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Roma. L’altra faccia di uno sgombero

Rispetto alle riflessioni che seguono, segnaliamo la buona notizia che sono stati rioccupati alcuni locali adiacenti al Cinema America recentemente sgomberato a Roma.

Chi negli ultimi tempi ha seguito e partecipato alle iniziative, manifestazioni, assemblee e riunioni che sono state fatte sulla vicenda delle occupazioni, dalle case agli spazi sociali occupati (centri sociali, sale cinematografiche abbandonate, teatri storici soggetti a speculazioni, svendite e privatizzazioni), non è rimasto sicuramente sorpreso quando ha saputo dello sgombero dell’occupazione che da circa 2 anni animava l’ex cinema America in piazza Natale del Grande in Trastevere chiuso da ben 14 anni!

Dopo l’evacuazione (o auto sgombero) dello storico teatro Valle (dal quale si aspettano ancora ulteriori indicazioni e iniziative); la cacciata degli occupanti dall’ex cinema-teatro Volturno; la modifica del comodato d’uso per il cinema Metropolitan (anch’esso chiuso da oltre 2 anni), con la conseguente destinazione ad attività commerciali tipo: ristorante di lusso; sala slot; paninoteca, negozi e spazi per incontri privati e quant’altro); gli spazi culturali “scacciati” dal centro storico della città di Roma, balza agli occhi come si stia cercando di “normalizzare” tutto ciò che poteva creare fastidio e turbare il decoro delle aree che il comune intende mettere a profitto per rilanciare e estendere quel progetto di trasformare il centro storico di Roma in un enorme “parco turistico e di giochi ludici” tipo Las Vegas.

Perchè dunque non c’è sorpresa per lo sgombero del Cinema America?

Queste parole non sono dettate dalla stanchezza, né con quel liquido sentimento che fa dell’essere umano una pozzanghera che osserva dall’alto il suo prossimo. In un incontro con il vicesindaco ed assessore al patrimonio Luigi Nieri, ci era stato detto che non ci poteva essere nessuna assicurazione di tutela per i centri sociali, o per i locali occupati, in mano ai privati: tutto questo, noi lo sapevamo.

Dov’è l’errore o a sottovalutazione della vicenda? Non siamo riusciti a comunicare questo imminente pericolo, non siamo riusciti a gridare quel che accade in questa città? No, probabilmente no: la realtà dei fatti è chiara a tutti; possiamo supporre che le libertà diventino una colpa se per essa non si combatte giorno per giorno.

Questa indignazione moralizzante fa rivoltare lo stomaco! Un senso di vuoto che non ha nulla, se non un “senno del poi” privo di storia; un presente deformato e un divenire nebbioso, in cui si cammina senza vedersi.

Il Cinema America ha avuto anche alcune critiche; così come si critica tutto ciò che non piace in scelte politiche e culturali. In un bellissimo film di Bergman è detto: “ho scoperto che puoi dire qualsiasi cosa di qualunque persona senza correre il rischio di sbagliare”! Questa verità universale contiene tutti noi in un minimo comune denominatore, perché in essa noi ci osserviamo per ciò che possiamo essere.

Noi saremo! Gridava il febbrile Werther sottendendo l’impiego di tutte le sue forze per la sua personale rivoluzione.

Permettersi di sbagliare, in fondo, è l’unico processo storico di cui possiamo essere partecipi, perché una valanga di passiva protesta sta diventando, ai nostri occhi, ben peggiore di quel silenzio che tutti sono pronti nel condannare. Una caccia alle streghe dove tutti hanno usufruito delle viscide pozioni di questa indifferenza, e ancora malati di queste psicosi che bruciano il più debole, e credono di esorcizzare davanti agli occhi degli altri le loro colpe.

Questa farsa, questo psicodramma, sta arrivando all’apice del masochismo! E’ preferibile un mite silenzio a questa marea di voci. E’ meglio un’impercettibile presenza, che contiene in sé una saggezza ben più profonda di questo alienato coro greco che strabuzza gli occhi e si sveglia un po’ paternalista e imbecille.

Roma è una città che sta per essere derubata e “spogliata delle sue ricchezze”!

Il centro storico deve essere produttivo con la sua messa a frutto attraverso l’impiego di aziende multinazionali e private, le quali osservano, con i loro occhi avidi, l’enorme quantità di turisti che macera e soffoca sotto il peso dei panini, delle bibite e del tintinnio delle monetine infilate nelle infernali slot-machine. E’ questa la versione pulita e linda di città che si prefigura post-moderna; che sarà sempre più simile a un porcile.

 

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