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Nei miasmi dell’Ilva naufraga il “nuovo modello di sviluppo”

L’approvazione di un ordine del giorno presentato dalla segreteria nazionale di assenso al decreto salva-Riva è un fatto di una gravità assoluta nella lunga storia della Fiom. Molto più grave di una sbagliata politica contrattuale, di un brutto accordo. Il rifiuto della maggioranza Fiom a esprimere un giudizio netto di contrarietà ad un decreto violentemente lesivo del diritto alla salute, alla sicurezza di lavoratori e cittadini a tutto vantaggio della banditesca proprietà dei Riva, testimonia la totale dicotomia e incoerenza tra la costante declamazione di un nuovo modello di sviluppo e una pratica concreta che nei fatti difende il modello di sviluppo esistente. Il Governo decreta, d’urgenza, che si può uccidere e inquinare per il supremo interesse nazionale dell’acciaio e dell’occupazione. Un decreto di guerra. (…)

La guerra del capitale, quello stesso assurdo conflitto che pretende di piegare uomini e donne alla supremazia indiscussa e indiscutibile delle merci. E’ stato Marchionne il primo a chiedere di indossare l’elmetto a tutti noi. Ora è Monti a farlo. Da una parte si aumentano gli orari, saltano le pause, si intensificano ritmi e carichi di lavoro dall’altra si legalizza l’omicidio. Uno in nome della produttività e della competitività, l’altro in nome del profitto e dell’occupazione. Quando il Governo Berlusconi legiferò a sostegno degli accordi di Pomigliano e Mirafiori legalizzando con l’art.8 le deroghe di legge, si gridò giustamente allo scandalo e si dichiarò battaglia. Ora la Fiom sostiene un decreto persino più grave nel silenzio quasi generale. La debacle della sinistra politica e sociale è tutta qui.

* Fiom, Rete 28 aprile della Cgil

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1 Commento


  • Aldo

    La Fiom a me non è mai piaciuta. Salvo qualche eccezione,hanno sempre fatto i camerieri della Ggil cinghia di trasmissione del Pd. Per esempio,da che parte si era collocata durante il referendum padronale-sindacale indetto per togliere il Tfr ai lavoratori nel privato?

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