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“Comprendere la crisi e i suoi effetti sullo Stato sociale”

Economisti, intellettuali militanti,sindacalisti , attivisti politici e dei movimenti sociali, docenti universitari, provenienti da Galizia, Catalogna, Portogallo, Italia e Messico si sono riuniti nella città di Lugo, della comunità autonoma della Galizia, per analizzare le origini e lo sviluppo dell’attuale crisi sistemica del capitalismo, le risposte date dai principali attori economici e politici dell’Unione Europea, le conseguenze di tali risposte sullo Stato sociale e per proporre alcune alternative che esplorano le possibili soluzioni della crisi.

I relatori italiani,  in rappresentanza del Centro studi CESTES-PROTEO dell’Unione Sindacale di Base,gli economisti marxisti Luciano Vasapollo e Rita Martufi, sono intervenuti spiegando perchè bisogna  non pagare il debito, nazionalizzare banche e settori strategici uscire dall’euro, perché  non c’è cura  economica per uscire da questa  profonda crisi rimanendo nell’ambito dell’accettazione delle compatibilità di questo sistema; va invece invertita la relazione presente nella società capitalista, e quindi  ponendo  da subito la politica come direttrice fondamentale per le scelte di governo dell’economia solidale e a compatibilità socio-ambientale .

In apertura dei lavori, la relazione del sociologo Adrian Sotelo Valencia, Dottore in Studi Latinoamericani  della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’UNAM-Università Autonoma del Messico e Investigatore nel campo della sociologia del lavoro e della Teoria della Dipendenza del Centro Studi Latinoamericani della stessa Università, si è concentrata sulla rigorosa analisi dell’attuale crisi di rendimento del capitale che non riesce più a riprodurre i tassi di profitto voluti, per cui ricorre a un maggiore sfruttamento della forza del lavoro.

L’origine della crisi deriva da questa insufficienza di plusvalore, dall’incapacità cioè di generare un eccedente sufficiente per una crescita economica, simile a quella che si ebbe dopo la II Guerra Mondiale, e dal fatto che neanche le nuove tecnologie sono sufficienti  a garantire tassi di crescita economica per la creazione di occupazione e aumento della produttività.

Adrian Sotelo Valencia ha messo in guardia anche dai facili ottimismi degli organismi monetari e finanziari e della stampa internazionale: la crisi è molto intensa, estesa e difficile da superare, anzi si sta approfondendo come denota il declino degli Stati Uniti come potenza egemonica, o la decelerazione dell’economia cinese, o le sempre più crescenti difficoltà dei paesi dell’eurozona e più specificatamente Grecia, Spagna e Portogallo che soffrono delle classiche misure neoliberali imposte dalla UE e dalla BCE, basate sull’austerità, l’inflazione, la contrazione della spesa sociale, dell’investimento pubblico, dei salari e delle pensioni.Queste misure hanno colpito lo stato sociale e i diritti contrattuali dei lavoratori, provocando alti indici di disoccupazione e bassi salari, riduzione dei mercati interni che ha effetti esplosivi sulla contrazione delle economie, anche sulla più sviluppata economia tedesca che registra sempre più bassi indici di crescita. 

Per il docente messicano, all’interno del sistema capitalista è molto difficile trovare soluzioni al profondo ciclo recessivo dell’economia; queste soluzioni possono emergere soltanto dal mondo del lavoro, da un grande accordo dalla base che ridisegni un progetto storico dello sviluppo umano e sociale e superi i confini del capitalismo.

L’intervento di Miren Etxezarreta della Catalogna, Economista, Dottoressa in Economia della London School of Economics e della Università Autonoma di Barcellona ha esaminato l’incidenza dell’UE nell’economia e nelle politiche economiche della Spagna. L’economista propone di lasciare che affondino le banche in difficoltà, piuttosto che vengano salvate con fondi pubblici e ha invitato a una mobilitazione sociale contro le misure sbagliate attuate dal governo per mitigare gli effetti della crisi, volte ad aiutare la finanza, non l’economia e meno che mai le popolazioni.La cattedratica ha definito l’UE “un’organizzazione non democratica”, guidata dalle transnazionali, che sta indicando l’applicazione di misure che hanno deteriorato l’economia spagnola e provocato un peggioramento dei diritti dei lavoratori. Per Miren Etxezarreta queste politiche di austerità mirano ad ottenere molti benefici con il finanziamento del debito, a impadronirsi delle ricchezze dei paesi della periferia dell’unione, a distruggere lo Stato sociale e indebolire la democrazia.

A fronte di queste politiche, considerate inefficaci per uscire dalla crisi, l’economista catalana propone che la BCE emetta Euro-bonds, acquisti il debito dei paesi membri, che si concedano garanzie congiunte o si diano aiuti sociali e alla produzione.

Per i relatori italiani,  in rappresentanza del Centro studi CESTES-PROTEO dell’Unione Sindacale di Base,gli economisti marxisti Luciano Vasapollo, Professore di analisi di Dati di Economia Applicata dell’Università di Roma La Sapienza, e Rita Martufi, Ricercatrice socio-economica e Rappresentante della Federazione Sindacale Mondiale FSM presso la FAO, non c’è cura  economica per uscire da questa crisi sistemica, rimanendo nell’ambito dell’attuale modo di produzione, va invece invertita la relazione presente nella società capitalista, e quindi  ponendo  da subito la politica come direttrice fondamentale per le scelte di governo dell’economia solidale e a compatibilità socio-ambientale.

