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Da Fukushima alla Loira, al Polcevera

Nel marzo del 2011 un maremoto causò il terribile disastro nucleare di FUKUSHIMA. Per mesi la stampa di tutto il mondo parlò di quella catastrofe e delle sue conseguenze sulle persone e sull’ambiente. In Italia a giugno si votò in un referendum dove si decideva se continuare nella rinuncia a produrre energia col nucleare, come era stato deciso in un altro referendum 25 anni prima, o invece no. Assieme a quel referendum ce ne erano altri tre, due a favore dell’acqua pubblica, uno per cancellare la norma sul “legittimo impedimento” , usata dall’allora presidente del consiglio Berlusconi per non presentarsi in tribunale.

Tutti e quattro i referendum raggiunsero il quorum, con una valanga di sì, ma oggi si ricordano solo quelli sull’acqua perché il PD ha deciso di cancellarli privatizzandola. Il referendum sugli impedimenti di Berlusconi è dimenticato e pure quello sul nucleare è finito in secondo piano. Io invece sono convinto che il quorum sia stato raggiunto proprio per quel quesito, al cui voto milioni di persone furono portate dalle immagini del disastro giapponese che ogni giorno aprivano i titoli di giornali e TV.

Pochi giorni prima del referendum del 17 aprile da una trivella della Total, sì proprio di quella compagnia, in Francia si riversò un’onda enorme di petrolio sulla Loira. Il governo di quel paese decise un freno a tutte le trivellazioni e un blocco a tutte quelle nel Meditarraneo. L’informazione italiana ha praticamente ignorato la notizia.

13012632_1533776730265273_4055030377366837324_nIl disastro del Polcevera è iniziato la sera stessa del referendum, troppo tardi perché se ne parlasse. In ogni caso per sicurezza il regime dell’informazione ha ignorato o sottodimensionato la notizia fino a pochi giorni fa. Ora la frana di una ridicola dighetta, travolta da pochi centimetri di pioggia, dà il via ad un disastro ecologico di proporzioni enormi. E tutti sono costretti a parlarne, anche perché Renzi ha già incassato con la massima arroganza possibile l’astensione al voto del 17 aprile. Sul Corriere on line compare la foto del cormorano avvelenato dal petrolio, che è stata il simbolo di altri, simili, disastri ecologici. Assisteremo sicuramente ora ad una fiera di ipocrisie, anche perché tutti sappiamo che se quel disastro fosse avvenuto il 10 e non il 17 aprile e i mass media avessero dato di esso adeguata informazione, il quorum sarebbe stato raggiunto.

Questa è diventata la nostra finta democrazia. Le minacce e le aggressioni all’ambiente e alle nostre vite ci sono sempre. Ma assumono valore elettorale solo quando si trasformano in disastri e questi disastri riescono a rompere il palinsesto dei programmi televisivi e del potere. Quello che possiamo fare ora è costringere gli astenuti a vedere e rivedere le immagini che vengono da Genova, in modo che non possano onestamente far finta di niente alla prossima occasione.

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