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Immigrazione. A proposito di cittadinanza

Tutto ciò indigna ma non meraviglia affatto, anzi è molto coerente con l’agire borghese. La cittadinanza e l’annesso cosmopolitismo illuministico sono una fantasia della borghesia. Infatti il cittadino, il famoso citoyen con il suo universalismo è solo un’idea, nega l’egoismo del borghese, del famoso bourgeois, solo idealmente lasciando nella realtà inalterate tutte le diseguaglianze presenti nella società civile come diceva Marx nella Questione ebraica. E poi nei Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica ripeteva che “dal fatto che il capitale pone ciascuno di questi limiti (nazionali, naturali, locali ecc.) come un ostacolo e perciò idealmente lo ha superato, non ne deriva affatto che esso lo abbia superato realmente, … L’universalità verso la quale esso spinge irresistibilmente, trova nella sua propria natura ostacoli che ad un certo livello del suo sviluppo faranno riconoscere il capitale stesso come l’ostacolo massimo che si oppone a questa tendenza e perciò spingono alla sua soppressione attraverso esso stesso»
E allora car* fratelli e sorelle immigrat* se volete entrare nell’Unione europea dovete “avere la disponibilità di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di provenienza (così recita l’articolo 4 comma 3 della legge sull’immigrazione, e guarda caso quest’articolo è la parte originaria quindi la parte Turco – Napolitano), oppure per restarci dovete avere il libretto di lavoro (pardon di sfruttamento) e questa è la precondizione perché poi possa avviarsi l’eventuale biblica procedura per la cittadinanza. Diversamente, se volete velocizzare la pratica, basta una semplice piccola operazione: rinunciate alle cose del mondo, liberatevi del vostro corpo mortale dandolo in nutrimento ai pesci degli abissi mediterranei, e trasvolate nel regno iperuranico delle idee dove alloggia appunto il citoyen inventato dalla borghesia nella famosa Grande Révolution. Se invece siete attaccati alle cose del mondo (contro cui a Assisi ha tuonato il Papa insieme con le lacrime per i morti di Lampedusa…boh, vai a capire la coerenza) e a questo cacchio di corpo mortale non volete rinunciare, allora c’è per voi un bel centro di identificazione ed espulsione, una bella clandestinità che per i borghesi serve ad aumentare una popolazione eccedente da loro stessa creata (il famoso esercito industriale di riserva) pronta a rimpiazzare chi non vuole farsi spremere e ammazzare (sempre sto caccchio di corpo mortale…) di pluslavoro In questo Letta e comitiva svolgono correttamente il loro compitino dando cittadinanza ai morti (la Stato come idea) e sfruttamento e repressione ai vivi (società civile come realtà)
Morale della favola. Con l’abbattimento della società borghese e con essa del suo Stato, insieme con il bourgeois in carne e ossa materialissime scompare anche il fantasma del citoyen. Perciò primo passo di una lotta seria è la rivendicazione della libera circolazione di tutti gli individui sul pianeta a prescindere da ogni cittadinanza.
Non abbiamo nulla a che fare con la cittadinanza: perciò ad es., di dice reddito universale (per tutt*) e non reddito di cittadinanza. Non vogliamo essere cittadini né dello Stato né “del mondo” che è una cavolata, ma libere individualità che controllano collettivamente i loro mezzi di produzione ossia le loro condizioni materiali di vita.

* docente università di Napoli

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