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Sardine e dintorni. Muti sul potere, forcaioli con gli altri

Era giusto esserci. E forse sarà giusto tornarci. Ancora più organizzati, con più striscioni e speakeraggi che disvelino tutte le contraddizioni dell’operazione “sardine”. Perchè nel vuoto italiano in una piazza piena converge di tutto. Converge soprattutto chiunque si stia guardando attorno per cercare cambiamento.

Ma evitiamoci la retorica sulle belle piazze che sfidano Salvini. Certamente ogni fenomeno sociale è spurio, ogni movimento ha un inizio ingenuo, ogni piazza è eterogenea. Ma qua siamo oltre. Ed è bene dirlo.

Perché non si tratta di un movimento ingenuamente “autorganizzato”, che procede spontaneamente per successive approssimazioni. Sono piazze convocate in maniera pesantemente verticale e in odore di eterodirezione.

E’ la task force social di formazione “Democrats” che mette in campo la sua grande operazione di immagine contro la task force social di Salvini. E non è un caso che l’accento cada sempre lì: “bisogna fermare la “propaganda” di Salvini, bisogna fermare la bestia”.

Nel mirino non c’è la politica di Salvini, ma il suo “modo di fare” politica. E la cosa è ripetuta, rivendicata, palesata a più riprese.

L’obiettivo è fermare la propaganda di Salvini in vista delle prossime elezioni. Come se Salvini avanzasse per “pura propaganda”. Come se il razzismo non sfondasse tra la nostra classe a causa di miseria e povertà, della disoccupazione e della crisi, del Jobs Act, della Fornero, della perdita di diritti sociali, del pareggio di bilancio ecc.

E anche qua è bene dirselo: non siamo di fronte a un programma iniziale parziale, ingenuo, ma in potenza radicale e dirompente. Siamo di fronte ad enfasi e accenti che in alcuni casi sono perfino conservatori.

Si invoca la fine “dell’odio”, la pace e l’unità. Ma il paese pacificato e unito, “politicamente corretto” a cui si allude, è un paese dove le multinazionali continuino a licenziare, i rimpatri ad avvenire, le giunte regionali a privatizzare sanità e servizi, l’Unione Europea a imporre l’austerità permanente.

Che nessuno approfitti però di questa situazione per spargere razzismo e becero populismo! Il “popolo”, insomma, può continuare ad avere fame. Nessuno osi parlare alla sua pancia.

Il paese a cui si allude è proprio questo, senza però Salvini.

Come se Salvini non fosse invece il prodotto di “questo paese”.

E il punto non sarebbe nemmeno che venga fatta ammainare una bandiera rossa in piazza a Firenze (rispetto e solidarietà per i compagni del Cpa). Fosse solo quello…

Quanti movimenti cominciano con il rifiuto banale e ingenuo dei “simboli”. Il punto è che il sindaco delle zone rosse – quelle elogiate da Salvini Ministro degli Interni, anticipatrici dei Decreti Sicurezza – in quelle piazze invece ci sguazza, si fotografa, si autodedica un bagno di folla. Nessuno chiede di “ammainare” la sua politica.

Il punto è che Salvini non è al Governo, né della Regione, né del paese. Al Governo ci sono gli amici dei capi sardine. E i capi sardine a quegli amici non chiedono nulla, né nulla rimproverano. Muti, come pesci.

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