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Referendum contro i Trattati Europei? Noi intendiamo farlo

In questi giorni abbiamo la conferma di come nel nostro paese esista un dibattito surreale che impedisce e distrugge ogni discussione reale. Si discute come in un bar e ci si schiera come tifosi su opzioni che non esistono materialmente, neanche allo stato di ipotesi. Il riferimento è all’intervista rilasciata da Stefano Rodotà al giornale Europa nella quale si dice “ostile” all’idea di un referendum sull’euro di cui Beppe Grillo parla da anni ma senza mai procedere nella sua definizione. Da un lato una stroncatura preventiva, dall’altro una proposta tirata lì tanto per dire, per solleticare il senso comune ma senza riempire un buco logico. In mezzo? Niente!

Se non ci fosse da preoccuparsi ci sarebbe da disperarsi. Fortunatamente in questo paese c’è ancora un residuo di intellettualità collettiva e militanza sociale che non si appiattisce su tale dimensione.

Le compagne e i compagni che stanno lavorando al progetto del movimento politico Ross@, hanno deciso di mettere in campo una campagna concreta che metta al centro proprio la richiesta di un referendum sui Trattati dell’Unione Europea che stanno strangolando il nostro e gli altri paesi sul piano economico, sociale e democratico. E’ stato consegnato un quesito alla Camera dei Deputati nel quale, secondo l’art.50, si chiede che venga convocato un referendum popolare di indirizzo sul Trattato di Stabilità, il Fiscal Compact e il Mes, ossia su quei trattati dell’Unione Europea che stanno imbrigliando in una gabbia ogni possibilità di prendere misure che diano priorità agli interessi popolari e ai diritti sociali e democratici piuttosto che ai diktat imposti dalla Trojka.

Su questa richiesta di referendum nelle prossime settimane comincerà la raccolta di firme in calce alla petizione che lo richiede. Con questo obiettivo Ross@ e tutte le forze democratiche e di classe che intendono ingaggiare una battaglia di democrazia e giustizia sociale incalzeranno l’agenda politica nel nostro paese, cercando ovviamente alleanze e compagni di strada ma non facendo sconti a nessuno. Ad esempio appare quasi incredibile che dai documenti e dal dibattito intorno alla difesa della Costituzione e alla manifestazione convocata su questo il 12 ottobre, sia completamente assente ogni riferimento al come i trattati europei – ancor più che i 40 saggi – stiano già configurando una costituzione materiale a livello sovranazionale che sta superando e facendo a pezzi la Costituzione repubblicana. La costituzionalizzazione dell’obbligo del pareggio di bilancio imposta dalla Trojka ne è solo un aspetto. Dunque di questa dimensione del problema o non si discute (come nel caso di Via Maestra) o quando si discute si procede per stroncature, tifoserie e annunci (come Beppe Grillo) senza mai entrare nel merito.

Il primo obiettivo della campagna per il referendum contro i trattati europei, è quello di trasferire la discussione sui vincoli dell’Unione Europea dal piano della astrazione e della tifoseria a quello della concretezza. Il secondo è consentire che questo diventi dibattito pubblico in tutto il paese e in tutta la società. Il terzo è impedire che l’eventuale fuoriuscita dall’Unione Europea continui ad essere rimossa come un tabù e sostenuta come un dogma che non può neanche essere discusso seriamente.Il quarto è cominciare ad inicare alternative possibile alle politiche di austerità che stanno devastando socialmente i paesi della periferia europea e aumentando le disuguaglianze anche nei paesi del “centro”.  Infine, ma non per importanza, questa campagna non è un referendum solo sull’euro. Solo gli avventori dei bar o i furbastri possono far ritenere che una costruzione complessa, gerarchica e antipopolare come l’Unione Europea possa essere inquadrata e limitata alla sola dimensione della moneta comune. Il sistema dei trattati  imposti in questi anni (approvati dai soli parlamenti o bocciati dalle popolazioni ogni volta che si è andati ad una verifica democratica) è un apparato assai più insidioso di una mera struttura monetaria. Di questo vogliamo e si dovrebbe discutere, contro questo vogliamo e agiremo affinché si possa svolgere un vero referendum partecipato, popolare e democratico.

 

 

 

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