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“Cari compagni, perché non sostenete la Lista Tsipras?”

Una lettera inviataci dal compagno Nicola Vetrano di Napoli e la risposta della Rete dei Comunisti.

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Care e cari Compagni, io credo che la Rete dei Comunisti debba provare ad interloquire con l’esperienza  di una lista avanzata in Italia attorno alla candidatura di Tsipras,compagno greco cui va la mia stima,alla Presidenza della Commissione U.E., io credo anche che Ross@ unitariamente debba rapportarsi alla lista Tsipras.

Non mi sfuggono alcune genericità dell’appello da Tsipras rivolto a chi in Italia volesse sostenerlo,che ovviamente derivano dal ruolo primaziale che hanno gli esponenti della cd. Società Civile nella promozione della lista in Italia,

ma in Italia non credo che si potesse partire dalle cd. Forze Politiche di sinistra,che si riconoscono nel G. U. E al Parlamento Europeo e nel Partito della Sinistra Europea,che ha avanzato la suddetta candidatura del compagno greco.

In Italia,dopo il fallimento,tra l’altro anche nel mimetismo politico,della sinistra politica appresso ad Ingroia l’anno scorso,tale parte politica non ha la forza e l’autorevolezza di proporsi come punto di riferimento al popolo,anche perché nemmeno la generosa esperienza unitaria della Federazione della Sinistraha continuato ad andare avanti in maniera unitaria,minata dalle sue intime contraddizioni riguardo al rapporto col PD,legato alle pulsioni elettoraliste di larghe componenti del suo ceto politico di comando

Ma il punto vero non e’ questo: con Tsipras e’ in campo, per la prima volta nel campo della UE.,una ipotesi alternativa di sinistra alla governance europea tecnocratico-liberista.

Non è importante,a mio avviso,compagne e compagni,il grado più o meno grande di alternatività della proposta politico-culturale del compagno Tsipras,né alcune aperture tattiche a destra del suo fraseggiare politicamente,né indebolisce la sua proposta il fatto che in Italia lo appoggi S.E. L., chè anzi ha dovuto riconoscere la sua profonda incapacità di agitare in Europa la scelta di allearsi col PD, in Europa affratellato a conservatori,neoliberisti  e membri di lobbies,che determinano,almeno dagli atti di Pascal Lamy in poi,alla fine degli anni “90,tutte le scelte sovranazionali più asservite agli interessi del grande capitale contro ambiente,natura,vita,lavoratrici e lavoratori del Vecchio Continente,inseguendo il più basso costo del lavoro possibile e lo sfruttamento peggiore e più cieco di tutte le risorse naturali,a partire dall’acqua e dall’aria.

La Rete dei comunisti ha avanzato una proposta strategica di rottura dell’Unione Europea,almeno sotto il profilo di una doppia circolazione di moneta,tra area Nord ed area Sud,che potrebbe aprirsi ai popoli  ed agli stati del Nordafrica. Questa proposta,finora,non marcia con le gambe nemmeno dei popoli più in lotta,dai greci ai lusitani agli iberici,dell’Europa,mentre in Egitto le contraddizioni della  rivoluzione sociale e generazionale con l’islamismo politico spingono larghe masse a rifugiarsi sotto il paternalismo nazionale ed autoritario,ma molto “contemporaneo” dell’Esercito,con il ruolo che ha in esso il welfare bonapartistico – nasseriano della sua organizzazione,nata in epoca pro-sovietica,poi finanziata dagli USA in chiave di contenimento delle possibili alleanze politico-militari antisraeliane.

Non e’ sbagliata la proposta della Rete dei Comunisti, ma per ora non marcia e non marcia perche’ manca all’appello anche, nella possibile riunificazione delle lotte, un altro attore fondamentale: i popoli dell’est europeo.

