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Livorno. Perquisizioni e denunce: il comunicato della ex caserma occupata

Dopo le dichiarazioni altisonanti e minacciose da parte di numerose forze politiche cittadine, è arrivata la prima risposta repressiva da parte della magistratura livornese: per seguire questo caso è stato “scelto” il Pubblico ministero Luca Masini, noto per il “pugno” pesante che ha sempre cercato di mettere in atto nei nostri confronti.

Da questa scelta è seguita una repressione ovviamente politica e “chirurgica” avendo interessato principalmente uno dei soggetti più attivi in città dal punto di vista sociale e politico, impegnato su vari fronti, da quello del  diritto alla casa e al reddito, a quello ambientale  oltre a promuovere quotidianamente una socialità libera e slegata da forme di profitto o di associazionismo.

Evidentemente la campagna politica portata avanti nei confronti del Partito Democratico locale non è piaciuta a chi da decenni governa questa città come se fosse un feudo, e non è un caso che quei tre giorni siano cominciati proprio a seguito della gestione repressiva di fronte ad una contestazione al futuro vincitore delle primarie del medesimo partito, Pierluigi Bersani.

Da più fronti e a gran voce  era stata chiesta una pena esemplare  nei confronti di chi, a loro avviso, “tentava di strumentalizzare politicamente il disagio sociale ed economico della città” scaricando di fatto le proprie responsabilità politiche nei confronti di una città sempre più vicina al tracollo economico e sociale.

Andando nello specifico prima di tutto vogliamo ribadire che  la nostra posizione in merito alla tre giorni di “delirio” del 30 novembre e 1 e 2 dicembre era stato subito chiarita e documentata.

L’atteggiamento criminale  tenuto dalle forze dell’ordine durante la contestazione a Bersani e soprattutto il sabato successivo in piazza Cavour, quando abbiamo assistito ad una carica violenta e ingiustificata nei confronti di un presidio già concluso e che non stava assolutamente creando problemi di ordine pubblico, è stato ampiamente filmato e i commenti di chi ha assistito mostrano quanta solidarietà ci è stata subito dimostrata da una gran parte della città.

Il grande corteo della domenica che ha visto scendere in piazza un migliaio di persone è stato quindi proprio la risposta spontanea di quella stessa città che ha sempre mal tollerato soprusi e arroganza.

Ribadiamo allo stesso modo che tutti i nostri militanti erano quel giorno a volto scoperto e in alcuni frangenti hanno cercato di mantenere la situazione più calma possibile evitando che degenerasse ulteriormente.

La nostra posizione è stata confermata in parte anche dal Giudice per le indagini preliminari che ha parzialmente “smontato” il teorema costruito dall’accusa rigettando in toto le richieste di misure cautelari in carcere: infatti in un primo momento si era addirittura ipotizzato il reato di devastazione e saccheggio che prevede una pena dagli 8 ai 15 anni e che ultimamente viene utilizzato con “disinvoltura” da numerose procure nazionali. Alla luce delle indagini,  invece, il G.I.P. ha rigettato queste accuse  ponendo largamente l’accento sulla sbagliata gestione dell’ordine pubblico da parte della polizia nei giorni precedenti al cosiddetto “assalto alla prefettura”.

Come collettivi dell’Ex Caserma Occupata comunichiamo che ci prepariamo ad affrontare le indagini in corso portando alla luce le incongruenze e le falsità che emergono nella  ricostruzione delle giornate da parte della questura e del PM Masini.

Andremo avanti con le nostre attività politiche e sociali convinti che la miglior risposta di fronte alla repressione sia continuare ad impegnarci nelle nostre campagne sociali a fianco di chi subisce ogni giorno le conseguenze della crisi e delle politiche criminali del partito che governa questa città.

Livorno, 11 febbraio 2013

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