I due economisti indicano nell’Alba ,Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America – nata proprio in alternativa all’Alca– e nella sua moneta di cambio Sucre un valido esempio che potrebbe essere seguito dai paesi dell’Europa Mediterranea, uscendo dall’Eurozona, costituendo un’alleanza  internazionalista e anticapitalista intorno ai  PIGS, dotandosi di una propria moneta di compensazione come IL Sucre,e dirottando le risorse destinate al pagamento del debito a investimenti nel sociale e a compatibilità ambientale e nelle nazionalizzazioni e il rafforzamento dell’economia pubblica in genere.

Per Luciano Vasapollo la BCE sta applicando ai paesi mediterranei dell’Europa, le stesse ricette di taglio neoliberale che il FMI ha applicato nei decenni scorsi in America Latina; ma questa politica di austerità non può nulla contro la crisi sistemica, perché approfondisce ulteriormente la crisi economica, sociale e di sovrapproduzione inducendo anche quella di  domanda che fa fallire qualsiasi tentativo di crescita e qualsiasi illusione di una nuova fase keynesiana. Una soluzione si può individuare solo nel recupero di un  nuovo e radicale protagonismo del mondo del lavoro e  del lavoro negato e dei movimenti sociali in percorsi fortemente caratterizzati da un forte e significativo anticapitalismo. Ciò si può realizzare attraverso obiettivi anche tattico rivendicativi che rafforzino i lavoratori nel conflitto ; ad esempio il non pagamento del debito è una strada percorsa già da altri paesi sia in America Latina, come l’Argentina e l’Ecuador, e in Europa dall’Islanda, e consentirebbe di dirottare le risorse in investimenti pubblici, nella sfera sociale, politiche a favore dell’occupazione giovanile, la nazionalizzazione delle banche e delle imprese operanti in settori  strategici: energia, istruzione, sanità, trasporti e telecomunicazioni, a partire dalla costruzione dell’alleanza ALIAS incentrata sugli interessi dei lavoratori dei paesi del Mediterraneo,per combattere l’Europolo imperialista e porre le basi per processi  di  fuoriuscita politica  dalla crisi sistemica su percorsi possibili di transizione verso una società socialista. 

 Anche Rita Martufi ha ribadito con forza la proposta del Centro Studi Cestes-Proteo e per questo è indispensabile la creazione di una nuova moneta di compensazione che permetta alle relazioni commerciali dei paesi alleati di non passare per l’euro e non sottostare così alla speculazione monetaria internazionale. Impensabile, proprio per questo motivo, un ritorno alle singole monete nazionali preesistenti l’euro.

Rita Martufi, facendo riferimento alla mancanza di tensione sociale in Italia, denuncia la voluta ostinatamente perdita di capacità di mobilitazione dei sindacati tradizionali che accettano supinamente le regole imposte dalla Germania e dai poteri forti dell’Europolo e non vogliono percorrere strade di lotte conflittuali e di un serio e combattivo sciopero generale; rivendica il fatto di appartenere a un sindacato di classe l’USB-Unione Sindacale di Base che è stato l’unico sindacato a proclamare uno sciopero generale e a promuovere nel conflitto strade di alternativa sistemica. La Rappresentante della FSM presso la FAO ha segnalato, inoltre, il pericolo della possibilità di realizzare un’Europa a due velocità, che comporterebbe un ulteriore aggravamento delle condizioni dei nostri paesi; per la “periferia europea”, invece, risulta molto più percorribile l’ipotesi di una nuova area che potrebbe includere anche alcuni paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo,  e i paesi dell’est europeo dove si sono realizzate le delocalizzazioni produttive con costi del lavoro bassissimi.

La proposta dell’uscita dei paesi del Mediterraneo dall’euro e del non pagamento del debito pubblico alla BCE e la nazionalizzazione dei settori strategici , è stata appoggiata nella sua relazione anche da Pedro Carvalho, economista e consigliere presso l’Ufficio Tecnico dell’Unione dei Sindacati di Porto (Portogallo) della CGTP-IN.

Le analisi e le  proposte del Cestes sono , quindi, ormai attivamente dibattute anche nei forum europei con partecipati consensi, dopo aver visto la luce nel 2011 nel libro “Il Risveglio dei Maiali” (di Vasapollo, con Martufi e  Arriola), libro che  è in corso di pubblicazione in lingua inglese, greca, spagnola e anche galiziana e divenuto ormai un vero manifesto di percorsi di lotta  politica  per i movimenti sociali e i sindacati conflittuali di classe nei PIGS.

Il forum delle Giornate Internazionali di Economia  sono stati anche occasione per i due direttori del centro studi CESTES dell’USB di consolidare i già forti rapporti politico-culturali con la FESGA- Fondazione per lo Studio e la Divulgazione della Questione Sociale e Sindacale in Galizia- e  con la Confederazione sindacale CIG, e di incontro e sviluppo di relazioni con il Bloque Nacionalista Gallego  e in particolare con gli aderenti UPG-Union do Povo Gallego e MGS-Movemento Gallego ao Socialismo.

Fonti:

EL PROGRESO di venerdì 23 Novembre 2010, pag. 9

EL PROGRESO di sabato 24 Novembre 2010, pag. 10

EL PROGRESO di domenica 25 Novembre 2010, pag. 6

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