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USB: il coraggio del sindacalismo confederale al tempo dei Salvini

La grande manifestazione di sabato 16 giugno ha rappresentato il debutto dell’opposizione sociale al nuovo governo Conte. Braccianti,migranti, operai dell’industria, lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego, occupanti di case, precari e tanti giovani quadri militanti hanno reso evidente lo sforzo prezioso di ricomposizione di un nuovo blocco sociale. USB ha espresso così il carattere più autentico e genuino della confederalita’ quale espressione dei bisogni comuni del mondo del lavoro e del non lavoro. Ed è tanto più prezioso questo sforzo se si considera che non solo è totalmente controcorrente rispetto ai processi di frantumazione della soggettività collettiva ed ai valori dominanti, ma che è sostanzialmente “costoso” per USB dal punto di vista politico e sociale. L’accumularsi delle sconfitte ha introiettatto in larghissima parte del mondo del lavoro e nei suoi quadri la cultura del sindacalismo aziendalista, nemico giurato della confederalita’. Un sindacalismo di prossimità, capace anche di lottare duramente per l’interesse immediato del proprio luogo di lavoro, ma slegato e avverso ad ogni valore unificante della classe. I Salvini sono parte costituente della nuova società fondata sull’odio e l’individualismo ma essi rappresentano, al di là del dato puramente elettorale, le pulsioni più retrive che sono in larga misura maggioritarie nelle fabbriche. Affrontare i temi dei diritti dei migranti, dell’antifascismo e antirazzismo nelle assemblee dei luoghi di lavoro significa esporsi a contestazioni un tempo inimmaginabili e mettere in conto una perdita di consenso. Per queste ragioni è più che mai preziosa la confederalita’ che USB esprime. Fare sindacato al tempo dei Salvini vuol dire avere il coraggio di non piegarsi alla subcultura che vorrebbero imporci con la consapevolezza tuttavia che senza una rottura del quadro delle compatibilità esistenti non è possibile praticare il sindacalismo antagonista. Occorre farlo anche scontrandosi, se necessario. Il sindacato è uno strumento per l’emancipazione delle classi lavoratrici, quello che non potremmo mai fare è sostituire a questo obbiettivo l’interesse di organizzazione. Con la manifestazione del 16 giugno USB ha praticato questa scelta di fondo. Ed ha fatto bene.

* esecutivo nazionale Usb

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