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Difendere la società ABC, difendere l’acqua pubblica ad ogni costo

Difendere tutte le società partecipate, far avanzare la qualità dei servizi, difendere le condizioni di vita e di lavoro dei settori popolari.

Costruiamo la Vertenza/Napoli, contro la politica economica e sociale del governo Renzi e i diktat dell’Unione Europea!

Qualche settimana fa il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha disposto lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione di ABC (Acqua Bene Comune), l’azienda speciale del Comune di Napoli che si occupa della gestione del servizio idrico in città.

L’ABC, presieduta dall’avv. Maurizio Montalto, rappresenta indiscutibilmente il “fiore all’occhiello” dell’amministrazione di Luigi De Magistris essendo Napoli sostanzialmente l’unica città d’Italia che gestisce il sistema idrico in coerenza con la volontà del popolo italiano espressasi nella vittoria referendaria di qualche anno fa contro la privatizzazione di questo bene. Da sempre – anche nella recente campagna elettorale – l’Amministrazione cittadina ha ribadito l’importanza strategica di questa scelta e la volontà di difenderla ad ogni costo. E di farlo non con una qualsivoglia società a partecipazione pubblica, che comunque risponde a logiche di mercato e di remunerazione del capitale investito, in società capitalistiche come la nostra, ma con un’azienda speciale, che per statuto non può distribuire dividendi, ma solo reinvestire ex lege eventuali utili nel settore idrico.

Un caso di scuola, per i marxisti, del rapporto uomo-natura fuori dalla logica della valorizzazione capitalistica: di qui l’azienda speciale.

La recente decisione di scioglimento del CdA di Abc ha aperto una vivace discussione serrata in città nei comitati, tra gli attivisti politici e sociali e tra quanti sono preoccupati circa il futuro prossimo sia dei destini della Società ABC e sia del complesso delle Aziende Partecipate afferenti al Comune di Napoli.

Non vogliamo sottrarci da questo confronto anche se – lo diciamo subito – ci sforzeremo di evidenziare gli snodi politico/pratici di questa vicenda rifuggendo da interpretazioni complottiste che non aiutano ad avanzare nella discussione, alla risoluzione dei problemi e, soprattutto, a cogliere il compito politico di questa fase: l’opposizione netta ad ogni tentativo di privatizzazione delle società partecipate e prima di tutto della Società ABC!


 

Le nostre preoccupazioni.

Da tempo l’esperienza napoletana di ABC è sotto attacco. Le politiche economiche e sociali dei governi nazionali continuano a stravolgere il risultato referendario a difesa dell’acqua pubblica, privatizzando di fatto l’intero ciclo delle acque, attraverso il sovvertimento della originaria proposta di legge di iniziativa popolare operato dal PD al suo passaggio in Parlamento. Inoltre, anche la Regione Campania, ed il suo Presidente De Luca, hanno varato, con la maggioranza del Consiglio Regionale, di marca PD, la legge di riordino del SII che, istituendo un’unica Autorità di bacino per l’intera Regione, costruisce una gestione del servizio idrico integrato a misura delle multinazionali del settore, così annientando ogni suo presidio di natura pubblica e partecipata.

Contro tale disegno del governo nazionale, dell’ amministrazione regionale e dei gruppi oligopolistici privati, contro ogni tentativo di annacquare il significato culturale, politico e materiale di ABC/Napoli occorre mobilitarsi per difendere e, possibilmente, estendere la tutela dell’acqua pubblica e dell’intero arco dei cosiddetti beni comuni.

E’ questa la nostra priorità politica che vogliamo ribadire – anche in questo complicato passaggio della governance di ABC – consapevoli che questo snodo necessita di un punto di vista e di azione che non può essere declinato formalisticamente e non può non intercettare, e provare a risolvere, problemi, difficoltà, resistenze che la congiuntura politica sta consegnando all’amministrazione De Magistris anche con i continui tagli del governo alle risorse destinate alla città di Napoli.

