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Amico, nemico, “nemico del nemico”: schematismo tattico o ragione storica?

Il principio per cui il nemico del mio nemico è in maniera mediata e indiretta mio amico è sempre preferibile sul piano logico al purismo idealistico di chi dietro l’affermazione di grandi principi e valori nasconde una concezione sostanzialmente moralistica, retorica e declamatoria della politica.

Tuttavia esso stesso rischia di essere occasione di equivoco, deriva idealistica e in ultima analisi di conservatorismo.
La sua enunciazione infatti non ha senso al di fuori della situazione storica e del ragionamento dialettico.

Valido nelle fasi di ascesa complessiva, quando esistono concrete possibilità di egemonizzare il nemico del nemico perché l’avanguardia incide sui processi in atto (e questo è un concetto più ampio di quello che indica i semplici rapporti di forza contingenti, che possono pure essere sfavorevoli in un determinato luogo senza pregiudicare la tendenza di fondo), non lo è altrettanto nelle fasi di ritirata strategica come quella un corso. Quando cioè non c’è nessuna avanguardia perche non c’è nessun movimento reale e semmai sussiste la certezza di essere egemonizzati alla coda di forze che hanno interessi e progetti diversi.

In questi senso ogni presa di posizione in ambito geopolitico, pur necessaria per non fare la fine delle anime belle, deve guardarsi dal facile entusiasmo di chi si illude di avere ancora un ruolo dirigente e dall’identificazione con fronti che non esistono o non sono i nostri.

È un principio elementare del leninismo che coincide con una legge fondamentale del movimento storico e della politica. Qualcosa che però rimane mistero dai sette sigilli sia per gli idealisti terzisti che riducono la politica a morale e ideali (e che finiscono per agire a rimorchio dell’internazionalismo imperialistico statunitense), sia per i realpolitici astratti, convinti che non sia cambiato nulla, interessati solo all’esistente e nostalgici delle svolte di Salerno e di un campo quale che sia (e dunque assai propensi a prendere lucciole per lanterne e vedere compagni dove ci sono solo legittime ma momentanee convergenze di interessi).

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