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Quell’antirazzismo a targhe alterne del PD che tira la volata al centrodestra

Dal Partito Democratico si sta levando, in queste ore, un coro unanime contro il candidato del centrodestra alla carica di governatore della Lombardia, Attilio Fontana, per il noto e delirante “lapsus” di quest’ultimo sul ” rischio estizione della razza bianca”.

Lo sfidante Giorgio Gori ha affermato lapidario :”Fontana è uno xenofobo peggio di Borghezio!”; Il sindaco di Milano Sala:«Se continua così, Fontana prima del 4 marzo potrebbe dire che tutti quelli che si chiamano Calogero e vengono dalla Sicilia hanno un mese di tempo per tornare nella loro regione”. Dichiarazioni di fuoco sono venute anche dal ministro dell’agricoltura e numero due del Partito Democratico Maurizio Martina nonché dalla vicepresidente del Partito Democratico, Barbara Pollastrini, che ha tuonato (si fa per dire): «Le parole sono pietre. A chi aspira a governare non è permesso inventare un assedio che non c’è». Infine l’assessore alle politiche sociali, salute e diritti del comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, che ha lanciato l’idea di una “grande manifestazione nazionale antirazzista per il prossimo 20 maggio”.

A questo punto, resta da capire se quelli del PD, dall’alto di cotanta indignazione, vorranno che ad aprire l’annunciata prossima “grande manifestazione nazionale antirazzista” democratica, sia, ad esempiol, il governatore della Campania Vincenzo De Luca, per i noti meriti acquisiti sul campo in ordine alla vexata quaestio.

Oppure, se ad essere designato quale uomo-simbolo di questa nuova grande stagione di battaglie per i diritti umani e civili, sarà direttamente il ministro dell’interno Marco Minniti che potrebbe aprire il grande corteo antirazzista del prossimo maggio contro Fontana e soci con delle splendide gigantografie dei lager libici in cui i migranti stanno subendo pestaggi, torture, estorsioni e stupri e nei quali vengono rispediti quotidianamente, in massa, a causa della “disumana collaborazione tra l’#UnioneEuropea e la guardia costiera libica”, secondo la definizione che ne ha dato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Raad al Hussein.

Una collaborazione che è seguita all’accordo italo-libico per il “contrasto dell’immigrazione illegale” firmato il 2 febbraio 2017 da Gentiloni e dal signore della guerra Fayez al Serraj. Un accordo che, vale la pena di ricordare agli appassionati di teatrini elettorali, ha “esteso” la validità del primo Trattato di amicizia tra l’Italia e la Libia, sottoscritto nel 2008 dall’allora ministro dell’interno Roberto Maroni (collega di partito di Fontana ed attuale governatore della Lombardia) e Muammar Gheddafi.

Ma chissà se poi, a maggio, si terrà davvero questa “grande manifestazione, antirazzista”. In fondo le elezioni saranno passate da un pezzo e come diceva Giorgio Gaber gli attuali contendenti “…saranno già finiti tutti nella stessa buca… ssvvtt!.. slitten! Un troiaio. Viva!“.

  • La vignetta è di Danilo Maramotti

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