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Noa in Sardegna, così Israele fa propaganda per distrarci da Gaza

La cantante israeliana Noa suona in Sardegna, bene accolta da manager e testate locali. Ma alcuni lettori si arrabbiano e fanno notare che dopo quello che è successo a Gaza c’è poco da cantare. Come Antonella Piras, che ha inviato questa lettera a Sardiniapost (http://www.sardiniapost.it/)

Caro direttore,
sono rimasta  sconcertata dai vostri articoli sulla presenza della cantante Noa al festival di Siddi. L’adesione supina alla propaganda dei media nazionali, alle operazioni commerciali del Top manager e della cantante, alla propaganda di Israele che promuove nel mondo l’Israeli style, attraverso la faccia buona e colta di quello Stato.
Mi chiedo se davvero un giornalista coraggioso e lucido come lei, non abbia sentito la necessità o il dovere di insinuare nei suoi lettori qualche dubbio. Se in un momento così drammatico per Gaza e la Palestina, non vi fosse spazio per una riflessione, partendo dalla presenza di Noa in Sardegna , sulla necessità di condannare e isolare la politica militare e segregazionista di quel paese, anche attraverso i suoi rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte e dell’economia.
Neanche l’assedio militare della nostra regione, le ricadute sulla salute, sull’economia, sulla terra dei sardi, che poi è di tutti i cittadini del mondo, l’abbiano mossa a un accenno critico, il minimo di impegno civile, non schierato, che un giornalista possa donare. Una sua collaboratrice ha ritenuto di dover motivare le ragioni della presenza di Noa a Siddi, non sulla sua testata, ma sul profilo di un gruppo di boicottaggio, asserendo anche delle necessità di ordine economico da parte degli organizzatori, oltre che la solita solfa della lettera aperta. Sarebbe stato interessante che quelle argomentazioni comparissero sulla sua testata, aperte a un dibattito.
Proprio perché la sua testata è sponsor della manifestazione “ Appetitosamente”, sarebbe stato il caso di fugare dubbi di conflitto di interessi. Neanche una parola spesa sul boicottaggio, neanche un dubbio sulle motivazioni che hanno portato all’annullamento del concerto a Milano. Il signor Benincasa, top manager di Noa, ha fatto un’operazione commerciale, ma lei e i suoi collaboratori avete considerato la sua fonte come il verbo.
Entrando nel merito di tutto questo interesse per Noa, vorrei ricordarle che la lettera “aperta” al vento, non dice granché di nuovo rispetto a quella del 2008, in occasione dell’ “Operazione piombo fuso” se non correggendo il tono eccessivamente crudele e spietato di quella missiva. Gli argomenti, a parte l’invettiva contro il governo Netanyahu (ma il governo del 2008 non aveva una politica differente) dettata più da preoccupazioni interne dei liberal , che da una seria condanna della segregazione e del genocidio dei palestinesi, sono generici appelli alla pace, alla equidistanza, alla condanna di Hamas, alla pietà per i bambini e le donne uccise dai bombardamenti , preoccupazioni per il senso di insicurezza degli israeliani sottoposti ai “missili” di Hamas. Né più, né meno la posizione del governo Renzi e della Mogherini. Il ruolo dell’artista è pari a quello di qualunque pubblico personaggio che media dei messaggi , appunto di portata pubblica.
Che significato ha essere pacifisti e patrioti militaristi, invocare l’annientamento del nemico ed essere benefattori dell’umanità, cantare con atteggiamento mistico e rilasciare interviste a giornalisti embedded sull’ostracismo in patria e soprattutto fare spettacolo a tutti i costi mentre il sangue a Gaza scorre per mano dei propri connazionali?
Tutta questa ratatouille è stato il piatto forte di “Appetitosamente” offerto ai duemila paganti al concerto dai giornali sardi informati dal management e alla sinistra light, ormai dominante. L’identificazione con i bagnanti delle spiagge comode di Tel Aviv.

Antonella Piras

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