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Mafia-Capitale: ovvero,il cambio di passo dei poteri forti

Il nuovo capitolo dell’inchiesta Mafia Capitale, contribuisce in modo inequivocabile alla comprensione dei rapporti economici e politici operanti all’interno della gestione della Capitale, facendo strame di interpretazioni di comodo mutuate dalla lunga storia del malaffare che ha imperversato per decenni nel paese.

La retorica delle mele marce, degli episodi isolati, ed altro, crolla rovinosamente di fronte all’evidenza di un sistema di gestione criminale trasversale ai partiti ma operante sotto le diverse amministrazioni; un sistema di potere e di gestione che si afferma e irrobustisce parallelamente all’affievolirsi delle funzioni di intervento pubblico nella gestione della vita cittadina.

La privatizzazione imposta in tutti gli ambiti delle relazioni sociali, tanto sul piano nazionale che locale, accompagnata da una devastante campagna culturale sul primato dell’efficienza e razionalità dei mercati che ha costituito il sottofondo liberista alle trasformazioni economiche e politiche di u’intera stagione politica, si svela nella sua essenza come una gigantesca piovra costituita da comitati d’affari, operanti in un regime che gli economisti definirebbero oligopolista, pronta ad approfittare di tutte le opportunità offerte dalla ritirata strategica dello Stato o delle amministrazioni locali dalle attività economiche.

Dai comitati d’affaristici presenti, guarda caso, nel Ministero delle Infrastrutture o nella gestione dei grandi eventi, vedi Expo, fino alle vicende di Mafia Capitale, si afferma con evidenza assoluta, aldilà degli stessi risvolti criminali, una borghesia “prenditrice”, sia in versione salottiera che in quella della “carbonara”, che dell’assalto alle risorse pubbliche ed ai suoi meschini rappresentanti ha tratto la sua ragione d’essere.

La vicenda Mafia Capitale è al contempo un’articolazione di questa condizione e il segnale della ricerca di un nuovo equilibrio tra i poteri forti alla guida di Roma Capitale.

Citarsi non sarà elegante, ma in questo caso ci sembra opportuno. Il recente forum metropolitano organizzato da Ross@ a Torbellamonaca ha rappresentato un tentativo importante di indagine dei cambiamenti nei rapporti sociali nella città di Roma, e in generale nella dimensione metropolitana, con l’affermarsi di un sistema di interessi, tutto interno alla condizione ormai globalizzata dell’economia finanziaria-speculativa, dove la relazione competitiva con la borghesia dei “palazzinari” e dei comitati d’affari “del mondo di mezzo” dagli ambiti economici deborda inevitabilmente in quelli politici.

Come già detto e scritto, la gestione mediatica e politica di Marino quale baluardo contro l’ illegalità, dopo aver definito un piano di gestione della città tutto improntato su nuove privatizzazioni e tagli alle politiche sociali, lo pongono come interlocutore degli interessi forti, profitto e rendita, alla guida della città.

La giunta Marino, a detta dei suoi sostenitori, deve sopravvivere anche se commissariata di fatto dal governo, perchè per la gestione dei grandi eventi e relativi grandi opere, Giubileo e candidatura alle Olimpiadi 2024, serve un referente istituzionale. La sopravvivenza politica della giunta non è certo legata alla programmazione strategica dell’intervento per l’efficienza dei servizi pubblici, per la manutenzione, per il sostegno al reddito, ma alla necessità di consenso amministrativo alla dimensione affaristico speculativo che accompagnano le grandi opere previste dai grandi eventi.

Non parliamo di un futuro aldilà da venire. Ad esempio la prossima presentazione del progetto del nuovo stadio a Tor di Valle, definito guida dai rappresentanti della giunta, è il condensato della visione della città che stanno imponendo: un progetto ad altissimo impatto ambientale, con micidiali colate di cemento, in un territorio geologicamente a rischio, che doterà la città di un nuovo impianto sportivo privato ma soprattutto di megastore e centri commerciali, grazie ai capitali di Parnasi, Nike, Unicredit, ecc.

Cosa rispondiamo alle perplessità di chi in buona fede si interroga sulle prospettive politiche della città che rischia di consegnare Roma alla destra? Rispondiamo che sono perplessità dettate da un retaggio politico ormai anacronistico. Non si tratta di salvare Roma dalla destra, non siamo ai tempi dello scontro Fini-Rutelli, dove, per inciso, prendevano corpo proprio le trasformazioni di cui trattiamo, ma di costruire un processo di alternativa sociale e politica che partendo dagli interessi popolari, rappresentati dalle numerose vertenze presenti in città, riporti sulla scena il protagonismo popolare in forma indipendente e con il suo contenuto conflittuale rispetto alle prospettive del presente che uniformano tanto la destra che la cosiddetta “sinistra”.

La battaglia per le dimissioni di questa giunta e di scioglimento del consiglio e della dirigenza comunale, in primo luogo per incompatibilità con gli interessi popolari, oltre che per le infiltrazioni mafiose al suo interno, costituisce una battaglia di prospettiva per la costruzione della rappresentanza politica e sociale delle classi subalterne nella “metropoli globale”. 

La partecipazione alla manifestazione in Campidoglio promossa dalla Carovana delle Periferie per il giorno 15 giugno è interna a questo processo e come Ross@ lo sosterremo con forza.

 

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