Essi, all’interno della U.E.,hanno dato vita,nel silenzio della stampa mainstream italiana, a straordinari cicli di lotte in Romania -minatori,operai dei cantieri,coloro che rivendicavano la prosecuzione di un’assistenza sanitaria non a pagamento,con l’apertura di una vera crisi istituzionale- e Bulgaria,con l’assedio “indignato” al Parlamento,mentre in Slovenia si va riscoprendo,dentro la crisi,il valore fondamentale del comunismo titoista in chiave juogoslava,in Lettonia ed Estonia si contestano gli accordi con le Centrali del capitalismo transnazionale,in Polonia si è rallentata l’adesione all’Euro,per mantenere i tassi di crescita di quell’economia,la quale ha fatto da radiofaro attrattore per l’Ucraina dell’Ovest,aprendo un altro scenario di crisi,ai margini della U.E.,in cui la U.E. stessa diventa “oggetto del desiderio”,ma non vuole farsi coinvolgere più di tanto per non stravolgere i suoi dettami neoliberisti nella concessione di crediti ed aiuti.

A questo punto,se oggettivamente in tutta Europa  larghe masse avvertono il morso della crisi e della sua gestione neoliberista,non vi è ancora soggettivamente un percorso di unificazione delle lotte,né all’interno dei vari segmenti che subiscono lo sfruttamento,se non forse alcune punte avanzate in Grecia e Spagna,mentre in Italia, absit iniuria verbis, solo dai forconi meridionali e poi torinesi,è venuto qualche elemento di unificazione tra disoccupati,lavoratori impoveriti e ceti medi declassati. Ciò è stato anticipato dalle iniziative su Equitalia del 2012 a Napoli e vive nelle proteste radicali della parte più giovane e meno garantita dell’Avvocatura centromeridionale da oltre due anni.

Se questo è vero,se il processo di unificazione e di presa di coscienza va costruito con cura,mentre sempre nuove sfide dall’alto rendono affannosa anche la vita  quotidiana (mi riferisco ai quasi commissariamenti delle due metropoli del Centrosud continentale,Napoli e Roma,al taglio selvaggio del trasporto pubblico locale,ai costi esorbitanti della sanità,che vede anche iniqui meccanismi di ripartizione delle spese tra Sud e Nord,al naufragio dell’assistentato materiale per anziani e disabili,al taglio di scuola,cultura,possibilità di espressione e formazione autentiche)

Allora e’ anche necessario che di questo si parli nell’arena della rappresentazione politica,fuori dal balletto italiano tra Renzi, Letta e Berlusconi,che nasconde la ferocia interessata delle loro classi di riferimento, fuori dalla triangolazione mortifera tra Bce, Commissione ed Fmi,che é l’origine ultima di tutti i mali,nei paesi dove opera,dalla Grecia all’Egitto,in quelli dove potrebbe essere chiamata ad operare,l’Ucraina.

Occorre essere in campo e superare le soglie di sbarramento per portare,anche al Parlamento Europeo,la rappresentazione del conflitto sociale crescente in atto; sarà anche “diritto di tribuna”, ma una cassa di risonanza degli sfruttati,in una società complessa come quella attuale, ci occorre.

Da ultimo ce lo dicono anche le vicende giudiziarie degli ultimi giorni,a Roma contro il movimento per la casa,a Napoli contro quello dei precari e disoccupati:anche l’altro potere dello Stato,quello magistratuale,può sempre più tralignare dai suoi compiti istituzionali,assorbendo il pensiero dei dominanti,se sono solo i dominanti a stare per intero sulla scena pubblica,ripetendo e facendo ripetere a pappagallo dai media ossessivamente il loro mantra,fatto di sacrifici per le e gli altre/i,di benefici per loro.

Non si tratta solo della pur benefica vicinanza e tutela che alcune presenze istituzionali arrecano a chi lotta,come si è visto ieri sera alla bella assemblea a Napoli presso la sede autogestita del Coordinamento di lotta per il lavoro,o come accade nella relazione in Val di Susa tra M5S e movimento No Tav o come nelle vicende siciliane del No-Muos.

Si tratta di altro,e di più:le ragioni di una sinistra radicalmente opposta a questa costruzione dell’Unione Europea devono avere visibilità e spazio nella fabbrica di produzione di opinioni e consenso,che è fatta anche di competizioni elettorali:questo aiuta anche il radicamento dal basso e la presa di coscienza da parte degli sfruttati.

Marx a metà dell’Ottocento ci ammonì,ammonì i comunisti,dell’ineluttabilità della nascita dei moderni Stati Nazionali, dalla Polonia all’Italia, dalla Romania alla Grecia, alla Germania,superando i vecchi Imperi autocratici e feudali,ci disse che la lotta per la libertà nazionale andava innervata degli ideali comunisti,internazionalisti.

