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Classe contro classe. La costituzione del polo imperialista europeo e il compito dei comunisti

La rete “Noi Saremo tutto” promuove un convegno sabato 22 marzo a Roma dal titolo: “Exit Strategy. Rompere la gabbia dell’Unione Europea”. Il convegno inzierà alle 16.00 all’ex Snia in via Prenestina. Qui di seguito il documento-traccia per la discussione.

La costituzione dell’Europa, nella veste di realtà politica, economica e militare, sembra essere un passaggio ormai ineludibile. Da tempo, gran parte delle classi dominanti, hanno operato in tale direzione mettendo a regime una serie di organismi, in primis la BCE, in grado di garantirne il realizzo. Siamo di fronte a qualcosa di epocale. Analizzarne il senso e il significato diventa, per qualunque organizzazione politica di classe, una necessità tanto urgente quanto obbligata. In tale direzione si pone l’organizzazione del Convegno poiché, senza una precisa comprensione del passaggio storico in cui siamo immessi, diventa praticamente impossibile elaborare una “linea di condotta” in grado di riorganizzare la classe ponendola nella condizione di contrastare con efficacia ed efficienza i piani della borghesia imperialista. Il taglio prevalentemente teorico/analitico che abbiamo dato al Convegno corrisponde esattamente ai doveri che ci sentiamo di assumere.

La costituzione del polo imperialista europeo si inserisce in un contesto del tutto diverso dalla fase imperialista precedente per questo, la sua messa in forma, obbliga a ragionare sull’insieme delle questioni che caratterizzano l’attuale fase imperialista. Si tratta di una sfida teorica, analitica e politica immane della quale, il Convegno, non può che esserne un primo passaggio. A partire da ciò abbiamo organizzato questo primo momento intorno alla discussione di quelli che, per molti versi, sembrano esserne aspetti centrali.

  1. Come si è pervenuti alla costituzione del polo imperialista europeo. Centrale, in questo passaggio, è sicuramente la RFT. La cosa, a ben vedere, è meno ovvia di quanto possa sembrare poiché proprio la RFT per tutta un’arcata storica ha rappresentato il fulcro dell’egemonia statunitense all’interno dell’Europa. Oggi, invece, la Germania si pone in aperto conflitto con gli USA candidandosi a guidare un agguerrito polo imperialista in grado di competere e contrastare, sotto tutti gli aspetti, ogni altra aggregazione imperialista. Ricostruire la storia di questa “evoluzione” con tutte le sue ricadute geopolitiche e geostrategiche anche attraverso l’attenta valutazione del processo di unificazione monetaria e dell’imposizione delle politiche monetariste è l’incipit del nostro Convegno.

  2. Fine della sovranità nazionale o del legame Stato/Nazione? Se, la costituzione del polo imperialista europeo, comportasse la semplice dissoluzione dei singoli stati nazionali e la loro sostituzione con un contenitore Continentale non saremmo di fronte a un passaggio così brusco e traumatico. In realtà ciò a cui stiamo ormai assistendo è la rottura di quel binomio Stato/Nazione che ha caratterizzato per intero tutta la fase imperialista che ci ha preceduti. Se, per tutto un ciclo storico, l’obiettivo strategico delle borghesie imperialiste era stato quello di includere le masse subalterne all’interno della forma stato imperialista oggi assistiamo a qualcosa di esattamente rovesciato. Per le classi dominanti il problema del consenso dei subalterni non solo è ben distante dal rappresentare un obiettivo appetibile ma la loro esclusione e marginalizzazione politica e sociale ne incarna per intero l’obiettivo strategico principale. Questo l’aspetto sul quale occorre ragionare poiché è esattamente in questo passaggio che l’insieme dei nodi della fase imperialista vengono realisticamente al pettine.

  3. L’attacco al salario come architrave dell’Unione Europea. La costruzione del polo imperialista europeo ha avuto fin dall’inizio una matrice neoliberista e antiproletaria che ha visto nella compressione del salario globalmente inteso e nella disarticolazione della classe una delle sue ragioni d’essere. Diviene dunque sempre più impellente comprendere quali lotte “in avanti” possano oggi generalizzare e unire ciò che è frammentato e diviso senza rifugiarsi in ipotesi isolazioniste, sovraniste o neonazionaliste.

  4. Gli apparati politici, economici e militari intorno ai quali il polo imperialista europeo sta prendendo forma. Non possiamo pensare di misurarci con la costituzione del polo imperialista europeo avendone una visione generica e pesantemente segnata dal pressapochismo. Diventa pertanto fondamentale sezionare in tutte le loro sfaccettature gli organismi che di tale progetto ne rappresentano cuore, cervello e gambe così come, di non minore importanza, diventa cogliere le frizioni, i conflitti e le contraddizioni che questo processo, per quanto egemone, si porta appresso. Conflitti e contraddizioni che investono sia le diverse frazioni di borghesia imperialista sia, e in alcuni casi in maniera dirompente, tutte quelle frazioni di borghesia non immediatamente compartecipi al progetto imperialista europeo.

  5. Assistiamo da tempo al costituirsi di un fronte europeo populista che, al suo interno, raccoglie parti importanti di media e piccola borghesia insieme a settori non proprio effimeri di subalterni. Questi movimenti non possono essere semplicemente e bellamente ignorati ma vanno analizzati e compresi in tutta la loro complessità. Se il loro peso storico è nullo, quello quantitativo non è irrilevante e non può essere ignorato da un’organizzazione comunista. Dentro la crisi l’indirizzo di queste masse è risultato spesso determinante nel definire il rapporto tra rivoluzione e controrivoluzione per questo occorre studiare gli umori i comportamenti e le tensioni di queste masse e sapervi intervenire con intelligenza e consapevolezza.

  6. Verso l’organizzazione comunista. Di fronte ai passaggi a cui l’imperialismo obbliga diventa urgente stringere le fila dei vari spezzoni del movimento comunista. In questa direzione va esattamente la proposta di campagna contro la costituzione del polo imperialista europeo. Crediamo che, dentro la campagna, sia possibile procedere all’unificazione e omogeneizzazione di tutte quelle realtà comuniste e antagonista che si pongono senza reticenze sul terreno del conflitto di classe. Con il Convegno odierno apriamo non solo la campagna contro l’imperialismo europeo ma la battaglia per l’organizzazione comunista. Lo facciamo senza rincorrere scorciatoie puramente organizzative o andando alla ricerca della semplice sommatoria di realtà già esistenti. La densità del Convegno è la migliore riprova e garanzia di quanto poco interessati siamo a mettere insieme tutto e il contrario di tutto. La logica del carrozzone non ci appartiene. Il passaggio all’organizzazione può avvenire solo intorno a un corpo di tesi teorico e analitico fatto interamente proprio dai militanti e dalle avanguardie. L’organizzazione è un salto dialettico che modifica e trasforma le realtà del presente ponendo a regime qualcosa di qualitativamente diverso. Fretta e impazienza non sono buone consigliere ma, detto ciò, abbiamo ben presente che, il suo tempo, è qui e ora!

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