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Semaforo verde europeo per uccidere, distruggere e ridurre in polvere Gaza

13 agosto 2014

Con il suo continuo silenzio la Germania ufficiale sta collaborando con Israele nel suo percorso di distruzione e morte scatenato contro i palestinesi di Gaza. La Germania non è sola; anche il silenzio dell’Austria è assordante.

In realtà, perché isolare questi due paesi? Nel secondo o terzo giorno della guerra la cancelliera Angela Merkel non è stata la sola a dichiarare di essere schierata al fianco di Israele. L’intera Unione Europea ha appoggiato Israele e il suo diritto di “difendersi”.

Sì, Francia e Gran Bretagna si sono un po’ agitate la settimana scorso, producendo alcuni flebili suoni di protesta. Ma la posizione originale della UE, dichiarata il 22 luglio, echeggia tuttora. Ha accusato la parte che è sotto prolungato assedio israeliano di essere la causa dell’aggravamento. Si tratta della parte che, nonostante tutte le dichiarazioni europee sul suo diritto all’autodeterminazione e a uno stato indipendente nella West Bank e a Gaza, è tuttora sotto occupazione israeliana dopo 47 anni.

Gli stati membri della UE e, naturalmente, gli Stati Uniti hanno dato a Israele semaforo verde per uccidere, distruggere e ridurre in polvere. Hanno imposto il fardello della colpa a quelli che lanciano i razzi, i palestinesi. I razzi stanno disturbando l’”ordine” e la “quiete”, mettendo in pericolo la sicurezza di Israele, che è così debole e vulnerabile, sempre attaccata senza alcuna ragione.

Fondamentalmente gli Stati Uniti e l’Europa stanno avallando lo status quo nell’ambito del quale la Striscia di Gaza è divisa dalla West Bank. L’assedio israeliano di Gaza e l’oppressione della popolazione palestinese della West Bank sono la quiete, l’ordine e la sicurezza di Israele. Chiunque osi violare questo va punito. Nelle loro appassionate dichiarazioni sul diritto di Israele di difendersi, i dirigenti della UE non citano il diritto dei palestinesi alla sicurezza o alla protezione dall’esercito israeliano.

L’Europa e gli Stati Uniti non hanno dato semaforo verde a Israele per l’intensificazione – per distruggere, uccidere e infliggere di una dimensione senza precedenti – all’inizio delle ostilità. L’avevano già dato ancora nel 2006, quando sono stati all’avanguardia del boicottaggio del governo di Hamas, eletto con un voto democratico.

Già allora hanno scelto di punire collettivamente l’intera popolazione della Palestina occupata ignorando il motivo principale per cui quell’organizzazione aveva conquistato la maggioranza: il regime pupillo palestinese che l’Europa aveva promosso, l’Autorità Palestinese. Tale regime rimane macchiato da due mali: corruzione e fallimento delle sue tattiche diplomatiche per ottenere l’indipendenza.

La condotta dell’AP ha condotto a una situazione in cui i negoziati, la volontà di raggiungere un accordo di pace con Israele e persino l’opposizione alla lotta armata per motivi morali e pratici sono diventati sinonimo dell’arricchimento di un piccolo gruppo, assieme alla sua cinica ignoranza dei i diritti e delle condizioni della maggior parte della popolazione.

 

Né quiete né ordine

Si può capire che gli esperti israeliani della sicurezza abbiano ripetutamente mal interpretato le correnti aperte e sotterranee che percorrono la società palestinese e che disturbano in continuazione la “quiete”. I cervelli di quegli esperti non sono programmati per capire che la quiete e l’ordine che devono preservare non sono né quiete né ordine.

Due settimane fa Jacob Perry, il beniamino del pubblico e figura chiave del documentario “The Gatekeepers”, ha detto di sperare che la dirigenza della sicurezza sarà in grado di contenere la più recente ondata di dimostrazioni nella West Bank. “Queste dimostrazioni sono un male per loro e per noi”, ha detto l’ex capo del servizio della sicurezza Shin Bet in un modo tipicamente paternalista. In realtà l’esercito, che  non ha atteso il suo consiglio, continua a uccidere dimostranti che non rappresentano un pericolo per la vita dei soldati. Lo fanno ogni settimana e feriscono dozzine di altri (due altri sono stati uccisi in questo fine settimana). Persino dopo 47 anni i dirigenti della sicurezza non capiscono che l’oppressione non porta alla sottomissione. Al massimo si limita a ritardare uno scontro più sanguinoso, come sta oggi avvenendo a Gaza.

Ma e gli esperti, operatori degli aiuti, diplomatici e consiglieri civili e militari europei e le lezioni accumulate nel corso di tanti anni di colonialismo? Si sarebbe pensato che tutte queste persone ed eventi avrebbero evitato all’Europa di commettere un errore così vergognoso nel 2006, dal quale sono derivate tutte le recrudescenze affogate nel sangue palestinese.

Il boicottaggio di Hamas, che in effetti è stato un boicottaggio del popolo palestinese nei territori occupati, ha incoraggiato Fatah e il presidente dell’AP Mahmoud Abbas a rovesciare i risultati delle elezioni con mezzi non democratici. Il boicottaggio e il disprezzo occidentale per il risultato delle elezioni ha soltanto stimolato Hamas a canali estremi e disperati, trasformandolo, nella mente del pubblico, in un’alternativa martire e rispettabile.

In realtà non si è trattato di un “errore”, bensì di una decisione consapevole. I paesi europei e gli Stati Uniti desiderano investire miliardi di dollari nei territori palestinesi per la ricostruzione dalle macerie create usando armi statunitensi, e probabilmente europee. Questi dollari affrontano disastri umanitari causati dall’occupazione israeliana.

Europa e Stati Uniti vogliono finanziare tende, cibo e acqua per addomesticare una dirigenza tenuta in ostaggio mediante queste donazioni. Questi leader perciò promettono di non disturbare l’ordine e la quiete. Non sono la giustizia e i diritti dei palestinesi che l’occidente ha cari, è il mantenimento della “stabilità”.

Germania e Austria sono particolarmente degne di nota. A causa loro vi è l’impressione che l’Unione Europea sostenga Israele a causa di sensi di colpa per l’assassinio degli ebrei d’Europa durante l’occupazione tedesca e a causa di un impegno morale nei confronti del discendente di quel capitolo della storia, lo stato di Israele.

Dietro lo scudo dell’Olocausto non c’è bisogno di discutere degli interessi dell’occidente, statunitensi o europei. Essi includono il continuo controllo, mediante agenti fidati, di risorse di gas e petrolio, la protezione dei mercati e la salvaguardia della “sicurezza” di Israele come potenza occidentale, percepita come entità stabile in grado di  contenere e contrastare i cambiamenti nella regione.

Se la sicurezza degli ebrei del Medio Oriente fosse davvero d’interesse per i paesi europei, specialmente Germania e Austria, essi non continuerebbero a sovvenzionare l’occupazione israeliana. Non darebbero a Israele semaforo verde per uccidere e distruggere.

Lo spirito della resistenza è vivo

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/a-european-green-light-to-kill-destroy-and-pulverize-gaza/

Originale:  Haaretz.com

traduzione di Giuseppe Volpe – www.znetitaly.org

 

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