Oggi la costruzione del SuperStato Europeo è ineluttabile,le costruzioni sovranazionali avanzano in tutto il mondo; quello europeo troverà,anche politicamente,come già avviene nell’economia produttiva e finanziaria, un sistema di appeasement anche con la Russia,che non è fuori dalla sempre più inumana catena del valore capitalistico:bisogna guardare,anche ad Est ai popoli,fatti di donne ed uomini in carne ed ossa,prima che alla dimensione geopolitica: è dentro le esigenze delle classi in lotta  che bisogna combattere per spezzarne la natura imperialistica,non certo sottraendosi alla sfida,perché sottrarsi di fatto(poiché in politica,come nella vita,spesso tertium non datur) vuol dire rilanciare non differenti idee di unione tra popoli ma l’ognun per sé dei singoli Stati Nazionali, quindi delle alte borghesie locali, nemmeno disposte più a seguire questa strada,mentre le lotte dei proletari e di quelli che stanno in mezzo non esprimono a livello politico “governo alternativo” al di là delle illusioni di alcuni gruppi politici.

In America Latina,fatto fallire il Nafta,anche con il determinante aiuto degli zapatisti, Chavez, Castro,Correa,Lula non si sono rifugiati nella forza relativa delle loro borghesie nazionali o delle materie prime,che pure potevano esportare,hanno dato vita alla Celac, coinvolgendo anche il Messico e la Colombia,ed all’Alba i Governi politicamente più avanzati, stando sempre pure nella Celac –Comunità dell’America Latina-

Non credo che convincerò la Rete dei Comunisti,dai cui editoriali già sono venute etichette tanto facilmente liquidatorie,quanto infondate,sulla lista Tsipras, della bontà della mia proposta ma, credetemi, compagne e compagni, quello che propongo non è assolutamente sbagliato, occorre anche una prospettiva in tempi politici alle lotte che contribuiamo a determinare. Mi rivolgo a Voi per la stima che Vi porto.

Per quanto riguarda Ross@, ognuna delle sue componenti si regola come ritiene giusto rispetto alla lista Tsipras, il contrario di quanto sarebbe stato auspicabile,rispetto a quella esperienza Ross@ avrebbe dovuto mettere in campo una riserva di massa critica e di proposte,anche di candidature perché per davvero il conflitto sociale italiano trovasse casse di risonanza nelle poco frequentate aule dell’Europarlamento,con una vera cessione di sovranità delle sue componenti politiche organizzate rispetto a questo processo.

                                                                                                         Nicola Vetrano

 

Una risposta alle osservazioni del compagno Nicola Vetrano

Il compagno Nicola Vetrano, compagno napoletano stimato e attivo da molto tempo, ci ha inviato una lettera piuttosto impegnativa. Da un lato invita sia la Rete dei Comunisti che Ross@ a sostenere la candidatura di Tsipras alle prossime elezioni europee, dall’altro affianca a questa conclusione una analisi articolata della realtà dell’Europa del XXI Secolo e delle sue contraddizioni.

Rispondiamo volentieri a questa lettera per quanto ci compete come RdC, come noto Ross@ è un movimento più articolato e ampio nelle sue soggettività ed ha già prodotto – rispetto alle elezioni europee – una posizione conseguente a questa sua composizione. 

La prima questione è relativa al rapporto tra forze politiche organizzate e liste espressione, in maggiore o minore misura, della c.d società civile. Nulla in contrario al fatto che liste antagoniste debbano e possano avere una rappresentatività più ampia di quella espressa dalle forze politiche organizzate, anzi. In questo rapporto agisce sicuramente la percezione estenuata dei partiti della sinistra, del loro passato e del loro presente, degli errori, delle giravolte, del tatticismo elettoralista che li hanno contraddistinti fino al logoramento, ma agisce anche quella contraddizione rimossa secondo cui le forze organizzate dovrebbero ridursi esclusivamente a portare l’acqua, attraverso il loro insediamento territoriale ed organizzativo, a figure della società civile che bypassano completamente il loro radicamento e la loro rappresentatività sociale, spesso misurata solo sulla maggiore o minore esposizione mediatica.

