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Davide Rosci. Lettera dalla libertà

Carissimi Amici e Compagni,
appena alzato sono solito approfittare del silenzio per rispondere alle tante lettere che in carcere mi giungevano e questa mattina non è una lettera singola che scrivo bensì una lettera collettiva.
Ho atteso un giorno prima di elaborare quello che stava e sta accadendo, ma ancora non ci sto capendo più di tanto. E’ impossibile descrivere la gioia che si prova quando una persona riconquista la libertà e affermare di esser rinati per una seconda volta forse dà l’idea.
La frase pronunciata dal Comandante “Rosci prepara i panni, sei un uomo libero” mi ha fatto tremare le gambe e da quell’istante mi sto piano piano risvegliato da un incubo che da troppi anni ormai durava. Ho preparato quindi le mie cose, ho salutato i ragazzi che ahimè sono rimasti dentro e l’attesa snervante dovuta alla trafila per la scarcerazione ha per un’ultima volta messo alla prova i miei nervi. Fortuna ho smesso di fumare altrimenti nella cella d’attesa mi sarei “appicciato”.
Ad attendermi fuori la porta carraia c’era mio fratello e l’emozione è stata tanta sia per me che per lui. Ci siamo abbracciati forte e idealmente, con il cuore, stretto nostro padre in mezzo a noi. Si è accesa la macchina e dopo 1884 giorni mi sono diretto verso la mia amatissima Teramo da uomo libero.
La notizia della scarcerazione ha fatto velocemente il giro del web e al mio post su facebook è seguita una valanga di messaggi che francamente non so come gestire. Appena trovero’ il tempo tecnico, promesso, vi rispondero’ a tutti.
Nello stesso le virgolette tra la parola “libero”non sono del tutto causali. Ho si riconquistato la libertà tanto attesa, ma resta pur sempre una libertà parziale. Mi hanno infatti concesso l’affidamento in prova al lavoro e pertanto dovro’ scontare il mio residuo di pena (quasi 4 anni) tra prescrizioni, limitazioni e sorveglianze varie.
Se penso a dov’ero fino a alla notte del 15 giugno questa apertura è grasso che cola, ma allo stesso tempo sono un po’ preoccupato per il futuro. Ho la consapevolezza che non aspetteranno altro per portarmi di nuovo dentro quindi toccherà tenere bene le orecchie dritte e non dargli assist. Lo so, forse è una paranoia eccessiva, pero’, per chi come me è abituato all’ambiente carcerario, le precauzioni non sono mai troppe. Dovro’ pertanto stare attento agli orari che mi sono stati dati ed evitare di frequentare quei pregiudicati che fino a ieri erano con me 24 ore su 24 e che ora sarà un problema pure salutare. Strana proprio la giustizia…
Ma non voglio ora fermarmi a parlare di questa sconosciuta, ci saranno momenti ed occasioni così come ci saranno contesti e modi per parlare di carcere e politica; chiudo con un pensiero rivolto a voi tutti dicendovi che siete stati la mia vera arma segreta. Lo so’, sono un po’ ripetitivo, ma davvero non so dove ora mi troverei se non vi avessi avuto tutti voi al mio fianco. Le vostre lettere mi hanno detto che non ero solo e la vostra solidarietà mi ha dato la possibilità di dormire sogni tranquilli. Avete fatto vostro il mio caso e trattato come si tratta un fratello o un figlio. Mia madre è stata seguita e sostenuta in ogni istante e per questo non finiro’ mai di ringraziarvi.
Cio’ che vi sto ora scrivendo è un passaggio un po’ delicato pero’ non mi vergogno a dirlo: spesso la testa mi ha fatto brutti scherzi e a volte ho pensato che forse era meglio darci un taglio a quella vita insensata. Avrei pero’ rinunciato a questi momenti e a tutti quei momenti che ancora devono venire. Per questo vi saro’ riconoscente a vita.
Permettetemi, e già vedo i nasi di qualche compagno storcersi, di rivolgere un pensiero a tutte quelle persone, agenti compresi, e si cazzo ci sono guardie che come unica pecca hanno quella di indossare la divisa, che al Carcere di Castrogno mi hanno tratto come si tratta un uomo.
Il Carcere è un istituto sbagliato e da rifondare alla radice e loro lo sanno. Sono per un certo senso delle vittime come noi detenuti, ma hanno dei comandi a cui sottostare e disposizioni calate dall’alto che spesso li costringono ad agire in modo inumano. Ci sono poi quelli esaltati e lì il discorso è diverso, ma lasciamo stare.
Sicuramente leggeranno questo righe e a loro voglio dire di provare a trattare i miei “colleghi” nel modo come hanno trattato me e di combattere perchè venga fatta luce su quelle zone d’ombra che ancora avvolgono il sistema penitenziario italiano.
La rivoluzione la faremo e ne saremo tanti, proletari in divisa compresi!

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