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Dalla sanità alla salute. E’ tempo di una battaglia di carattere generale

I segnali derivanti dalla manovra finanziaria nelle sue varie articolazioni rimette al centro dell’attenzione la questione della sanità, individuata come bersaglio principe per la distruzione dello stato sociale. Affrontare una campagna di iniziativa politica e di mobilitazione, avente caratteristiche di contrasto alle politiche governative, impone una ulteriore riflessione anche alla luce di quanto si sta già sperimentando in Toscana e nel Lazio.

È sicuramente evidente a tutti che abbiamo bisogno di articolare il progetto strategico della campagna nazionale e di creare gli strumenti operativi e organizzativi per realizzarla.

Per la prima questione, credo sia necessario passare dalla difesa della SANITA’ PUBBLICA alla rivendicazione del DIRITTO UNIVERSALE ALLA SALUTE, contestualizzata con il territorio, le problematiche finanziarie, l’ambiente, le condizioni sociali e così via. Parlare solo di difesa della sanità pubblica rischia di essere riduttivo perché presuppone la condizione dell’esistenza di una situazione personale patologica che costringe la richiesta al SSN di assistenza. L’assistenza che viene prestata non affronta il problema della malattia e della sua genesi ambientale, ma si limita a recuperare la capacità lavorativa del soggetto per reinserirlo rapidamente nel sistema produttivo. Tanto è vero che nel momento in cui si viene estromessi dal mercato del lavoro per patologie incompatibili o per raggiunti limiti di età, il livello e la qualità delle prestazioni assistenziali si abbassano notevolmente e pericolosamente. Per quanto riguarda la campagna nazionale, questa impostazione ci costringe ad un livello rivendicativo che rischia di sfociare nell’intervento sindacale, mettendoci in contrapposizione con iniziative sindacali di settore anche se a volte abbiamo svolto una funzione innegabile ma surrettizia di interventi sindacali inadeguati o addirittura assenti. Nonostante l’impegno profuso, questa condizione non modifica la percezione di corpo estraneo all’interno delle aziende sanitarie, addebitandoci la volontà di strumentalizzazione a fini politici di organizzazione. Rompere questa contraddizione è possibile alzando il livello politico di strategia e iniziativa, rivendicandone identità e specificità.

 Affrontare la questione della sanità come affermazione del diritto universale alla salute consente di alzare il livello politico rispetto ad un progetto di difesa della sanità. Significa riappropriarsi del concetto di salute quale condizione di benessere socio – economico- ambientale, quale diritto universale e non alienabile. Si afferma il diritto alla condizione di benessere fisico e mentale e nel momento in cui si verifica il problema della patologia e delle problematiche affini, lì si crea la richiesta al sistema sanitario pubblico di ripristinare lo stato di salute precedente alla malattia, ovviamente per quanto possibile. Per cui la battaglia sulla salute assume aspetti complessivi di prevenzione della malattia attraverso la difesa delle condizioni economiche, sociali, ambientali e la pretesa di un sistema sanitario pubblico efficiente, universale e funzionale quale bene comune a carattere sociale e non commerciale. Questo ci consente di connettere la lotta sulla difesa della sanità alla lotta più generale per la difesa dello stato sociale e non solo; la rivendicazione non ha carattere assistenzialista, bensì si colloca nella strategia per la rottura dell’Unione Europea, le cui politiche distruttive producono quanto socialmente ed economicamente stiamo vivendo.

Se quanto esposto ha un senso, è necessario darsi un’identità chiara, capace di esprimere il livello politico che si intende praticare. Questo diventa indispensabile per la necessità di costruire percorsi di egemonia all’interno del blocco sociale, dei movimenti e dei comitati di iniziativa sociale che pullulano, non comprendendo di essere perfettamente speculari alla frammentazione sociale imposta dalla politica neoliberista. Quindi, diventa necessario costruire e praticare egemonia attraverso un percorso chiaro di proposta, progetto e pratica. Nel tentativo di dare una prima risposta all’esigenza di costruire uno strumento operativo che abbia caratteristiche organizzative interne al nostro soggetto politico, una ipotesi di lavoro potrebbe essere quella di costruire i Forum Salute e Territorio.  Il forum consente un livello di aggregazione che non ci costringe ad inseguire le realtà nell’ambito del territorio, ma ci fa diventare promotori di iniziativa, analisi e costruzione di movimenti conseguenti.

È  ugualmente evidente che sarebbe necessario praticare un livello nazionale e conseguenti livelli regionali per adeguare alle specificità territoriali strategia e iniziativa. In una prima fase, questo livello territoriale potrebbe essere attivato nelle regioni in cui abbiamo già operato o in quelle dove esistono le condizioni organizzative per poterlo fare.

I punti di intervento strutturato e articolato con successive analisi potrebbero già cominciare ad essere individuati per grosse linee quali :

·    La questione della sostenibilità finanziaria del sistema sanitario pubblico, che rovescia i principi ispiratori della sanità universale e crea povertà sanitaria e sacche importanti di senza assistenza.

·    La questione di quale modello di sistema sanitario abbiamo in mente, senza farsi imprigionare in esercizi di ingegneria sanitaria, portando a sintesi analitica le nostre vertenze quotidiane, locali e nazionali.

·    La questione dell’accesso alle prestazioni sanitarie, prendendo a riferimento alcuni problemi emergenti quali : integrazione vera tra sociale e sanitario, marginalità sociale, migranti, anziani, non autosufficienza e così via).

·    La questione dei tagli e del processo di destrutturazione del sistema sanitario nazionale.  

Questi sono alcuni elementi di riflessione che penso sia utile sottoporre ai compagni e alle compagne quale contributo alla discussione e al percorso politico.

* Ricercatore Cestes/Proteo, attivista di Ross@

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