In questo contesto, per essere più chiari, noi riteniamo che la legittima e sacrosanta assunzione dei lavoratori del Consorzio di San Giovanni a Teduccio nella Società ABC deve rispondere alla necessità di completamento ed efficientamento del ciclo integrato delle acque in città e non essere il pretesto o l’alibi per trasformare, magari in maniera soft, la natura e gli scopi di ABC, che invece vanno rafforzati, sviluppando l’intervento sull’intero ciclo idrico integrato e contribuendo all’importante quanto faticosa ma necessaria rinascita ecologica della nostra area.

L’assunzione di nuovo personale dovrà essere un’occasione per riqualificare complessivamente la qualità dei servizi, dovrà rafforzare la struttura industriale di questa Società la quale – per i motivi che a tutti noi stanno a cuore – deve restare un presidio pubblico e partecipato per far avanzare la battaglia per l’acqua pubblica nell’area metropolitana di Napoli ed in tutta la Campania, in esplicita controtendenza al disegno esplicito di Renzi, ed a quello, ambiguo ma complice, di De Luca, che usa il tema dell’efficienza per accrescere la sfera privata di gestione idrica.

E’ necessario, quindi, che a brevissimo arrivino segnali in tal senso dalla commissaria che il Sindaco ha nominato al vertice dell’ABC, salvaguardando lo statuto dell’azienda speciale e riprendendo, da subito, la pratica di relazione coi comitati territoriali di tutta l’area metropolitana di Napoli e del resto della Regione, che rappresenta il merito migliore e duraturo, da riconoscersi pubblicamente, della gestione recente ABC ora sciolta.


 

La consapevolezza che l’obiettivo raggiunto non è da considerare come acquisito per sempre!

La battaglia politica, il conflitto sociale e – in definitiva la lotta di classe – non sono un torneo di risiko o una sorta di battaglia navale che si può giocare stando seduti o limitandosi a fare i commentatori politici attraverso la tastiera dei social network.

La vicenda ABC, ma anche le difficoltà che si stanno registrando nel passaggio delle lavoratrici e dei lavoratori di Napoli Sociale in Napoli Servizi, i mancati arrivi dei nuovi bus all’ANM ed il ritardo che si sta accumulando circa l’obiettivo della costruzione di una società unica di trasporto pubblico a scala metropolitana, la difficile e dolorosa situazione nel mondo dell’assistenza alla disabilità e al complesso dei servizi alla persona afferenti al Terzo Settore e/o Privato Sociale, lo stop sull’area di Bagnoli/Coroglio e lo stallo dei vari progetti di riqualificazione delle periferie urbane sono i segni evidenti della difficoltà di trasporre l’azione amministrativa sul piano più generale della tenuta della prospettiva politica che, per quanto ci riguarda, deve avere questa sindacatura.

L’Amministrazione – che come tutti sanno non ha un profilo politico complessivo omogeneo e che, anzi, da come risulta dalla stessa composizione del Consiglio Comunale, è fortemente variegata e sottoposta a spinte centrifughe – si trova ad un bivio politico ed è collocata su un vero e proprio piano inclinato da cui deve sottrarsi se vuole continuare ad alimentare la sua sfida progressista in città.

Fin dall’epoca del governo Berlusconi, passando per gli esecutivi di Monti, Letta ed ancora di più con l’attuale governo Renzi, la città di Napoli è sottoposta a continui tagli di risorse che stanno, concretamente, smantellando la rete dei servizi pubblici e ciò che residua del welfare comunale esercitando una forte pressione sull’Amministrazione Comunale.

Ariete di questa offensiva è il recente Decreto Madia che squaderna, materialmente, la linea di condotta antisociale del governo Renzi ed è la dichiarazione di guerra contro il carattere pubblico delle società in house. Una chiara guerra al lavoro, ai diritti ed ai servizi, che sono rivolti prevalentemente ai settori popolari della società, e che apre la strada alla loro dismissione e privatizzazione.

Del resto basta leggere la quotidiana crociata che il quotidiano dell’imprenditore Gaetano Caltagirone – il Mattino – conduce contro le società partecipate del Comune di Napoli per cogliere come attorno a questo comparto economico dell’Azienda/Comune si addensano interessi che stanno a cuore al partito dei costruttori, alla Confindustria locale, ai vecchi centri di potere ed a settori della economia criminale.


