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L’Unità, foglio di propaganda vecchio stile

Poi appunto c’è la nuova Unità.
E qui siamo davanti a un fenomeno molto interessante, indipendentemente dal fatto che sia renziana.
Siamo cioè a un conclamato ritorno alla prima infanzia: quando il mondo era semplice, lineare, elementare, privo di qualsiasi sfumatura e complessità. Ci sono solo i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Topolino e Gambadilegno. Gargamella e i Puffi. Al più, Batman e Joker. Comunque, sempre luci contro tenebre.
Il tutto si declina, ad esempio, così:

Expo buono; critiche a Expo cattivo.

Startup buono, scioperi cattivo.

Serracchiani buono, minoranza cattivo.
Mattarella buono, riforme buono, Fiat buono.
Opposizione cattivo, gufi cattivo, pessimisti cattivo.

Il mondo viene diviso verticalmente in due: quelli che si rimboccano le maniche e quelli che cercano solo di distruggere.
I buoni vogliono il bene e lo costruiscono ogni giorno: in politica, nella società, sul lavoro. Essendo buoni, proprio come nei fumetti sono premiati dalla realtà: trovano un posto fisso, sorridono nei campi di volontariato, vincono le cause civili accelerate grazie al governo, cenano ottimamente nei ristoranti di Expo.
I cattivi vogliono il male e come tali sono sempre incazzosi, infelici, vecchi, perdenti, insomma alla fine si mangiano il cappello come Rockerduck quando falliscono i piani disonesti che ha macchinato contro Paperone.

Qualunque notizia, all’Unità, viene forzata per rientrare in questo schema; se ciò non è possibile, viene ignorata: perché non sia mai che la realtà appaia un filo meno banale.

Nel mondo dei buoni, naturalmente, primeggiano direttamente i rappresentanti del bene: non solo Renzi ma anche i vari Gozi, Martina, Giannini, Boschi, più altri parlamentari e peones minori che pure scrivono ogni giorno i loro pensieri positivi.

Il mondo dei cattivi è invece meno definito, essendo per antonomasia oscuro, tenebroso, onusto di caligine; ci sono Grillo e Salvini, certo, ma per il resto è tutto un evocare vaghissimo nemici generici, come i disfattisti, i distruttivi, i tafazzi, gli scettici etc etc.

Il reale, al lettore dell’Unità, viene quindi interpretato così, in modo da appagargli la parte di cervello più basica, fanciullesca, binaria. Soprattutto, si scongiura l’ipotesi di qualsiasi sua riflessione dubitativa, di qualsiasi esercizio critico.È, in sostanza, una pedagogia dell’idiozia.

Ed è questo, più ancora della linea politica, ciò che maggiormente stride con il nome dell’intellettuale fondatore esibito in prima pagina.

da Facebook

 

 

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