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Elezioni a Giugliano. Tra Pd, camorra e Nato

A maggio 2015 si chiuderà la parentesi del commissariamento del Comune di Giugliano per infiltrazioni cammoristiche, come annunciato a mezzo stampa ed i cittadini saranno chiamati alle urne per esprimere il proprio voto.

Sempre dai giornali, specialmente locali, apprendiamo che c’è già chi sta riscaldando i motori per “l’assalto al Campanile”, in particolare il partito democratico (PD) (il primo, rispetto ai consensi, delle ultime europee) con in previsione la procedura delle primarie per la selezione del candidato a Sindaco; c’è anche una frammentata Destra alla ricerca di un coagulo presentabile per tenere testa, cui si aggiuge “la Sinistra”, quella diversa dal PD, che naviga in vista di un porto su cui approdare; ci sono i penta stellati, anestetizzati nel chiuso delle loro denunce infruttuose, fuori dal contesto reale del conflitto sociale e perfino la Lega di Salvini potrebbe sbarcare a Giugliano con la costruzione di una Kermesse proprio qui, nella nostra città, quale punto aggregante di tutto il comprensorio a nord di Napoli.

Giugliano sicuramente consiglierà Salvini, come Bagnoli ha consigliato Renzi: “Statte ‘a casa”.

Di certo nella Sinistra, quella diversa dal PD, a Giugliano, si sta delineando una Rete di Comunisti, quelli “veri”, possibile punto di riferimento di tutta l’area antagonista, che giorno dopo giorno acquista robustezza nel vero conflitto sociale giuglianese, come opportunità politica di utilizzo per una vera opposizione, la sola oggi possibile e da praticare contro il processo omologante di sistema.

Tutto questo nel mentre il Paese attraversa una disaffezione cronica alle regole della democrazia formale che non potrà non contagiare Giugliano e l’Emilia ne è un esempio lampante. Essa poco più di un decennio fa partecipava al voto con percentuali di oltre il 90%, oggi vi partecipa con appena il 35%.

Ma quale potrebbe essere, per le forze in campo, l’offerta politica di vero cambiamento per Giugliano?

Se i poteri decisionali oggi sono fuori dai palazzi di Roma e tutto dipende dalle direttiveUE, FMI, BCE, meglio conosciute come direttive della Troika, riusciamo ad immaginare lo scenario politico all’interno del nostro “Campanile”?

Ovviamente sarebbe “onesto” da parte delle forze politiche che si presenteranno alle prossime amministrative dire apertamente alla città che i loro programmi saranno subordinati ai poteri di Roma che ha già deciso per conto dei poteri esterni sopramenzionati, in particolare il fiscal compact in Costituzione, punto di contrasto a qualsiasi possibilità di cambiamento e di sicuro impoverimento del Paese per il prelievo di cinquanta miliardi all’anno per almeno vent’anni; in altri termini la programmazione delle politiche dell’austerity che hanno determinato il massacro sociale in atto.

Chiaramente nessun cambiamento può apparire all’orizzonte se non si contrastano, in maniera radicale, le politiche accondiscendenti alla troika messe in campo dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni, compreso il governo Renzi.

QUALE CAMBIAMENTO PER GIUGLIANO?

Si ridurrà tutto ad una campagna elettorale sterile che non avrà nessun valore reale per i bisogni essenziali della città e in particolare per le fasce sociali subalterne, che sono quelle a soffrire maggiormente e sulle quali deve passare il processo del nuovo dimensionamento sociale, contrabbandato per la fuoriscita del Paese dalla crisi.

In questo quadro di riconfigurazione sociale ove s’intravede un attacco mirato ai diritti fondamentali delle persone, con riferimento ai bisogni relativi al lavoro, alla salute, all’ istruzione e all’assistenza delle categorie bisognose e con handicap; ove i beni comuni, a partire dall’acqua, rischiano di diventare appannaggio di speculazioni privatistiche e la soluzione di problematiche ambientali si indirizzano su disposizioni incenitoriste, ci si chiede:

Le forze elettoralistiche giuglianesi da che parte saranno?

Saranno ancora dalla parte di quelle forze politiche nazionali con riferimenti locali, responsabili di quelle politiche disastrose fin qui condotte in Italia negli ultimi tempi? Saranno con i 5stelle che sono stati incapaci di sradicare il sistema con azioni inefficaci di contrasto?

O forse le elezioni si riveleranno solo un inganno per la città e, come sempre, strumento veicolare per interessi strettamenti familistici e di carrierismo politico per qualcuno?

Per concludere, un cenno ad una problematica di interesse “vitale” per l’intera città e di grandissima rilevanza per i suoi aspetti pericolosi di guerra, di cui nessuno parla:

 

 

 

“la Nato a Giugliano”

 

 

 

E’ di recente che, in tono trionfalistico e con spettacolari esercitazioni di simulazioni, essa è stata celebrata come Centro nevralgico di riferimento da cui possono partire azioni di guerra,

 

si dice, per scopi difensivi da eventuali attacchi provenienti in particolare dall’Est europeo.

 

 

 

Sarà così?

 

 

 

Ecco, è questo un interrogativo che sarebbe interessante porre durante la prossima campagna elettorale, su cui le forze politiche in campo dovrebbero discutere. Attenzione! Si sta parlando di guerre, non di guerre fantascientifiche ma di quelle di attualità che stanno interessando il centro Europa.

Giugliano ha diritto di sapere quali rischi corre o no?

E poi, altra domanda che ci dovremmo porre: perché scegliere proprio Giugliano (Lago Patria) come sede della Nato? Si potrebbe avanzare un’ipotesi. Essendo un territorio fortemento compromesso sul piano inquinamento, l’insediamento di uno strumento di morte quale appunto la Base Nato avrebbe destato minore impatto, da ciò si spiegherebbe la scarsa volontà di risanamento dell’intero territorio con forti connotati turistici e paesaggistici. La venuta della Nato venne propagandata come portatrice di notevoli vantaggi per la popolazione residente ma in realtà si è creata una cittadella autosufficiente che ha di fatto solo aumentato l’inquinamento di natura elettromagnetica.

A tale proposito si riporta qui una nota di GIULIETTO CHIESA – noto giornalista.

“Gli americani sono alleati-occupanti, o semplicemente occupanti.

Ritengo che sia ormai giunto il momento di aprire una grande vertenza nazionale per l’uscita dell’Italia dalla Nato e per riacquistare la sovranità nazionale.

La Nato è ormai altra cosa rispetto al momento in cui l’Italia entrò a farne parte. La sua presenza in Italia è anticostituzionale.

Il Parlamento italiano non ha mai discusso le modificazioni sostanziali del suo statuto che i vari governi italiani hanno accettato.

La Nato ci costa un occhio della testa (70 milioni di euro al giorno!). La Nato è uno strumento di guerra e di aggressione che difende interessi che non sono i nostri. L’Italia deve diventare paese neutrale. Noi non abbiamo nemici. E non vogliamo crearne. Noi vogliamo restare fuori da ogni guerra. Queste sono le mie parole d’ordine. Invito tutti a farle proprie.

Si sta costituendo un comitato nazionale che lancerà la campagna. Dovremo costituire dovunque questi comitati. Su questo io penso che ci sia la maggioranza del Paese. Proviamoci a verificarla.”

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