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L’Expo della precarietà a Milano

C’era bisogno di un’amplificazione mediatica nazionale e, perché no, internazionale, su cui dare forma al fumo di un inesistente piano occupazionale giovanile, ci voleva, come aveva chiesto la Confindustria, l’accordo delle “parti sociali”.

Eccolo allora servito su un piatto d’argento: l’accordo della precarietà e della ipocrisia tra CGIL-CISL UIL e le società coinvolte Expo 2015, un accordo che prevede 800 posti di lavoro all’insegna della massima flessibilità e sfruttamento.

Nel concreto: circa 300 persone saranno assunte con contratti a tempo determinato che prevederanno l’allargamento delle soglie quantitative di uso (massima flessibilità), 340 impiegati avranno un contratto d’apprendistato , che si può fare solo derogando alla legge, come prevede quell’art. 8 legge Sacconi, che una volta la CGIL rifiutava di applicare e voleva cancellare. Apprendisti di che, visto che è un lavoro che finisce con la fine del grande evento! Questo serve solo a non far pagare i contributi INPS e a questo si aggiunge la vergogna di 195 contratti da stagisti, con un salario lordo complessivo di 516 euro.

Ci si domanderà, gli altri 19mila come saranno assunti ? Lavoreranno gratis come volontari !!!

Il tutto “legalmente” garantito dalla promozione di un Osservatorio che ha lo scopo di garantire e monitorare il rispetto dell’accordo stesso.

Siamo, senza ombra di dubbio, oltre il limite della decenza. Si legalizzano il supersfruttamento e il lavoro gratuito.

I padroni, mafiosi o meno (molte aziende sono in odore di n’ndrangheta e sotto inchiesta alla Procura di Milano) hanno definitivamente e concretamente mano libera : i vari Riva e Marchionne al confronto sono dei novellini.

D’altra parte l’enfasi con cui sono state riportate le prime dichiarazioni dei nostri vari governanti, Letta in primis, non lasciano dubbi. “Abbiamo un modello. D’ora in poi applichiamolo!!!“.

A questo profondo medio-evo culturale abbiamo il dovere di cercare di dare una risposta.

Questa è la Milano che sta inanellando, uno dietro l’altro, gli sgomberi dei vari Centri sociali giovanili con tanto di manganellate (l’ultimo e avvenuto martedì 23 al Remake, ex cinema Maestoso, occupato un mese fa dai giovani del quartiere Corvetto), oppure quelli relativi a famiglie abitanti in case popolari quotidianamente ignorati dai mass-media.

Questa è la città metropolitana che sta subendo lo smantellamento progressivo del Servizio Sanitario Nazionale (a vantaggio della sanità privata che copre ormai il 50% dei servizi) con chiusura di reparti negli ospedali, dei servizi sociali come i Consultori e i Sert, con il ridimensionamento degli organici etc., quindi con un attacco senza precedenti sul tema del diritto alla salute.

E’ la stessa città metropolitana (intendendo il suo vasto hinterland) che ha visto in un’area ampia come quella vimercatese-brianzola, nel giro di tre/quattro anni centinaia di chiusura di fabbriche con conseguenti licenziamenti e cassa integrazione. Ultimi i licenziamenti IBM, anche qui grazie ad un vergognoso accordo, in questo caso di FIM FIOM UILM

E’ la città, che vede Pisapia, il Sindaco “delle promesse”, restare sostanzialmente silente ed impassibile a tali eventi che ricadono drammaticamente su quelli che sono stati, in buona parte, i suoi elettori.

Questa è la città ove la CGIL interpreta nel modo più creativo possibile il piano per il lavoro rivendicato poco tempo fa e la nuova unità con Cisl e UIL: si firma tutto!

La nuova ondata di esuberi dichiarati dalle multinazionali vedrà una prima risposta importante dei lavoratori,ed è per questo che l’autunno si presenta fin da ora caldo e movimentato.

Lavoreremo perché a Milano ci si ribelli e si lotti contro tutto questo.

RETE 28 APRILE MILANO

 

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