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Perchè una diciottenne sta in Potere al Popolo (e vota il primo statuto)

Questa foto, che attualmente è la foto più significativa del mio rullino, è stata scattata il 10 Febbraio 2018 a Macerata, durante il corteo antirazzista e antifascista dei movimenti. Il corteo era una risposta simbolica al vile attacco terroristico di Traini che, a seguito dell’orrenda questione di Pamela Mastropietro, era uscito di casa, quella bella mattina del 3 Febbraio 2018, e aveva pensato bene di sparare a 6 immigrati, proprio perché immigrati.
Quel pomeriggio del 10 Febbraio, a Macerata, 15.000 persone erano scese in piazza per ribadire che il razzismo avrebbe trovato sempre le porte chiuse, dalle nostre parti, nonostante l’indifferenza generale dei vertici del nostro Paese, che avevano rubricato la faccenda a un raptus di follia (alcuni giustificando Traini anche con un certo compiacimento).
Tra quelle 15.000 persone, ce n’erano tante, tantissime di Potere al Popolo. Dietro a quello striscione c’erano tutti quei giovani, quei vecchi, quei disoccupati, precari, pensionati (e chi ne ha più ne metta) che solo tre mesi prima d’improvviso, quasi per miracolo, si erano dati, un po’ per gioco, un po’ per disperazione, una sfida, e si stavano mettendo in gioco con tutte le loro forze, con il vigore e la voglia di chi ‘sto mondo lo vuole cambiare per davvero.

È stata quell’energia, quella forza di quei volti dietro lo striscione, a farmi pensare, per la prima volta nella mia breve vita da diciassettenne, che non ero sola. Che quell’entusiasmo contagioso aveva qualcosa di straordinariamente potente, che quella massa di pazze e pazzi messi assieme avrebbe fatto qualcosa di bellissimo.
Potere al Popolo ha rappresentato per me, fino ad ora, lo spazio politico in cui ho cominciato a militare più o meno attivamente, con la mia inesperienza. È stata un’occasione eccezionale che mi ha permesso di conoscere compagne e compagni straordinari, più o meno giovani; un’esperienza intensa che ci ha consentito, con le dovute difficoltà, di rimettere insieme pezzi di lotte e di fare mutualismo.
È stato lo spazio politico in cui, nel mio territorio, hanno ricominciato a dialogare associazioni e collettivi con un’assemblea antifascista permanente dopo quasi dieci anni di silenzio.
Tutto questo in soli 10 mesi.

Quello che ha fatto Potere al Popolo in così poco tempo è straordinario. Ma l’ha fatto non per grazia divina, ma per la sua stessa costituzione. L’ha fatto per la sua struttura che affonda le sue radici nella base militante, diventando, in questo modo, il più inclusiva e democratica possibile, attirando giovani, come me, che decidono di entrare a far parte di questo processo proprio perché si sentono parte della maggioranza e vogliono decidere.
Potere al Popolo è un movimento giovane, non solo cronologicamente. E, dal basso della mia gioventù, direi che forse è questa la via da seguire. È questo il futuro. Ed è per questo che sto in potere al popolo.

Per le ragioni di cui sopra, all’alba del processo costitutivo (che ritengo una rottura di coglioni purtroppo necessaria), fra i due statuti sceglierei il primo, quello che mantiene la struttura originaria di Potere al Popolo e non lo trasforma in un altro partito di sinistra di nicchia. Lo scelgo, in breve, per la sua struttura fluida e snella, dove vi è solo un livello di rappresentanza (invece che due) e l’Assemblea Nazionale è rappresentata da tutte e tutti gli aderenti di Potere al Popolo, invece che da delegati delle Assemblee Territoriali; dove la maggioranza è formata dal 50%+1 dei votanti, invece che dai 2/3, proprio per permettere una struttura capace di agire e in grado di non farsi paralizzare; dove la linea politica è dettata dalla base e non dai vertici e i portavoce sono eletti dall’assemblea nazionale e non dal coordinamento nazionale.
Insomma scelgo lo statuto numero 1, nonostante anch’esso abbia bisogno di modifiche (ad esempio non sono per nulla d’accordo con la lista nazionale, presente sia nel primo che nel secondo statuto) perché mantiene Potere al Popolo esattamente così com’è, perché mantiene quella struttura fondamentale, fondata sulle assemblee territoriali, che gli ha permesso di farci intravedere uno spiraglio di futuro.

Non ho intenzione di addentrarmi nelle questioni degli ultimi giorni sui cammellaggi, perché onestamente non me ne frega proprio nulla di persone piccole piccole che, per ragioni di status quo e di egemonie, (ragioni che io trovo estremamente superate, se non addirittura sepolte), manda avanti politiche reazionarie e cieche.
Però una cosa la devo dire: avete (e abbiamo) una responsabilità politica nei confronti del futuro. Ci aspettano tempi durissimi e non possiamo permetterci di perderci in un bicchier d’acqua, di attestarci su delle posizioni che non ammettono compromessi, non ora e non oggi.

I treni passano solo una volta, e noi non possiamo perderlo sto treno, anche per tutte quelle ragazze e per tutti quei ragazzi che nel 2018 hanno diciotto anni e il futuro se lo vogliono prendere a morsi. Con la stessa grinta di quel giorno di Febbraio a Macerata.

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1 Commento


  • Tiziano

    BRAVA SARA!
    GRAZIE DEL TUO ENTUSIASMO, DELLA TUA SERIETÀ E DELLA TUA ANALISI.

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