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Rilanciare il conflitto di classe, fuori i fascisti dalla storia

Mentre esprimiamo la solidarietà e il sostegno ai compagni di Cremona, il pensiero va a Emilio che sta lottando contro la morte dopo essere stato selvaggiamente picchiato da un manipolo di neofascisti.

Quella di Cremona è l’ennesima e vigliacca aggressione fascista contro le sedi politiche e sociali, contro i compagni e semplici cittadini. Tornano alla mente gli omicidi di Dax, di Renato Biagetti e del tifoso del Napoli Ciro Esposito.
I cinquanta squadristi hanno sfruttato il derby per radunarsi da varie città e nonostante il consueto pesante schieramento di polizia gli è stato consentito di muoversi indisturbati e di scatenare l’aggressione nei confronti del Centro Sociale Dordoni difeso dai pochi militanti al momento presenti, e di infierire contro Emilio ormai inerme a terra.
Solo nel corso dell’ultimo anno si contano a decine le aggressioni compiute da queste bande che alla natura fascista affiancano caratteristiche e frequentazioni malavitose nel solco della loro proverbiale vigliaccheria.
Non si tratta di sporadici episodi, l’Italia è tornata a essere una palestra e un campo di addestramento per la manovalanza neofascista, richiamata in servizio a maggior ragione oggi che la borghesia affronta le tensioni sociali con tutti i mezzi a sua disposizione.
Le cronache di “mafia capitale” hanno riportato alla luce un capitolo dello storico intreccio tra capitale, malavita e istituzioni, prima volutamente mistificato e poi rimosso. La storia d’Italia, soprattutto nei momenti più acuti dello scontro di classe, ha visto sempre il terrorismo fascista agire grazie alla copertura e alla connivenza degli organi istituzionali.
Di fronte al terrorismo neofascista e alla connivenza di polizia e istituzioni da un lato occorre organizzare l’autodifesa dei nostri spazi e delle nostre iniziative con tutta l’intelligenza e la determinazione di cui disponiamo, dall’altro occorre però riprendere l’azione politica all’interno dei quartieri popolari e tra i lavoratori sconfiggendo i tentativi dei fascisti di strumentalizzare il malcontento sociale creato dai diktat dell’Unione Europea.
L’antifascismo coerente è quello che si pone il problema di dare alla classe gli strumenti per essere classe per se, ricomponendo la disgregazione sociale innanzitutto sul terreno immediato della lotta sindacale e territoriale allargata ai disoccupati, ai precari, ai migranti, ai senza casa, ai senza diritti. Sarebbe folle e presuntuoso rispondere alle spinte reazionarie generate dalla crisi economica separando l’antifascismo dall’organizzazione e dalla promozione del conflitto di classe. Lasciamo “l’antifascismo di maniera” e “della domenica” alla sinistra euro-compatibile.
Le politiche della Troika stanno facendo scivolare verso il baratro fasce sempre più ampie di popolazione, sono gli stessi fautori della Unione Europea a determinare la nuova guerra tra sfruttati  alimentando le spinte di carattere fascistoide e xenofobe.
La progressione reazionaria e guerrafondaia su cui si rafforza l’Unione Europea  pone le soggettività politiche anticapitaliste di fronte alla necessità di costruire nel conflitto quanti più momenti di unità e di relazione, rispettando le identità dei  diversi soggetti.  
Diventa sempre più necessario che la sinistra di classe e i movimenti sociali pongano  al centro della loro  azione  la rivendicazione della rottura con l’Unione Europea, giustamente vissuta dai settori popolari come uno strumento di rapina e impoverimento a vantaggio del capitale finanziario, togliendo e legittimazione alla propaganda del neofascismo europeo.
Per una nuova resistenza, buttiamo fuori i fascisti dalla storia!

Rete dei Comunisti

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