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La vittoria di Trump. Commenti e analisi dei nostri lettori

In questi giorni ci arrivano o ci segnalano numerosi commenti ai risultati delle elezioni statunitensi e alla vittoria di Trump. Non possiamo che segnalare positivamente il senso critico e l’indipendenza di giudizio dei nostri lettori rispetto al conformismo e al vittimismo indecente che registriamo in altri giornali. Una sinergia preziosa.

E se Trump rilancia spesa pubblica e soddisfa la “plebe”? La sinistra non sa avanzare alternative

Di Michelangelo Cocco

Negli editoriali di questa mattina delle nostre grandi firme (le stesse che non avevano minimamente capito in che direzione stava soffiando il vento negli usa) si avverte un malcelato fastidio per i diseredati che votano con la "pancia", per questa "plebe" che ha osato mandare alla casa bianca un troglodita anti-establishment come Trump. la democrazia – già sotto attacco da destra – verrà messa in discussione anche da questa sinistra liberal-progressista che non ha subito i colpi della crisi e che inizia ad avere paura di quella che chiama, sprezzantemente, "plebe"? non una parola invece sull'ipotesi che la gente si butti coi populisti più improbabili proprio perché la sedicente sinistra non è stata in grado – in otto anni di crisi devastante – di elaborare alcuna ricetta alternativa rispetto ai vecchi piani di aggiustamento strutturale che il fmi imponeva alle repubbliche bananere, oggi ribattezzati "politiche di austerità". arriveremo al paradosso che in Europa sono rimasti tabù patrimoniali, eurobond e altre misure che potessero ristabilire un minimo di equità… mentre la linea alla fine la detterà Trump, con un mega piano di spesa pubblica infrastrutturale che tranquillizzerà la "plebe" e salverà la democrazia borghese tanto cara ai nostri intellettuali di sinistra?

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Alcune considerazioni sulle elezioni presidenziali Usa

Di Gustavo Pasquali

Dalla lettura dei dati sulle elezioni presidenziali USA che hanno visto la vittorio di Donald Trump su Hillary Clinton pubblicati sul sito del Sole 24 Ore, che riguardano il 99% delle schede scrutinate, e che quindi possiamo considerare pressochè definitivi, balza subito agli occhi un dato macroscopico, cioè che la Clinton ha preso più voti popolari di Trump, 59.814.018 contro 59.611.678, e non credo che lo scrutinio del restante 1% di schede possa inficiare questo primo dato.

Chi ha preso meno voti, in virtù di un particolare meccanismo elettorale, è il vincitore e sarà il futuro Presidente degli USA, molto francamente non mi pare il massimo della democrazia, e questo dovrebbe essere di monito ai tanti apprendisti stregoni di casa nostra che a ridosso del Referendum del 4 dicembre stanno già arzigogolando su una nuova legge elettorale senza ballottaggio: solo una legge elettorale ove sia possibile esprimere le preferenze e che assicuri la rappresentatività della nazione senza premi droganti per i vincitori può dare la governabilità e la stabilità che lor signori tanto agognano, i trucchetti elettorali portano a governare chi non ha una maggioranza solida, chi non è stato eletto al ruolo ricoperto (ogni riferimento a Renzi non è casuale), chi più che eletto e stato “nominato” da lobby, logge e consorterie strane, ed in un momento di profonda crisi come quello attuale le magagne fanno subito a rivelarsi per quello che sono.

Ritornando sulle elezioni USA rispetto alle precedenti elezioni presidenziali il candidato democratico ha perso 2.801.388 voti, mentre il candidato repubblicano ne ha avuti 469.674 in più (mia elaborazione dati dei siti Sole 24 Ore e Repubblica). Perdendo voti la Clinton è stata superata da Trump in una serie di stati da sempre “in bilico” che ha conquistato massicciamente, acquisendo i relativi Grandi Elettori.

A me sembra chiaro che la Clinton è stata una scelta sbagliata, la gente ha capito benissimo che tipo di Presidente sarebbe stata e ha preferito non votarla, mentre la vittoria di Trump è anche, e forse prima di tutto, una vittoria contro i maggiorenti del suo partito, che non solo non lo hanno appoggiato ma lo hanno osteggiato, il più delle volte nascostamente, ma in alcuni casi in maniera palese e clamorosa, si pensi alle dichiarazioni di Bush a favore della Clinton.

Credo che dichiarazioni del genere, lo schieramento pressochè unanime dei grandi media e di praticamente tutto il mondo culturale e della spettacolo a favore della Clinton alla fine della fiera abbiano giovato a Trump, identificato come estraneo al mondo del potere, e quindi da votare in alternativa a chi quel mondo del potere rappresentava facendone parte da sempre.

Non sappiamo cosa succederà in futuro, ma appare chiaro come in tutto il mondo occidentale ci sia una frattura non più sanabile tra la maggioranza della società e le elitè che dal dopoguerra hanno governato, e che vogliono gestire la crisi economica da loro stessi in parte generata per comprimere democrazia, diritti, salari e vita dei lavoratori.

Qui da noi una prima risposta a questo stato di cose dovremmo darla il 4 dicembre, facendo vincere il NO, mandando a casa Renzi ed iniziando a costruire un fronte di lotte sociali che porti poi ad una rappresentanza politica autonoma delle classi subalterne, la cosa è lunga e difficile, ma non ci sono ne alternative ne scorciatoie.

