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La “buona scuola” per gli insegnanti sardi sarà una deportazione a tutti gli effetti

Mi presento. Sono Cristiano Sabino e sono un insegnante precario inserito nelle ormai famose GAE (graduatorie ad esaurimento).
Nei prossimi giorni dovrò fare la fatidica domanda di assunzione in ruolo. All’indomani della legge sulla scuola verranno assunti infatti molti precari attinti appunto dalle graduatore e dall’ultimo concorso.
Quella che sembra essere una buona notizia rischia di diventare un girone dantesco, in particolare per noi precari sardi. 
Nella domanda infatti dovrò indicare tutte le province d’Italia in ordine di preferenza dichiarando la mia disponibilità. Nel caso non accettassi sarei fuori per sempre dal mondo della scuola cancellando così anni di studio, di formazione e di esperienza finalizzati a diventare un insegnante di alto livello.
Non solo, il meccanismo di assunzione per fasi successive prevede un’agghiacciante modalità secondo cui non è data alcuna possibilità di scelta. 
Si rientra in una sorta di gigantesca lotteria per cui alla fine chi ha meno punti potrà magari lavorare vicino casa, mentre chi ha più punti verrà chiamato a migliaia di chilometri da casa, senza neppure poter optare per un posto sulla nuova figura dell’ “organico dell’autonomia” (il così detto organico funzionale). 
Chi non accetta l’assunzione viene cancellato per sempre dalle graduatorie ed espluso definitivamente dal mondo della scuola. 
Ho orientato tutta la mia vita a costruire qui in Sardegna raggiungendo notevoli risultati nello studio e nella formazione e l’idea di dover abbandonare la mia patria e i mie affetti e dover negare le scelte di una vita per piegarmi a questo orribile ricatto, mi provoca un senso di vertigine profondo e una dura morsa allo stomaco.
Ma al di là della mia questione personale il mio pensiero va a chi ha famiglia, ha figli piccoli, ha contratto un mutuo o magari ha parenti gravemente ammalati e bisognosi di cura (questo sistema non prevede neppure il rispetto della 104!) e materialmente non potrà accettare nessuna proposta lontano dall’isola. 
Non si può considerare la Sardegna una “normale regione italiana”. 
Semplicemente non lo è. Non ci sono gli stessi collegamenti aerei e non ci si può spostare via terra. Ultima in ordine di tempo la notizia che fino al 10 agosto non sarà disponibile nessuno biglietto da Milano per Cagliari (fonte Unione Sarda on-line), senza poi contare la gestione ormai monopolista delle tratte marittime. 
Spostarsi da e per la Sardegna ormai è sia un calvario, sia un lusso che non molti possono frequentemente permettersi!
Credo che dovere degli insegnanti sardi e di tutti coloro che in Sardegna non siano collusi con questo sistema corrotto e autoritario sia quello di denunciare i parlamentari sardi favorevoli al ddl “la buona scuola”, fra cui c’è perfino la collega Caterina Pes, i quali hanno ancora una volta anteposto gli ordini di scuderia dei propri partiti agli interessi concreti dei cittadini che dovrebbero rappresentare. 
Dovere invece della Regione sarebbe quello di esercitare la sua autonomia e sollevare la questione di legittimità come si stanno accingendo a fare Veneto, Calabria e Puglia, invece di fungere da mera esecutrice dei dettati imperiali che arrivano da Roma.
La legislazione presente permetterebbe alla Sardegna di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la riforma della scuola, facendo così rispettare le proprie competenze autonomistiche (che hanno carattere costituzionale) e di ottenere lo stesso trattamento delle province del Trentino e della Valle d’Aosta che gestiscono il reclutamento degli insegnanti salvaguardando il legame sociale e culturale tra scuola e territorio, a maggior ragione in un contesto sociale come quello sardo, molto fragile e sotto pesante minaccia di spopolamento crescente.
La domanda di immissione in ruolo per i precari sarà una colossale deportazione di cervelli, il che andrà ad aggravare seriamente la già grave situazione di spopolamento che vive la nostra terra. 
Opponiamoci in ogni modo a questa infame operazione autoritaria e fascista dello Stato italiano!

Cristiano Sabino
(attivista del Fronte Indipendentista Unidu)

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