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Napoli e la filosofia pratica di Minniti

Il 10 aprile 2017 il sindaco di Napoli Luigi De Magistris prometteva, in un dibattito sul decreto Minniti ancora in corso di approvazione in Parlamento, che questo decreto non avrebbe mai trovato applicazione sul territorio Napoletano.
Il sindaco in quella stessa sede esprimeva la sua forte preoccupazione per le misure repressive previste dal decreto del Ministro Minniti, a fronte di quelle che, da parte dei Comuni, erano piuttosto richieste di risorse finanziarie.
Nonostante lo scetticismo di quanti facevano notare che De Magistris è vicepresidente dell’ANCI, nonché delegato ANCI per “la legalità e la sicurezza” – e che il testo ormai convertito in legge altro non è che un testo emanato per far fronte alle richieste dei Comuni, e scritto di concerto proprio con l’ANCI -, non poteva che essere accolta con favore la dichiarazione di chi, da rappresentante dei napoletani, preannunciava che non avrebbe dato corso a quello scandaloso provvedimento che è il decreto Minniti.
Trascorso poco tempo, però, il 09 maggio 2017 si apprendeva di un cd. D.A.Spo. urbano notificato ad un venditore di fiori in zona Chiaia dalla polizia municipale.

Dopo alcune proteste contro il comando della polizia municipale interessato, il sindaco tornava davanti alle telecamere per chiarire la sua totale estraneità alla decisione e che, ad ogni modo, si sarebbe attivato per rimuovere questo problema. Nonostante le parole, invece, nell’arco di meno di 48 ore interveniva nuovamente la polizia municipale che, data la violazione del D.A.Spo., trasmetteva le carte al Questore per procedere all’ordine di allontanamento del venditore di fiori.
Si potrebbe ancora pensare che il sindaco di Napoli non c’entra, che il vertice dell’organo esecutivo del Comune di Napoli non ha potere, neanche di persuasione, nei confronti della polizia municipale.

Che sia quest’ultima a governare la città di Napoli?
In questi giorni però leggiamo una delibera del 29 aprile 2017, firmata dalla giunta del Comune di Napoli, con al vertice De Magistris, all’unanimità, con la quale si stabilisce, a tutela del decoro urbano, il divieto di “vendita itinerante” in un numeroso elenco di strade e piazze del centro della città.
In altre strade e piazze, con apposito elenco separato, il divieto non colpirà chi vende “prodotti dell’artigianato legati all’identità, alla cultura, alla storia cittadina”. La delibera in questione pare confermare un’impostazione ormai tipica di questa amministrazione, che fa di tutto per eliminare dalla città vetrina l’economia marginale di chi tira a campare, senza però rinunciare al “folk-turismo” che piace tanto ai turisti ed agli avventori della “città ribelle e dell’accoglienza”.
La delibera prevede l’applicazione ai trasgressori di sanzioni amministrative pecuniarie, la confisca della merce “fermo restando l’applicazione di eventuali sanzioni previste dalla legge” – tra cui il D.A.Spo. urbano, per intederci – e, sempre se non fosse abbastanza chiaro il tutto, demanda “al Comandante della Polizia Locale e al Dirigente del Servizio Mercati i successivi adempimenti di competenza”.
Questa delibera è stata firmata il 29 aprile 2017, cioè dieci giorni prima il famoso D.A.Spo. notificato al venditore di fiori.
Oggi l’operazione di pulizia e decoro della città continua, con interventi continui del solerte corpo di Polizia Municipale, soprattutto ai danni di venditori ambulanti della zona di Piazza Garibaldi.
E’ il momento che queste operazioni vengano fermate, e che il sindaco Luigi De Magistris smetta di mentire alla città al solo scopo di orientarla nel dibattito elettorale verso il suo partito.
Bisognerà adoperarsi per obbligare al ritiro immediato della delibera e di qualsiasi altro atto che mira a tutelare il decoro della città vetrina a scapito di chi la città la vive e, suo malgrado, è costretto a farlo nella marginalità!

 

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