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Dopo Trump. "Per guardare al contesto servono occhi completamente nuovi"

di Antonio Musella

Credo che la vittoria di Trump insegna che non è tempo per moderati e d'altronde quella Usa è la conferma di affermazioni che, sebbene ideologicamente (ma conta davvero per chi vota?) diverse, si inseriscono nello stesso solco: Orban, Le Pen, Podemos, Tsipras, Grillo. Gli elettori sono incazzati perché si impoveriscono e aumentano gli squilibri, non vogliono figure rassicuranti ma qualcuno che si incazzi esattamente come loro e dia un volto (purtroppo uno qualsiasi dalla troika agli immigrati) ai loro problemi. Il "the Great America again" è uguale al "Vaffanculo" di Grillo ma attenzione è identico al "Renzi si deve cacare sotto" di De Magistris e non è un caso che proprio Grillo e De Magistris siano i fenomeni più atipici e di rottura della politica italiana. Grillo esulta per Trump non perché i grillini sono come Trump (che idiozia pensare questo) ma perché quel tipo di comunicazione ha fatto l'impresa. E fa bene a gioirne. La politica è comunicazione, compito dei politici è saper veicolare dei contenuti e coinvolgere (non convincere) le persone. Trump non sarà la fine del mondo (ascoltate il primo discorso con il rassicurante "sarò il presidente di tutti) ma dimostra che non solo in Europa ma nel mondo è tempo di radicalita' e non di politici da lobby come la Clinton e come Renzi. Ah dimenticavo…suggerirei di riderci su Trump perché parlarne in modo apocalittico come si sta facendo in Italia ha una funzione precisa: provare a far recuperare i "rassicuranti" come Renzi appunto. Insomma guardiamo al contesto e capiamo che servono occhi completamente nuovi

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Preoccupati per il voto USA? Pensate allora cosa potrebbe succedere anche in Italia con la revisione costituzionale Renzi-Boschi

di Franco Ragusa

Se qualcuno voleva un esempio pratico degli effetti della revisione costituzionale targata Renzi-Boschi, ecco, con la vittoria di Trump alla presidenza e la coincidente conquista del Congresso da parte del partito repubblicano, l'ha avuto.
Entrambi i Poteri, Esecutivo e Legislativo, sono ora nelle mani di un solo partito, con in più vita facile per la nomina degli Organi di controllo.
Questa coincidenza sta improvvisamente generando sconcerto, in quanto a capo di tutto questo vi sarà un personaggio inaffidabile.
Ma è esattamente quello che accadrà, sistematicamente e non soltanto occasionalmente, con la revisione che ci accingiamo a votare con il referendum del 4 dicembre.

– Un solo partito, infatti, neanche una coalizione più variegata, con l'Italicum potrà conquistare con certezza la maggioranza parlamentare alla Camera dei deputati grazie al premio di maggioranza (che poi sarebbe un premio ad una minoranza);
– con l'assegnazione alla sola Camera dei deputati del voto di fiducia, il Governo coinciderà esattamente con i voleri di quest'unico partito;
– con le liste bloccate per i capilista, il capo di quest'unico partito potrà godere del potere di condizionare a suo esclusivo piacimento le sorti della legislatura grazie al bel drappello di fedelissimi che avrà appunto piazzato tra gli eletti sicuri;
– il Senato pastrocchio dei dopolavoristi, infine, soprattutto a causa della forte riduzione del numero dei senatori e per le conseguenze tecniche che ne conseguiranno ai fini della distribuzione dei seggi (pochi seggi a disposizione delle singole Regioni), sarà espressione dei primi due-tre partiti e, quindi, in buona parte controllabile dal primo partito che già controlla la Camera;
– ampia facilità di nomina per quest'unico partito, pertanto, dei Poteri di garanzia.

Auguri a tutti noi.

 

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1 Commento


  • Francisco

    C'è qualcosa che comunque non torna, sia nei commenti dei lettori sia nelle analisi dei media, mainstream o no che siano, a cominciare dall'accostamento con i nostri Renzi, Grillo e Salvini o gli altrui Le Pen o Farage, ha sicuramente l'aria di chi vuol sviare le indagini.

    Gli USA sono USA da sempre e tali resteranno, sicuramente non sarà Trump a invertire la rotta, anche se ha il "merito" di aver tirato giù il velo dell'ipocrisia al "paese guida" del pianeta, alla quale guida obbediranno come sempre i personaggi su citati.

    Trovo invece stucchevole questo modo di reagire di un mondo che tutto a un tratto ha scoperto che negli USA il Ku Klux Klan è vivo e vegeto e soprattutto "legale", vista la libertà negli USA di chiamarsi nazisti e agire da fascisti e non certo comunisti… un movimento che ha oltre 150 anni di vita vede per la prima volta in piazza una (sparuta) piccola e media borghesia benpensante che si scandalizza delle sue performances e del suo endorsement a Trump, un blocco sociale e di pensiero che non ha battuto ciglio per le centinaia di neri uccisi anche sotto l'amministrazione di Obama e le guerre seminate nei decenni dalle varie amministrazioni USA… lo "sdegno" che li distinse per il Vietnam fu dovuto soprattutto dalla vista dei  loro connazionali cadaveri e mutilati che tornavano dalla infame guerra di liberazione.

     

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