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Reato di tortura, una legge sbagliata

Si è tenuta ieri mattina un’iniziativa promossa da Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva dal titolo “In silenzio contro la tortura”.
Amnesty International ha consegnato alla vice Presidente del Senato, Linda Lanzillotta, le 16.000 firme raccolte per chiedere l’introduzione del reato di tortura nel codice penale.
Il 15 dicembre la commissione giustizia della Camera inizierà a discutere il testo licenziato dal Senato. Un testo molto più che deludente. Diciamo pure inadeguato. Infatti il testo licenziato dal Senato prevede il reato di tortura come reato generico e non come reato specifico del pubblico ufficiale.
L’Italia, come confermano ormai molti episodi e molti processi degli ultimi anni, è un paese nel quale numerosi appartenenti alle forze dell’ordine hanno praticato varie forme di tortura nei confronti di prigionieri politici ma anche sociali.
Approvare una legge che non qualifica la tortura come reato specifico delle forze dell’ordine significa rinunciare a quell’effetto deterrente che una legge del genere dovrebbe avere. Significa fingere di vivere in un altro paese. Nella pratica è un cedimento della politica ai vertici delle forze dell’ordine, che altrimenti potrebbero considerarsi come messi sotto accusa. Ora c’è da chiedersi seriamente se valga davvero la pena introdurre una legge così nell’ordinamento.
L’Unione delle camere penali (cioè gli avvocati penalisti) afferma che la legge è sbagliata perché non rispetta le indicazioni dell’Onu e crea confusione rispetto a reati già previsti dal nostro codice penale. Ma gli organizzatori della conferenza stampa di ieri hanno “messo in guardia sul fatto che, se il testo venisse modificato alla Camera, al Senato poi non ci sarebbero i numeri e le forze per un’approvazione conforme, con il rischio che dovranno passare altri 25 anni senza questo reato”.
Questo significa alzare bandiera bianca, affermando che il testo licenziato dal Senato è il meglio che si potesse otte­nere di que­sti tempi. Ma forse è vero il con­tra­rio: pro­prio di questi tempi l’Italia non può per­met­tersi di restare al di sotto degli stan­dard minimi internazionali. Una legge inadeguata servirà solo a consentire ulteriori impunità a chi in questi anni si è macchiato di violenze e soprusi.

* Osservatorio sulla Repressione

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