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Contro la cultura del voto utile

Cari intellettuali,
quando il gioco si fa duro, gli intellettuali sanno solo calarsi le braghe, perdendo ogni indipendenza intellettuale.

È una storia che va avanti così da 20 anni.
È già successo, ad esempio ai tempi della Bicamerale: prima tutti contro, poi, dopo l’invio del testo alle aule, ma sì, cerchiamo di salvare il salvabile, qualcosa di buono c’è.
E quel qualcosa di buono che di buono non aveva nulla, nel tempo si è per l’appunto trasformato nell’elezione diretta dei Presidenti di Regione e nel Nuovo Titolo V.
Poi abbiamo avuto, sempre per mano di chi oggi viene indicato dagli intellettuali per restituire “dignità alle istituzioni e rispetto per la politica”, l’introduzione della soglia di sbarramento anche per le elezioni europee, continui tentativi referendari per peggiorare, in senso ancor più maggioritario, le pessime leggi elettorali che si sono succedute dal 1994 ad oggi; per arrivare infine ai giorni nostri con l’introduzione del vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione, l’ennesima riforma pensionistica, un’altra pessima riforma del mercato del lavoro e la messa in mora dello statuto dei lavoratori.
Per non parlare dell’assenza del centrosinistra per tutto quanto riguarda la democrazia nei posti di lavoro e l’espulsione dalle fabbriche del più importante e rappresentativo sindacato tra i lavoratori metalmeccanici.
 
Cari intellettuali, certo, non è che dall’altra parte giungessero propositi migliori, anzi.
C’è però da ricordare che Berlusconi ha provato a fare la prima riforma delle pensioni, ma che è stato stoppato da una forte opposizione nel paese. Lo stesso non è avvenuto pochi mesi dopo.
Berlusconi ha provato a cambiare la Costituzione, ma anche in questo caso è stato fermato con il fragoroso NO del referendum confermativo; referendum confermativo che non è stato invece possibile richiedere vista la larghissima maggioranza che ha recentemente approvato l’introduzione del vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione.
Berlusconi ha inoltre attaccato, per ben oltre 15 anni, l’art. 18, ma ha sempre fallito laddove, invece, la tecno-politica di Monti è riuscita grazie anche ai voti del PD.
A voler quindi essere utilitaristici a tutti i costi, in maniera meno “finemente” intellettuale ma guardando di più alla storia degli ultimi venti anni, guardando, cioè, alla sostanza delle cose fatte e non fatte, ma, soprattutto, “fatte da chi?”, vuoi vedere che forse è meglio che vinca nuovamente Berlusconi?
 
No, non è certamente meglio, ma non si può neanche correre il rischio di lasciare campo libero e piena legittimità a chi ha già ampiamente dimostrato di non essere “UTILE” sotto il profilo, appunto, del restituire “dignità alle istituzioni, rispetto per la politica” e che, soprattutto, non è stato in alcun modo “UTILE” per restituire democrazia.
In questo paese c’è un deficit di democrazia enorme, e il vostro appello ne è la dimostrazione più lampante, perché si tratta soltanto dell’ennesimo richiamo al voto utile.
Un ricatto determinato dall’assurdità delle leggi elettorali che ci portiamo dietro dal 1994 e rispetto alle quali il PD si è sempre schierato dalla parte più antidemocratica, capace solo di proporre inutili varianti per quanto riguarda l’interesse degli elettori, ma molto utili per costringere gli elettori a votare sempre per le stesse forze politiche.
Ed è per questo che, di fronte al vostro appello, dalle vere coscienze critiche al di sopra delle parti non può che giungere una risposta: neanche un voto a chi, da sinistra, centro e destra, da sopra, da sotto o da oltre, ha già arrecato enormi danni al paese e che non ha nulla di serio da proporre per restituire democrazia e rispetto dei valori costituzionali.

qui di seguito  Testo dell’appello
 

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