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Caro signor Obama, Go Home!

La politica di Washington mira a normalizzare la regione e a rimuovere, con ogni mezzo,  qualsiasi forma di opposizione e di ostacolo al progetto di Grande Medio Oriente. Durante la sua  visita in Israele, Obama e con lui i vertici dell’amministrazione USA, hanno aggiornato i piani e le strategie di aggressione ai popoli dell’area, ed in modo particolare alle forze che compongono il Fronte di Resistenza Antimperialista e alla resistenza palestinese. Le forze imperialiste e reazionarie vedono nella lotta per l’indipendenza e per la sovranità dei popoli, compresa quella del popolo palestinese e delle masse  arabe, una minaccia al loro sistema di dominio e di sfruttamento. Lo scenario internazionale è contrassegnato da una competizione interimperialista per il controllo delle risorse e per l’egemonia politica ed economica. Questa competizione  resa ancora più dura dalla crisi sistemica,  sta trascinando i popoli dell’area e del Mediterraneo in un permanente stato di conflitto e di aggressione.  In questo quadro risulta ancora più evidente quanto  il processo di liberazione palestinese si scontri con gli interessi  degli  Stati Uniti e dell’Unione Europea.  Per queste ragioni, da parte di Obama non c’è stata ne ci poteva essere alcuna apertura o passaggio concreto verso la nascita  dello Stato di Palestina.

La politica statunitense aggiorna gli strumenti e le alleanze utili al suo sistema di domino imperialista. E’ su questa linea che gli  Stati Uniti dell’amministrazione Obama hanno rafforzato la cooperazione commerciale e militare con Tel Aviv, aggiornando lo “United States Israel Enhanced Security Cooperation Act of 2012”, che nella sua edizione del 2013 prevede ulteriori finanziamenti , collaborazioni, forniture scientifiche e militari volte a rafforzare il regime sionista. Da questi atti politici prendono corpo le parole di  Obama a sostegno della sicurezza di Israele e  la scelta deliberata di minimizzare la colonizzazione sionista della Palestina. Centrando il suo discorso,di fronte a Netanyhau, sulla necessita di riconoscere l’ebraicità dello Stato Israeliano anche da parte palestinese, il Presidente degli Stati Uniti ha affermato una sorta di diritto “divino o naturale” sull’esistenza di questa  enclave coloniale e razzista in Palestina.

Giustamente le istituzioni, le organizzazioni politiche palestinesi hanno risposto con forza a questo insulto e a queste provocazioni. Siamo vicini e solidali con il movimento di liberazione palestinese e con le manifestazioni di protesta che hanno accompagnato la visita del  capo politico della potenza imperialista statunitense  che sostiene l’infame occupante sionista. Un infamia quella dell’occupazione israeliana che senza l’ appoggio di Washington non avrebbe retto i 65 anni di dura e gloriosa resistenza  popolare palestinese e araba.

Cogliamo l’occasione di questa nota, per esprimere sempre più il nostro sostegno militante  alla lotta dei prigionieri palestinesi; nei prossimi giorni saremo di nuovo nelle piazze italiane per sostenere il diritto alla libertà per la Palestina e per i suoi figli.

* Commissione internazionale Rete dei Comunisti

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