Tsipras è indubbiamente migliore dei candidati del partito unico che vede conservatori e socialdemocratici convergere sui parametri liberisti nella strategia imposta per i paesi e i popoli dell’Unione Europea, ma è anche vero che abbiamo imparato sulla nostra pelle come “il meglio sia nemico del bene” e appaia spesso come il volto nobile del meno peggio che ha travolto la sinistra italiana in tutte le sue versioni.

Il programma che gli azionisti di riferimento hanno imposto alla candidatura italiana di Tsipras non indica in alcun modo quella rottura con l’Unione Europea – incluse le ipotesi di fuoriuscita dalla Ue e dall’Eurozona – che a nostro avviso è oggi la sola prospettiva di cambiamento e sopravvivenza percorribile per i lavoratori, i disoccupati, i settori popolari nel nostro e negli altri paesi europei, i paesi Pigs soprattutto. La sua piattaforma non è dissimile da quella dei social forum di dieci anni fa, mentre la situazione oggettiva e soggettiva del paese e dell’Europa è radicalmente cambiata.

E’ possibile che la lista Tsipras in Italia superi il feticcio della soglia di sbarramento e porti qualche deputato italiano di sinistra nell’Europarlamento. Questo rimetterà in circolazione un po’ di soldi per le iniziative e un minimo di tribuna per alcuni esponenti della sinistra italiana. E poi? Si ricomincerà nuovamente a “tirare per la giacca” i socialdemocratici europei affinchè facciano scelte che non intendono in alcun modo fare? Quanti Prodi dovremo ancora ingoiare?

Perseguire una prospettiva di rottura significa, al contrario far saltare tutti i paletti messi sul percorso. Non è un caso che nelle settimane scorse abbiamo evidenziate la nostra differenza con Negri e Mezzadra che sostengono la lista Tsipras proprio a partire dai presupposti. Per loro, come per altri un aumento dell’astensionismo e una crescita delle forze antieuropeiste sarebbe una jattura, per noi è invece una condizione minima di ripartenza.

Quando pensiamo alla ripartenza non abbiamo in mente lo sprint che il compagno Vetrano vorrebbe e vedrebbe nel risultato della Lista Tsipras (e sulla cui efficacia nutriamo seri dubbi). Il compagno Vetrano ritiene che la proposta avanzata dalla RdC di uscita dall’Unione Europea e di costruzione di un’area alternativa euro mediterranea, non abbia ancora le gambe per marciare e quindi non sia spendibile. Ma il problema è proprio questo. Sono ormai decenni che la sinistra alternativa in Italia ha completamente perso di vista “la prospettiva” per concentrarsi sempre sulle scappatoie più a portata di mano… e i risultati si sono visti: sono esattamente quelli che hanno portato a questa situazione di crisi, disorientamento e disgregazione i militanti della sinistra e il loro rapporto con la società (quella vera, brutta, sporca e cattiva, non quella dei social network).

Ridefinire, delineare e ridarsi una prospettiva per il cambiamento non può che partire dalla rottura e dalla diffusione della idea della rottura del quadro esistente, qualcuno la chiama rivoluzione. La lista Tsipras questa idea non la dà perché non ce l’ha. Abbiamo già scritto che, a nostro avviso, Tsipras il meglio di sé lo ha già dato.

Non insistiamo poi su quel dettaglio che vede i candidati espressione dei movimenti reali, delle lotte etc. finire sistematicamente fuori dai risultati finali elettorali. Un esempio tra tanti, è quello del compagno Nunzio D’Erme che nelle elezioni europee del 2004, nonostante migliaia di preferenze raccolte tra i movimenti sociali, alla fine venne tenuto fuori dall’Europarlamento per fare posto ad un altra candidata indipendente nel Prc meno dissonante dalla politica politicienne. Infatti già adesso le personalità più conosciute (Camilleri, Spinelli etc.) hanno annunciato che si candideranno ma poi cederanno l’eventuale scranno al Parlamento Europeo. Che significa questo? Che ci si accapiglierà di nuovo sui primi o secondi dei non eletti, sulle opzioni nei vari collegi etc. etc. L’arrivo in questa avventura elettorale di compagni di strada come Sel (il cui simbolo alla fine sarà quello della Lista Tsipras per un’Altra Europa) rafforza e non indebolisce questo scenario non certo entusiasmante né gratificante per chi magari sui territori lotta, organizza e attiva i movimenti sociali, il sindacato conflittuale etc.

