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Dopo il 27 ottobre andiamo avanti uniti

La manifestazione del 27 è stata un miracolo, senza finanziamenti, con una cappa mediatica in testa siamo riusciti a ricostruire uno spazio pubblico di cooperazione che ha permesso alla frammentazione della sinistra, politica e sociale, di poter ritrovare almeno una sintesi, una cornice comune. Era una manifestazione militante, ma era una piazza viva e numericamente consistente, che potrebbe diventare il preludio per una stagione di contestazione alle politiche dell’austerity che prevedo sia di lunga durata. In questi giorni sarà bene che si rifletta seriamente su quando sta avvenendo in questo paese, e lo si faccia iniziando a capire che ci muoviamo dentro un’altra fase, una fase che restringe per tutti gli spazi di agibilità sia politica che sociale e democratica. Si bastona indiscriminatamente contro chi fa un Rave, contro i facchini dell’Ikea in sciopero a Piacenza, o contro i studenti del Verdi di Torino. La disciplina imperativa sui conti ( parole di Napolitano ) ha un effetto diretto sul piano sociale. Nessuna possibilità di mediazione, nessun confronto con le lotte, con gli stili di vita non conformi. Se questo è, penso che non possiamo attraversare i prossimi appuntamenti come se tutto fosse come prima. Oggi è il momento di fare un passo indietro tutti. E’ il tempo della cooperazione più che della ricomposizione. Non penso che sarà un lavoro di breve termine, sarà invece, sempre che riusciamo a creare qualcosa di serio, un lavoro durissimo il cui esito non è per nulla scontato.

Come fare ad evitare di inseguire le scadenze che si susseguono ed al tempo stesso come rendere dinamico ed allargare questo spazio pubblico non è semplice, ma occorre riflettere sul come fare evitando gli errori del passato. Lo Stato continentale che abbiamo di fronte, è un dispositivo di norme imperative che in breve tempo renderanno il nostro Governo un esecutore di decisioni prese altrove. La sovranità che esso cede non va verso il parlamento europeo, ma verso gli organismi tecnocratici della Troika. Trovo allucinante che il PD dopo aver approvato il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in costituzione apra alla proposta di un super commissario europeo in grado di poter mettere il veto sulle scelte economiche dell’esecutivo come propone Mario Draghi. Si continua a parlare di rigore e crescita, ma questi due termini sono inconciliabili, e le promesse degli euro Bonds che Fassina continuamente rilancia stridono pesantemente con quello che avviene realmente. Non ci sono primarie in grado di poter modificare il binario che Monti ha costruito, anche perchè chi firma la carta d’intenti firma la sua adesione ai vincoli europei. Firma insomma l’abbattimento salariale e dei diritti sociali in nome della competitività. In queste settimane l’unica cosa che possiamo fare è metterci a disposizione come partito di un movimento sociale di rottura sistemica che muove i primi passi. Le elezioni sicialiane parlano chiaro, la contestazione contro Monti è contestazione verso l’intero piano della rappresentanza, e questo rischia di risucchiare anche noi. Ciò avviene perchè in Italia è mancato in questi mesi un movimento reale di contestazione alle politiche di austerity dentro il quale rendere evidente la differenza della sinistra.
Per questo reputo positivo il comunicato del Comitato No Monti Day ed il percorso che ha tracciato, un percorso che è anche il risultato di un metodo di confronto tra le forze che hanno organizzato il 27 ottobre. Da questo punto di vista la data del 14 novembre segna senza dubbio un’apertura sulla quale lavorare. Questo appuntamento può costituire una premessa, una nuova forma di conflitto che si esercita in forma strutturata sul piano Europeo con uno sciopero generale continentale nel quale convergono coalizioni di movimento. Occorre però investirci, perchè tutti devono sapere che in Italia come in Europa c’è chi rifiuta il Fiscal Compact e non ha intenzione di firmare nessun patto d’obbedienza alla Troika. Andiamo avanti allora, e possibilmente uniti.
* Direzione nazionale Prc

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