziativa i comunisti, che tornano pubblicamente e con forza a dire la loro nel Paese.

3) Rilanciare una dialettica a sinistra nella proposta e nell’azione.

4) Riaprire da sinistra il dibattito nel Paese, seppure parzialmente oscurato dai media.

5) Rendere i comunisti e la Federazione della sinistra interlocutore credibile con chi in Europa sta costruendo l’opposizione alla BCE.

E’ un patrimonio importante il successo di questa manifestazione; non può e non deve essere sprecato, sarebbe imperdonabile. In primo luogo è indispensabile che la Federazione della Sinistra apra la più intensa e larga offensiva unitaria nel campo della sinistra. I tanti compagni di SeL presenti, passando per l’adesione convinta di molti dirigenti della sinistra politica, sociale, sindacale, dalla CGIL alla Fiom, all’Usb, al comitato No debito, rendono tale ipotesi più che praticabile. Significatica è anche la presenza di una delegazione dell’IdV. 

Bisogna insistere e costruire le condizioni per convocare gli stati generali delle opposizioni di sinistra a Monti, con l’obiettivo di costruire una piattaforma definita al fine di aumentare la pressione verso un nuovo sciopero generale. Una pressione che parta dalla costruzione, nei tempi e nei modi tutti da verificare, di una nuova, unitaria e  larga manifestazione di tutta l’opposizione di sinistra al Governo. Si continui ad operare per l’unità delle forze della sinistra antiliberista in Europa, che autorevolmente era rappresentata nel Palco di Roma.

Questa è la strada che va praticata territorio per territorio e a livello nazionale. In questo momento non ha senso impegnare le proprie energie per ingegneristiche ipotesi elettorali. Il precipitare generale della crisi, la situazione Greca e l’aggravarsi di quella spagnola, la possibile guerra in Siria, sono alcuni degli esempi che posso far capire quanto sarà lungo quest’anno.

Senza fatti nuovi il Governo Monti durerà fino al 2013. Solo un’iniziativa decisa della sinistra può portare il PD, che pesa come un macigno anche sull’iniziativa della CGIL, a prendere la decisione di staccare la spina.

La costruzione di un fronte della sinistra italiana, che richiami un po’ l’esperienza francese, è la strada da percorrere sul piano politico.

In quest’ottica va aperta una riflessione affinchè si metta a disposizione l’esperienza della Federazione della Sinistra per andare in questa direzione, allargandola, modificandone le forme se necessario, costruendo il percorso con gli stessi interlocutori e tenendola in primo luogo sul terreno dell’iniziativa. Ma l’allargamento della FdS o la costruzione di un fronte a sinistra, richiede la ripresa concreta dell’iniziativa per unire i comunisti.

Il 12 maggio, da questo punto di vista, dimostra quanto sia maturo e necessario avere, così come accade in Francia, un Partito comunista del XXI secolo al cuore del progetto unitario. Quella piazza dimostra che l’unificazione di PdCI e PRC può maturare, con risultati sorprendenti, sia sul piano politico che su quello organizzativo.

Quella piazza, così unita nel Paese, può essere una forza potenzialmente poderosa. Bene, uniamola, ci si assuma la responsabilità. Si facciano passi avanti sapendo che, in primo luogo, non la si può e non la si deve più dividere, sarebbe un nuovo crimine sulla pelle dei lavoratori, dei comunisti e della sinistra italiana. Ma dopo sabato, e questo è uno dei risultati più importanti della manifestazione, questa eventualità mi sembra, per fortuna, molto più difficile.

Che il coraggio e la determinazione di questo bellissimo giorno di maggio continui.

* Consigliere regionale FdS del Lazio

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