Ma il compagno Vetrano non pone solo la questione del mancato entusiasmo per la Lista Tsipras ed entra nel merito anche della proposta politica di cambiamento avanzata dalla Rete dei Comunisti con l’ipotesi di fuoriuscita dall’Unione Europea e, contestualmente, della costruzione di una area economica alternativa euro mediterranea.

Affermare come dice il compagno Vetrano che il SuperStato Europeo è ineluttabile è una aggettivazione che non ci sentiamo di condividere, al contrario pensiamo che proprio questo nuovo apparato statale sovranazionale e imperialista vada contrastato e, se possibile, messo in crisi e distrutto, perché è pericoloso, antipopolare e antidemocratico. Non solo. Proprio perché siamo consapevoli che la soluzione nazionale non sia più sufficiente, riteniamo che la sfida dell’integrazione regionale tra paesi diversi, sia una soluzione che possa e debba essere praticata, così come hanno fatto alcuni stati latinoamericani dopo aver mandato a carte per l’aria il progetto imperialista statunitense dell’Alca. La nascita di poli di integrazione sovranazionali con criteri diversi e antagonisti a quelli imperialisti, è forse l’unica via d’uscita ad uno scenario di immiserimento sociale e di guerra che le classi dominanti stanno delineando come futuro a breve scadenza, ma per provarci occorre rompere le gabbie esistenti come l’Unione Europea. E’ errato ritenere – come segnala il compagno Vetrano – che i paesi dell’Europa dell’Est siano esterni o estranei a questa nostra ipotesi, al contrario l’analisi dei sistemi produttivi e delle vicende storiche ci fa ritenere che i lavoratori dei paesi dell’Est – insieme con quelli del Mediterraneo Sud – debbano svolgere un ruolo decisivo nella costruzione di una area economica alternativa all’Unione Europea e all’Eurozona.

Il problema è che questa discussione e questa prospettiva dentro il percorso che ha portato alla Lista Tsipras è completamente assente. Se la Lista Tsipras riuscirà a superare il quorum ne saremo lieti, ma non riteniamo che questa possa e debba essere la priorità nel processo di ricostruzione di una sinistra di classe e della rappresentanza politica del blocco sociale antagonista nel nostro paese.

Non ce ne voglia il compagno Nicola Vetrano che sappiamo vicino e attento alle nostre elaborazioni e  al quale ricambiamo reciprocamente la stima. 

Rete dei Comunisti

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3 Commenti


  • Antonio

    L’onesta del compagno non è in discussione, le sue considerazioni si!
    Vediamo se ho capito il succo del ragionamento:
    non siamo nessuno perché il processo di soggettivizzazione è di là da venire, il processo oggettivo del super-stato europeo è concreto e non vale la pena opporvisi andiamo con Sipras.
    E lì inizia il serfismo dell’altermondismo che da diversi decenni somma sconfitte su sconfitte. Serfismo che non vuole guardare la realtà e le sue determinazioni ma si sposta in un “alter” per. elemosinre un qualche emendamento e dire al nostro elettorato “meglio piuttosto che niente”, la droga scaduta degli ultimi decenni.
    Perché No a Sipras?
    1) il progetto del super stato europeo è contro i popoli del mediterraneo. Forse non è ancora chiaro che in queste condizioni e con queste determinazioni a noi popoli del mediterraneo è riservato lo spazio della “maquilladora”
    2) Sirizia non affonda le radici nella realtà è purtroppo lo stato melanconico di intellettuali, ceti politici balbettanti che non vogliono prendersi responsabilità e pensano di potersi garantire sopravvivenza con qualche omelia in più: ci portano a passeggio.
    3) la presenza di SEL è inquietante. Dell’alleanza con il PD ha fatto la sua ragion di essere e quindi la sua destinazione è chiara.Tralascio le considerazioni di analisi della fattibilità di questo processo ma SEL propone dopo lacrime e sangue, spogliazione di sovranità nazionale in tutte le sue significanze(economiche, monetarie, culturali…) l’alleanza con la socialdemocrazia tedesca, affidare al super stato la soluzione dei ritardi atavici del paese Italia , ripetendo gli errori del risorgimento.


