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Dopo Bagnoli. connettere e organizzare stabilmente il conflitto metropolitano.

Già la scelta di organizzare un concerto musicale a ridosso della Città della Scienza ha rappresentato una vera e propria provocazione. I sindacati collaborazionisti volevano capitalizzare l’indignazione popolare montata dopo il misterioso incendio alla Città della Scienza (https://www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/14939) per alimentare, di nuovo, tutte le favole costruite in questi anni circa i funamboli progetti di riqualificazione e di rinascita dell’ex area industriale dell’Italsider di Napoli.

Progetti che, come è noto, hanno rappresentato unicamente una ulteriore occasione di grassazione speculativa per il collaudato sistema affaristico che ha bruciato centinaia di milioni di Euro attraverso lo strumento della società di trasformazione urbana (la Bagnoli Futura) e il palese intreccio tra pezzi del sistema delle imprese, del ceto politico e segmenti della criminalità organizzata.

E’ di pochi giorni fa la notizia – che conferma ciò che per anni, in perfetta solitudine, hanno denunciato i movimenti di lotta e le associazioni ambientaliste indipendenti – che la Magistratura sta indagando su molti vicesindaci del Comune di Napoli, su tecnici ed esperti dell’Arpac, del Ministero dell’Ambiente e della Regione Campania.

In questo clima politico e sociale ma sullo sfondo di un’area metropolitana in grande sofferenza dove licenziamenti, ore di cassa integrazione e chiusura di imprese stanno raggiungendo numeri elevatissimi è maturata nei giorni scorsi – su proposta dei compagni del Laboratorio Politico Iskra – la proposta di costruire una mobilitazione per il primo maggio (https://www.contropiano.org/news-politica/item/16198).

In pochi giorni è stato costruito un appuntamento cittadino per il pomeriggio del primo maggio che ha sfilato per il quartiere di Bagnoli tra un dispositivo repressivo asfissiante che – forse – più dei burocrati di Cgil, Cisl e Uil aveva compreso la determinazione e la sacrosanta rabbia di quanti erano in piazza. Una rabbia degna che già nei giorni scorsi ha visto cortei per le strade di Bagnoli, il blocco dei cassaintegrati Fiat sull’asse mediano, l’occupazione del Maschio Angioino da parte dei Precari Bros e vari presidi ai palazzi istituzionali da parte dei lavoratori LSU, dei Consorzi di Bacino e lo sciopero ai punti vendita Ipercoop dopo l’annuncio di alcune centinaia di esuberi.

Non grandi numeri si sono concentrati a Bagnoli ma una consistente rappresentazione delle principali vertenze sindacali e sociali che, quotidianamente, attraversano la città e che non potevano sottrarsi da una necessaria contestazione politica e pratica alla linea di collaborazione e di complicità tra le organizzazioni sindacali concertative e gli interessi dei poteri forti del capitale.

Infatti subito dopo la fine del corteo centinaia di attivisti hanno bypassato il cordone di sicurezza di celerini e carabinieri ed hanno assediato il palco dei sindacati collaborazionisti chiedendo di far parlare un lavoratore della Fiat licenziato e un attivista di Bagnoli che avrebbe denunciato i ritardi delle bonifiche e le autentiche operazioni criminali consumate a Bagnoli.

Al diniego dei burocrati sindacali è esplosa la rabbia dei compagni che hanno sbaragliato questi prezzolati i quali sono stati difesi dai reparti antisommossa della polizia. Ma le ragioni sociali degli attivisti sono state fatte proprie e sostenute anche da cittadini e lavoratori che erano presenti sul posto, perché attirati dal concerto musicale in programma, i quali hanno sostenuto e solidarizzato con le modalità e gli obiettivi che i compagni hanno agitato.

Dopo circa un ora di tensione e di contestazione Cgil, Cisl e Uil hanno annullato il concerto diramando uno scarno comunicato in cui si citano, genericamente, violenti e prevaricatori che avrebbero oscurato il significato della manifestazione.

Subito dopo i compagni hanno lasciato l’area del concerto/comizio di Cgil, Cisl e Uil in corteo per sciogliersi a Piazza Bagnoli. Questa la cronaca della serata di mobilitazione e di contestazione.

Riconnettere le vertenze sociali e sindacali, ricostruire una connessione avanzata del conflitto

La contestazione di Bagnoli ma anche quelle di Torino, Bologna e Milano testimoniano che nel paese le piazze non sono pacificate e che il monopolio dei sindacati collaborazionisti ma anche del Partito Democratico è fortemente messo in discussione.

Le dinamiche della crisi, il varo del Governo Letta, la pressione e i diktat dell’Unione Europea e le nuove misure antipopolari che si annunciano preparano le condizioni oggettive per una ricostruzione/riqualificazione del conflitto politico, sindacale e sociale adeguato alle nuove condizioni dello scontro.

Già nei giorni scorsi due episodi (apparentemente slegati tra loro) – la repressione contro i lavoratori del San Raffaele di Milano e le violenti cariche condite con i colpi di pistola contro i lavoratori della Tinacria di Palermo – hanno mostrato che il governo e il padronato useranno il pugno di ferro contro ogni forma di lotta che metterà in discussione le compatibilità economiche, i vincoli di bilancio e i tetti di spesa.

Anche a Napoli occorre determinare una possibile ed auspicabile sinergia tra le decine di vertenze in atto (lavoratori delle grandi fabbriche, lavoratori dei servizi a rete, disoccupati, immigrati, precari ed operatori sociali, le battaglie per il diritto all’abitare, le mobilitazioni giovanili per gli spazi) per capitalizzare, pure sul piano materiale, l’enorme potenziale sociale disponibile alla mobilitazione.

Da alcuni giorni il Sindaco Giggino De Magistris ha iniziato un pressing su Napolitano e sul Governo chiedendo fondi ed attenzione politica per la città (http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/05/01/news/il_sindaco_e_il_presidente_attenzione_per_napoli-57830214/) adducendo all’addensarsi di tensioni sociali e al dilagare della crisi.

Certo dietro questa nuova trovata di Giggino De Magistris c’è, probabilmente, un suo nuovo espediente politicista per restare a galleggiare nei meandri di una irreparabile crisi della sinistra che, come dimostrato ampiamente, è incapace di relazionarsi positivamente con i lavoratori e i settori popolari della società.

Ma il compito di quanti aspirano ad un agire politico anticapitalista deve essere, necessariamente, ad ampio raggio non delegando eventuali “sintesi politiche” o ruoli di “sponda nel Palazzo” a nessuno.

In tale contesto la proposta della costruzione di un Movimento Anticapitalista (http://www.retedeicomunisti.org/it/interventi/item/4618-per-un-movimento-politico-anticapitalista) capace di far avanzare i mille rivoli del conflitto e di iniziare a delineare una rappresentanza autonoma ed indipendente degli interessi popolari può essere un utile sperimentazione politica e sociale da far vivere dinamicamente nelle mobilitazioni e nel conflitto del prossimo periodo.


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