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Lettera aperta alla città di Terni. Il fascismo ieri e oggi

Una lettera della storica ternana Bruna Antonelli, che confronta i fatti del 15 febbraio scorso con l’uccisione squadristica dell’operaio Giovanni Manni il 16 settembre 1921.

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Nel passato storico, squadrismo e stragi neo-fasciste rimaste impunite.
Ieri come oggi episodi di violenza da parte di gruppi di estrema destra nelle varie città italiane sono in costante crescita; questi gruppi sono specialisti della violenza, sono guidati da organizzazioni che non nascondono il loro carattere fascista: per esempio Forza Nuova, Casa Pound, Socialismo patriottico, Naziskin etc.

È necessario che le istituzioni, per la loro funzione pubblica e le forze autenticamente democratiche, blocchino con serietà e strutturalmente il fenomeno del nuovo fascismo in Italia, come a Terni. Qui si è verificata il giorno 15 febbraio un’aggressione a mano armata, con coltello, da parte di un esponente locale di Casa Pound in Piazza della Repubblica contro un antifascista. Questa organizzazione ha dato poi una versione basata sulla menzogna. Mi risulta che solo la rete Antifascista Ternana ha raccontato i fatti ed ha chiesto che la città risponda con forza NO! alle allarmanti aggressioni di matrice fascista. Attendiamo che altre Associazioni che si richiamano alla Resistenza e all’antifascismo facciano la loro parte. Ma torniamo indietro nella storia di Terni. Il 16 settembre 1921 un giovane diciannovenne operaio alle Acciaierie, antifascista, veniva ucciso in Via Mentana da due fascisti, Eugenio Carocci e Ferdinando Pierucci con un coltello, pugnale o baionetta. L’arma fu fatta sparire. Due persone presenti al fatto omicidiario testimoniarono che Giovanni Manni, questo il nome dell’operaio, non era armato. I due fascisti, tra menzogne e contraddizioni, a conclusione del relativo processo se la cavarono rispettivamente con sei e sette mesi di arresto e col pagamento delle spese processuali. Il fascismo in Italia passò anche perché settori consistenti della Magistratura (oltreché la Monarchia) non adempirono ai loro doveri istituzionali.

Nessuna sede sia concessa a queste forze eversive le quali possono trovare , nell’attuale crisi economica, sociale ed etico-culturale (cfr corruzione dilagante), chi ha tutto l’interesse ad allevarle, finanziarle, mantenerle in vita ed ampliarne la base.

Seppur diversa, l’attuale situazione storica, e’ comunque caratterizzata da un accentramento di poteri. Il fascismo , nella grave crisi del primo dopoguerra, fu agevolato, finanziato ed armato dai grandi gruppi industriali e dagli agrari contro il movimento operaio, bracciantile e contadino, come insigni storici e studiosi di differenti orientamenti ideali e politici hanno messo in evidenza. Inoltre l’affermazione del fascismo e del regime fu facilitato dalle varie istituzioni statali e locali.

Queste oggi non devono riesumare la stantia e falsa teoria di equidistanza tra “gli opposti estremismi”. La democrazia deve essere difesa da tutti perché tra la democrazia e rigurgiti di fascismo nessuno può assumere posizioni di disimpegno, di inerzia e neutralità. Infatti non risulta , pur nella “revisione” attuale, che sia stata abolita la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana che al 1° comma così recita: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” e tantomeno che sia stato abolito l ‘art. 1 della legge 20 giugno 1952 n°. 645 che detta le norme di attuazione della suddetta disposizione.

I già sunnominati gruppi, eversivi sia nell’ ‘ideologia che nelle azioni, non rientrano tra i riorganizzatori “sotto qualsiasi forma” del fascismo?

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