  • andrea de minicis

    continuiamo a sparlarci addosso, all’interno di uno stanzino che diviene sempre più piccolo ed in cui l’unico referente è lo specchio che abbiamo davanti. syriza è costituita da circa 13 partiti e movimenti, con i loro obiettivi comuni e le loro contraddizioni, che tuttavia fa parte di una federazione europea di sinistra in posizione antagonista rispetto ai funzionari del liberismo di centrodestra e di centrosinistra. può essere l’occasione in cui, anche partendo da posizioni differenti su alcune questioni, si avvii un processo dialettico tra le varie componenti capace di ridare parola e vigore alle rivendicazioni operaie e proletarie di questa europa. le discussioni se restare nell’euro o meno, se avere al fianco un militante di partito, di associazione o un volto noto di repubblica andrebbero poste nel corso di un cammino, non certo breve, ma già intrapreso.
    saluti e stima nei confronti delle compagne/i di contropiano.


  • Tortora Raimondo

    CHE CONFUSIONE NON ME LA SENTO DI COMMENTARE NE TANTO MENO ANALIZZARE LE VARIE PROPOSTE ?AVANZATE.SO SOLO CHE PER IL TROPPO ANALIZZARE E RIFLETTERE SIAMO E RESTEREMO PURTROPPO UN LUMICINO CHE STENTA A SPEGNERSI.MI DOMANDO: E’ TANTO DIFFICILE PENSARE SEMPLICE?AD ALCUNI COMMENTI RISPONDEREI VOTATE M5S CHE CI FATE A SINISTRA?,AD ALTRI DIREI NON ATTACCATEVI AL LEADER MA AL TRAM CHE E’ MEGLIO;VISTE LE ULTIME SCONFITTE ELETTORALI .VORREI PER L’OCCASIONE CITARE UN PROVERBIO ANTICO:MENTRE IL MEDICO STUDIA,IL MALATO MUORE.COME VORREI RIPERCORRERE I TEMPI DELLE USCITE DI ATTACCHINAGGIO E POI INSIEME AI COMPAGNI DISCUTERE ALL’UNA DI NOTTE DAVANTI AD UNA PIZZA DEI PROBABILI RISULTATI ELETTORALI CHE DI LI A BREVE AVREBBERO GRATIFICATO O MENO LE NOSTRE ELABORAZIONI POLITICHE,E NELLA SEMPLICITA’ SAPER D’AVER FATTO IL PROPRIO DOVERE DA COMUNISTA .PENSARE CHE DAI DATI ELETTORALI ITALIANI TSIPRAS POSSA OTTENERE VANTAGGI SEMBRA IMPROBABILE LE VARIE CANDIDATURE O SIMPATIE ECCELLENTI,NON SONO ALTRO CHE VALORI AGGIUNTI AL PROGETTO, NON POSSO PENSARE CHE UN CAMILLERI (CITO LUI PER TUTTI) ASPIRI AD ESSERE ELETTO E’ UN AUTOREVOLE SUPPORTO COME TUTTI GLI ALTRI ALLE IDEE DI SINISTRA CHE INTENDONO MODIFICARE IL PERCORSO POLITICO DI UNA EUROPA CHE DI POLITICA SOCIALE NON NE MASTICA NE INTENDE MASTICARNE. IN EUROPA SE NON L’AVETE CAPITO ANCORA, NON SI DISCUTE DELLA MONETA UNICA,MA DI MODIFICARE LA POLITICA ECONOMICA DELLA BCE CHE, GUARDANDO LE BANCHE, DIMENTICA LO STATO SOCIALE DELL’UNIONE E NON SOLO,INCAPACE DI INCIDERE SUI GOVERNI NAZIONALI AFFINCHE’ SI ATTUINO PROGETTI DI SALUTE PUBBLICA (RICERCA)SVILUPPO DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE(RIFORME)CULTURA E SCUOLA .IO AD ESEMPIO(UNA TESTA UN VOTO)VOTERO’ TSIPRAS NON CERTAMENTE BERLUSCONI O GRILLO.

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