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“I fondi europei vanno utilizzati per reddito e servizi”

Ross@ partecipa alla manifestazione dei disoccupati di Roma, Latina, Formia, Cassino, Viterbo organizzata per la giornata del 21 aprile con manifestazione dalle ore 10,00 dinanzi la sede della Regione Lazio in via Rosa Raimondi Garibaldi, per l’ assegnazione dei fondi europei per l’inserimento lavorativo.
Sono in via di definizione gli stanziamenti alle regioni dei fondi provenienti da Bruxelles per il sostegno alle politiche di avviamento al lavoro, fondi che in realtà non sono una elargizione ma rappresentano la restituzione, peraltro parziale, di quanto prelevato dalla cassa del Ministero del Tesoro per gli obblighi di partecipazione al fondo Comunitario; insomma soldi delle tasse pagate dai lavoratori dipendenti italiani, notoriamente “titolari” della quasi totalità del gettito fiscale.
Il sostanziale azzeramento dei finanziamenti degli enti locali alle politiche di sostegno all’occupazione, rende l’appuntamento con l’assegnazione dei fondi europei un momento di verifica della distanza siderale tra le necessità di politiche per il lavoro, nel solo Lazio sono oltre 400mila i disoccupati ufficiali, e l’esiguità delle risorse, per cui è indispensabile vigilare affinchè l’assegnazione si definisca sulla base di progetti lavorativi e formativi credibili e socialmente qualificati.
Il degrado e il disagio sociale trovano, come noto, la loro ragione primaria nell’assenza di sufficienti livelli di reddito. La costruzione di progetti lavorativi per la tutela del territorio urbano o nei servizi attraverso la attiva partecipazione di liste di disoccupati, è un tentativo di contrastare i criteri privatistici e di mercato che si vogliono riaffermare nella gestione dei fondi europei.
Il criterio di assegnazione sulla base della profittabilità insita nei progetti, a prescindere anche dalla loro utilità e/o credibilità, diventa il terreno di conquista di agenzie private, finta cooperazione e organismi vari specializzati nella “offerta lavorativa” e addentrati, come ampiamente dimostrato e ben oltre gli illeciti di mafia-capitale, nelle modalità di accreditamento degli stanziamenti.
La spesa sociale, di cui i fondi europei sono una forma surrogata, diviene di fatto privatizzata ed espropriata del ruolo primario di garante della coesione sociale, trasformandosi in strumento desolidarizzante, in cui il rapporto lavorativo si definisce non sulla base della funzionalità del progetto a gestione pubblica, ma nella forma mediata, e in taluni casi personalistica e ricattatoria, del rapporto sociale privatistico.
Ricostruire un rapporto diretto tra politiche sociali ed esigenze popolari, riattivando il protagonismo sociale è fondamentale per recuperare, nelle forme possibili, la socialità dell’investimento pubblico, al pari della funzione di laboratorio dei processi di aggregazione e ricomposizione sociale assunta dal sindacalismo metropolitano.

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