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“Roma non ha bisogno di uno sceriffo”. Il Teatro Valle risponde a De Vito (M5S)


Vogliamo rispondere alle dichiarazioni di Marcello De Vito – candidato sindaco del Movimento 5 Stelle – invitando a una discussione più seria.

1. Che cosa intendiamo quando parliamo di legalità?

Ciò che è legale e ciò che è legittimo non sempre coincidono: questo è particolarmente vero per chi pratica la disobbedienza civile e il dissenso per conquistare e difendere diritti fondamentali per tutte/i.

Un reato di mafia vale quanto violare un divieto a manifestare? Corrompere e dissipare le risorse pubbliche per profitti personali equivale a bloccare la costruzione di un’opera inutile e dannosa come la Tav?

I palazzinari che speculano col cemento lo fanno nella legalità dei piani regolatori, chi occupa case sfitte è denunciato e processato.

Nel 1938 la discriminazione razziale divenne legge: chi decise di resistere non si fece intimorire dalla legalità formale.

Senza un’idea di giustizia sociale, ogni richiamo alla legalità non è che repressione e apologia dell’ordine.

2. Cosa intendiamo quando parliamo di partecipazione?

Di uno o cento click su internet? Ci chiediamo se bastino 1000 voti online a legittimare un candidato, se questo sia il metodo migliore per costruire proposte politiche convincenti. In un contesto politico così impoverito, anche la qualità dei candidati si abbassa miserevolmente, come dimostrano le uscite poco felici di De Vito.

Perché prima di esprimersi non si è informato e non è venuto di persona? Può venire a qualsiasi ora: il teatro da quando è occupato è sempre aperto e sempre attivo. Per tutto il mese di maggio ci saranno ottomila bambini a vedere il Rigoletto, con un progetto definanziato dall’amministrazione Alemanno e che senza il Valle sarebbe scomparso. Qualche giorno fa, 120 violoncellisti da tutta Italia si sono dati appuntamento al Valle col maestro Sollima per creare un’orchestra mai immaginata prima. Le assemblee della Costituente dei beni comuni sono organizzate e attraversate da centinaia di persone. Questa è partecipazione reale, fatta di corpi vivi, di cuori che si emozionano, bocche che parlano in assemblee: il Teatro Valle è una città aperta, un’agorà fisica.

3. Che cosa intendiamo quando parliamo di cultura?

Sulle linee di programma culturale presentate da De Vito c’è, purtroppo, poco da dire. Una capitale europea avrà bisogno di ben altri progetti e intelligenza oltre il decoro e la pedonalizzazione. Analfabetismo di ritorno, il sistema dei teatri e dello spettacolo dal vivo massacrato da anni di tagli e privo di una legge di sistema, l’industria cinematografica ridotta al lastrico, l’assenza di welfare e di riconoscimento per artisti e operatori culturali, le biblioteche che scompaiono ogni giorno e l’editoria in crisi strutturale; e ancora musei a rischio, carenza di spazi di produzione e circuitazione, gestione clientelare delle istituzioni culturali. Questi alcuni dei nodi da affrontare, che richiedono progetti e strategie serie.

Se il programma culturale è imbarazzante per superficialità e approssimazione, i toni utilizzati da De Vito sono esplicitamente razzisti e xenofobi: non esita a scagliarsi contro la comunità rom e i migranti che vendono ombrelli per strada, come se fossero loro il problema di Roma e non essi stessi cittadini a cui dare risposte.

Roma è e la desideriamo multietnica. Non ha bisogno di uno sceriffo ma di persone competenti che sostengano i diritti per tutte/i e i beni comuni e capaci di incarnare percorsi collettivi e solidali.

Invitiamo tutti gli operatori culturali, coloro che credono che la cultura e il pensiero siano il motore di un cambiamento radicale e tutti coloro che amano Roma a non votare il candidato del M5S.

Esercitiamo il nostro diritto a non sentirci rappresentati.

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1 Commento


  • Roberto

    Allora state messi malissimo…! Tra un fotomodello(Marchini), un teppista a croce celtica (alemanno) e un medico in “carriera”…Che fine farete???

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