Menu

Firenze. La rabbia e il dolore della comunità senegalese sono i nostri

Siamo stanchi di piangere i nostri morti. A poche ore dai risultati elettorali, un uomo, un immigrato, un lavoratore, è stato assassinato a Firenze. Chi ha sparato è un italiano di 66 anni, incensurato. Le sue dichiarazioni in questura sembrano escludere il movente xenofobo: pare che avesse deciso di uccidersi per gravi problemi economici, ma, non avendo trovato il coraggio per farlo, avrebbe preferito uccidere qualcun altro così da andare in carcere per non gravare economicamente sulla sua famiglia. Un uomo che non avrebbe niente a che fare con i fascisti ma che ha “scelto” un uomo nero per sparare contro qualcuno.

Se la leggiamo sotto questa luce, il fatto che non sia un fascista l’esecutore, rende il tutto ancora più grave. Quando l’odio e la frustrazione assalgono una persona sembra, ormai, quasi automatico scagliarsi contro chi è, ogni giorno, indicato come causa di questi mali. Così questo episodio mette in luce le responsabilità politiche di chi in questi anni di crisi, d’impoverimento e di sempre maggiore sfruttamento, ha fatto delle emergenze e della paura le leve con cui rompere legami di solidarietà e permettere, in nome della “sicurezza” e della “lotta al degrado”, di far crescere sentimenti di odio e d’egoismo. Di alimentare, quindi, la guerra tra lavoratori, tra disoccupati, tra quelli che loro amano definire gli “indesiderabili”. Ed è così che stamani è morto un altro dei nostri, un lavoratore.

Per combattere tutto questo noi pensiamo che sia necessario tornare e stringere quei rapporti e quei legami di solidarietà che sono gli anticorpi all’avanzamento di sentimenti egoistici, xenofobi e securitari, – terreno in cui cresce fascismo e reazione- rimettendo al centro i bisogni reali di lavoratori, studenti, disoccupati, precari e pensionati indicando nella lotta e nella solidarietà una risposta e un’ alternativa reale e praticabile . Anche per questo oggi eravamo a fianco della comunità senegalese, come lo siamo stati per Samb e Diop nel dicembre 2011, durante il corteo che dal luogo dell’omicidio è arrivato fin sotto le finestre di Palazzo Vecchio,bloccando il centro cittadino e arrivando alla stazione.

Poco importa il movente o l’identikit dell’assassino, sappiamo solo che Idy Diene ha pagato il prezzo di tutto questo. Il prezzo di una guerra portata avanti da quella classe dominante che per i suoi interessi alimenta odio e paura e che cerca ogni giorno di metterci gli uni contro gli altri per evitare che le forze vengano indirizzate, insieme, verso chi ci sfrutta.

Siamo stanchi di piangere i nostri morti.

COMPAGNE e COMPAGNI del CPA Fi-Sud

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *