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La mobilitazione contro l’Expo ha ragioni da vendere

Quando prima dei Mondiali di calcio a  Rio de Janeiro ci furono giganteschi cortei che denunciavano le ingiustizie sociali e gli sperperi di denaro per quell’evento, tutti i mass media espressero interesse e simpatia per i manifestanti. Non mi pare che si prepari lo stesso atteggiamento per la mobilitazione No Expo, è molto più facile fare i progressisti in casa altrui che in quella propria.

Eppure la contestazione di Expo coglie con facilità quanto di profondamente negativo ci sia in tutta la fiera, dalla sua impostazione, alla sua realizzazione, al suo funzionamento.

Si tenta di mascherare con uno scopo nobile e progressivo, nutrire il pianeta, quella che è una grande esposizione delle multinazionali del cibo e degli organismi geneticamente modificati. Che non potranno mai nutrire con giustizia e rispetto della natura la nostra terra, perché se il modello McDonald dovesse prevalere non ci sarebbero aree agricole a sufficienza per alimentarlo. Ma la multinazionale degli hamburger è tra i primi sponsor della fiera. Come lo è la Coca Cola, sotto accusa per la  devastazione ambientale e il massacro di sindacalisti in Colombia . Come sono sponsor le grandi multinazionali che non nutrono ma saccheggiano il pianeta. Accanto a loro saranno presenti in forze le grandi imprese del cosiddetto terzo settore, dal mondo delle Coop a quello legato a CL. E viste le cronache giudiziarie non si può certo affermare che la presenza di queste imprese sia in qualche modo da equilibrio a quella  delle multinazionali . Condisce il tutto  Eataly, che ha un ruolo centrale in Expo senza neppure il regolare appalto.

Nella sostanza la fiera è una gigantesca vetrina di affari per le grandi imprese del profitto e della speculazione e non solo sul cibo. Per quale ragione allora questa fiera degli affari deve essere pagata con colossali investimenti pubblici? Quanti miliardi che avrebbero potuto essere spesi per impedire crolli di scuole e chiusure di ospedali sono stati sprecati nella fiera? È la stessa domanda che con tanta simpatia qui in Italia avanzavano i i manifestanti di Rio. Penso che abbiano ancora più ragioni a porle coloro che scenderanno in piazza a Milano.

Appena insediato il neo ministro dei lavori pubblici Del Rio ha posto un freno alle Grandi Opere, anche se ha poi mantenuto la più devastante, costosa, inutile di esse,  la Tav in Valle Susa. Il fatto è che persino il governo è costretto a misurarsi con una dato oramai acquisito: le grandi opere sono criminali in sé, servono a chi le fa non a chi ne usufruisce. Le grandi opere, in quanto tali,  alimentano la corruzione e non ne sono le vittime . Il magna magna attorno ad Expo non è un incidente, ma una naturale conseguenza della natura economica e anche  giuridica di questa impresa. E il fallimento delle consegne e delle scadenze, il ridicolo appalto per camuffare il tanto non fatto, la chiusura alla stampa dei cantieri negli ultimi giorni, mentre tutto precipita in una zona grigia dove basterebbe il rispetto dell’orario di lavoro previsto dalle leggi per fermare le attività, la vergogna di non sapere ancora oggi cosa succederà alle aree rese agibili e risanate con i soldi pubblici, tutto insomma ci fa dire che se Expo è una vetrina, lo è del peggio di questo paese.

Poi la fiera funzionerà con migliaia di addetti che lavoreranno senza retribuzione e con centinaia di altri che riceveranno paghe di fame. Questo é l’aspetto più ipocrita e scandaloso dell’impresa Expo, che non viene certo sanato dal fatto che CGIL CISL UIL abbiano colpevolmente sottoscritto i relativi accordi.

Si potevano tranquillamente applicare i contratti e le tariffe sindacali per gli addetti al funzionamento di Expo. Invece si è voluto avere qui il massimo risparmio, quando solo la levitazione dei costi del Padiglione Italia avrebbe finanziato la giusta retribuzione per tutti gli addetti. Alcuni dei quali invece saranno sottopagati come apprendisti, scelta davvero ridicola e fuorilegge perché apprendistato e periodo complessivo di lavoro coincidono. Apprendisti di che, della futura fiera che si terrà tra un po’ di anni a Dubai? Ma si voleva dare un segno di flessibilità estrema del lavoro prima ancora del Jobsact e quando furono siglati gli accordi sul lavoro sottopagato e gratuito il presidente della Confindustria Squinzi e il capo del governo Letta parlarono addirittura di modello Expo.

Il modello Expo è un disastro e sul lavoro è completamente illegittimo. Il cosiddetto volontariato, che con migliaia di addetti farà concretamente funzionare la fiera, è in realtà lavoro subordinato. Lo dice chiaramente la legge 266 del1991, che afferma che  siano da ritenere volontari solo coloro che operano per motivi di solidarietà sociale in aziende no profit. Expo è una società per azioni e certo gli addetti ad essa non fanno solidarietà sociale. Per questo come Forum Diritti Lavoro abbiamo presentato denuncia all’Ispettorato del lavoro: il lavoro gratis per Expo è illegale.

Il Primo Maggio con la MayDay Noexpo partirà la mobilitazione. Si troveranno assieme sindacati di base e conflittuali, movimenti sociali e ambientalisti, centri sociali e movimenti della scuola. Tutte le forze della opposizione sociale radicale saranno in piazza a Milano con una unità che non si vedeva da anni. Questo mentre è bene ricordare che sul piano politico solo il Movimento 5 Stelle ha espresso contrarietà al modello Expo, mentre la giunta leghista della Lombardia, quella arcobaleno di Milano, il governo Renzi han gestito tutto d’amore e d’accordo.

Se in Italia comincerà a crescere una vera alternativa alle politiche di austerità, dei grandi affari, della flessibilità del lavoro e della devastazione dell’ambiente, lo vedremo anche da quanto la mobilitazione Noexpo riuscirà a costruire.

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