 

L’esigenza della rottura con l’austerity e con il Patto di Stabilità.

Questo scenario apre al Sindaco Luigi De Magistris e all’Amministrazione Comunale tutta un problema politico vero che non potrà essere rinviato ulteriormente.

Dare consequenzialità programmatica ed operativa a quanto il Sindaco dichiara continuamente e dare attuazione al programma elettorale dei mesi scorsi diventa sempre più un esigenza vitale per la sfida di Luigi De Magistris. Ogni tentennamento, ogni suggestione politicista, ogni eventuale compromesso al ribasso con i poteri forti che vogliono distruggere Napoli, lungi dal salvaguardare gli interessi popolari, condannerebbe la stessa esperienza politica di Luigi De Magistris all’oblio, alla subalternità ed alla sua sussunzione normalizzante.

I movimenti sociali della città, il sindacato conflittuale, le tante associazioni libere ed indipendenti che in città si battono nei posti di lavoro, nei territori, sulle questioni ambientali e nell’insieme della società hanno indicato e stanno praticando la strada del protagonismo popolare, delle assemblee territoriali, del conflitto e della rinascita culturale e politica dell’intera area metropolitana napoletana.

La manifestazione a Roma, dello scorso 23 settembre scorso, contro il disegno autoritario di Renzi di imporre il commissariamento di Bagnoli ma, anche, l’Incontro sulle Periferie Ribelli tenuto lo scorso luglio al Rione Traiano a Napoli sono esempi concreti di quale strada occorre perseguire. Un percorso che dovrà, naturalmente, essere ulteriormente articolato, arricchito e generalizzato connettendo le varie e diversificate esperienze che, ogni giorno, si mobilitano in città e nella sua area.

La condizione che si vive in città suggerirebbe la costruzione di una sorta di Vertenza/Napoli contro il governo per rivendicare il maltolto, l’opposizione ad ogni manomissione centralista in materia istituzionale, economica e normativa e per far avanzare un programma di rinascita con una forte impronta modernamente meridionalista e mediterranea.

Come è noto Ross@/Napoli ha sostenuto nelle scorse elezioni comunali – pur con un programma autonomo a cui rinviamo – la candidatura a Sindaco di Luigi De Magistris.

La necessità della rottura del sistema/PD e la possibilità di affermare una possibile rappresentanza politica autonoma ed indipendente degli interessi popolari resta il nostro orientamento di questa fase.

Siamo impegnati – nei movimenti sociali ed oltre – alla costruzione dello Sciopero Generale del 21 ottobre prossimo e siamo impegnati nel sostegno al NO Sociale alla controriforma istituzionale, centralistica, antisociale ed anti ambientale, del Governo che vedrà nella manifestazione nazionale a Roma del NO RENZI DAY del 22 ottobre un importante passaggio di mobilitazione e di lotta.

In questo crogiolo il caso/Napoli e la sua innegabile effervescenza sociale possono trovare una loro collocazione, anche specifica, per impedire il nuovo massacro ambientale e sociale della sua area metropolitana e per difendere la dignità della città e dei suoi settori popolari.

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1 Commento


  • Giuseppe Aragno

    E' la mia posizione e la condivido pienamente. L'articolo ha un merito che può sfuggire: riporta la questione particolare, per importante che essa sia, al contesto più ampio e genrale in cui essa si verifica suggerendo di aprire una vertenza-Napoli. Non lo dico per rivendicare inutili primogeniture, ma sono ormai due anni che imsisto su questo tema: l'esperienza De Magistris e l'anomalia Napoli possono costitutire davvero una svolta solo a condizione che una vertenza finalmente si apra partendo da una premessa ineludibile sulla legittimità delle regole che ci impongono e su quella di chi vuole imporcele. In questo senso, il referendum è un'occasione preziosa e, ahimè, finora non sfruttata. Solo quando tutti assieme, movimento, sindacati conflittuali e Amministrazione, passeranno dalla denuncia dell'illegalità istituzionale in cui ci muoviamo, alla disobbedienza concreta, la città ribelle sarà davvero una realtà. 

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