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Spagna. Sul movimento Democrazia Ora!

Per anni si sono accumulate le nuvole del temporale: cinque milioni di disoccupati; una generazione condannata a vivere peggio dei suoi genitori, un sistema político corrotto fino alle midolla, sostenuto da istituzioni dirette da parassiti e da signorotti svergognati, ceffi senza statura politica e umana; mass media controllati, come quasi tutto, dal denaro di banchieri e speculatori (in realtà i due termini si equivalgono); politicanti abituati a vivere di mezzucci e a farsi beffe dei cittadini, compresi i loro stessi elettori, che umiliano con i loro modi da cortigiani e le loro risse da bassifondi.
“La chiamano democrazia ma non lo è”, era il grido di migliaia di persone contro la guerra e le sue miserie, otto anni fa. Si vedeva già allora l’inizio di quello che si è poi verificato; ma quel risveglio dei cittadini è terminato cozzando contro un reticolo robusto, proprio per evitare che la protesta potesse svilupparsi fino in fondo. Zapatero ha trovato con una vittoria in cui non sperava e che non ha saputo amministrare, proprio perchè non era la sua, ma dei cittadini che già non credevano più in una democrazia che non esiste, sostenuta dal potere reale di una manciata di famiglie, le stesse di sempre, quelle cresciute all’ombra del franchismo e che continuano a tirare le fila della trama in questa farsa di borboni, mitre, galloni e redditieri senza scrupoli. Una cittadinanza che nemmeno trovava strumenti per indirizzare la sua rabbia.
Già allora, i cittadini cominciavano a sentire che la democrazia per la quale avevano lottato essi e i loro genitori, si era convertita sin dall’inizio, a causa del tradimento di alcuni, in carta straccia. La sinistra sottomessa non ha saputo (in realtà non ha voluto, perchè i segnali erano evidenti) rispondere a questa corrente; non ha percepito che la parte più cosciente della cittadinanza, quella che promuove i grandi cambiamenti, incominciava a porsi domande, senza più sperare che costoro fornissero risposte. L’espressione di rabbia di otto anni fa, è stata sul punto di finire in frustrazione, perchè la sinistra indegna di questo nome, ha voltato le spalle alla maggioranza.
Quando meno se lo aspettavano, alla vigilia di un’elezione, di uno di quei appuntamenti rituali progettati per perpetuare la carcassa della legittimità del vuoto democratico, la rabbia è straripata. Da un lato l‘immondizia, dall’altro il Popolo, con la P maiuscola, stufo di essere considerato suddito, stufo di soffrire per una sinistra che lo colpisce con l’accanimento ed il cinismo della destra e per una destra che, essa sì, coerente con gli interessi della sua classe, minaccia di allontanare più possibile, fino a negare, se può e glielo permettiamo, il futuro dei nostri figli. La forza collettiva, della maggioranza, si sta facendo sentire, al di sopra del silenzio imposto per tanti anni dai suoi nemici di classe.
Chi può stupirsi che questa corrente cittadina, che fa traboccare di dignità la Puerta del Sol, centro dei grandi appuntamenti della nostra storia, getti il suo disgusto in faccia a tutti quelli che sostengono questo sistema? Uno degli slogan che abbelliscono la piazza, lo sintetizza: non siamo antisistema, il sistema è contro di noi.
Indigna vedere il cinismo con cui i commedianti di sempre, quelli che hanno votato i tagli, quelli che giustificano la vendita della democrazia ai mercati e consegnano i diritti della maggioranza ai poteri finanziari, affermano ora di condividere gli obiettivi della marea umana che li insulta, di “comprendere” l’indignazione e le sue ragioni: Zapatero, Rubalcaba, Rajoy…fino a Camps prototipo di insolente che ride di tutto e di tutti, protetto da un sistema giudiziario lento e benigno con i potenti. Come possono dire ciò! Come è possibile essere così cinici!
No! E’ certo che essi stanno, insieme ai loro padroni, i Botín, i Fernández e soci, dalla parte dell’immondizia che dobbiamo spazzar via per gettare le basi di una democrazia reale, della maggioranza! E lo sanno, per questo motivo cercano di intorbidire tutto, presentandosi, sebbene pochi ormai lo credano, come difensori di quel bene comune che hanno sempre violato.
Non è la prima volta che il malessere latente si condensa ed esplode spontaneamente, ma nemmeno sarebbe la prima volta in cui questo malessere si perde nell’impotenza.
Tuttavia, la situazione non è la stessa come in altre occasioni. Alla Puerta del Sol ci sono emozioni e sentimenti, è chiaro! cosa ci si poteva aspettare, quando le porte sono chiuse? Allora, le emozioni e i sentimenti sono alla base della coscienza politica; e le migliaia di cittadini che la riempiono ad ondate, continuano a trovare le parole, i termini che concretano in domande il loro disgusto, la loro indigestione di tanto inganno.
Noi non siamo apolitici, facciamo politica; ha osservato un partecipante alle proteste. Eccome se è vero! A poco a poco le masse stanno distillando le loro lamentele in rivendicazioni e programmi. Ciò è talmente vero, che la maggior parte delle proposte che emergono nelle assemblee della Puerta del Sol – nazionalizzazione controllata della banca, Repubblica, partecipazione reale della cittadinanza – coincidono punto per punto con quelle che costituiscono i programmi della sinistra reale che comincia ad entrare nella lotta politica in queste elezioni.
Siamo apartitici, affermano. Possiamo aspettarci un’altra risposta, quando nella politica spagnola domina la spazzatura, quando i partiti che si disputano a bocconi il voto sono esempi di complicità e vigliaccheria? Chiaro che non tutti siamo uguali!, chiaro che il nostro Partito, per esempio, ha sempre combattuto (tante volte controcorrente) per farla finita con questa democrazia sotto tutela; per la democrazia reale, repubblicana, popolare.
Naturalmente, insieme ad altre organizzazioni che stanno sorgendo, ci sforziamo di realizzare l’unità di cui necessitano i popoli di Spagna, su una base progressista. Ma la maggioranza ancora non lo sa (e la bestia compie ogni sforzo per tacitarci).
Il fatto è che oggi, data l’ampiezza del movimento, il dibattito trascende questa questione. La gente lotta per realizzare uno slogan che è anche il nostro: di fronte al blocco oligarchico, di fronte al potere corrotto, alziamo un blocco popolare. Così come per rivendicazioni già classiche e perfettamente fatte proprie a livello popolare, come il diritto di autodeterminazione; il recupero della memoria storica; l’abrogazione dell’infame “legge dei partiti”, che in realtà è una legge contro i partiti e le organizzazioni che non si sottomettono; per una legge elettorale giusta e non discriminatoria, che ogni voto abbia lo stesso valore; ecc.
Si identifichi il nemico comune; il resto verrà; diamo tempo al tempo; permettiamo che la cittadinanza viva la sua propria esperienza. Non sarà un processo facile, arriverà, perché milioni di persone vanno riconoscendo la loro forza, e anche se nel movimento ci sono settori che, man a mano che cresce la coscienza politica, che si evidenzia la necessità di organizzare la lotta, si adopereranno per soffocare le speranze per il progresso, per portare questo clamore cittadino e popolare nel pantano della frustrazione. Ma dove questo non succede? Dobbiamo spiegare e spiegarci, imparare il linguaggio della gente, sintetizzare l’esperienza storica: di fronte ad un nemico tanto forte, è necessario non solo sforzarci, bensì rinforzarci; è necessario capire che la rivoluzione non si fa, si organizza. Ma questi insegnamenti, se manteniamo la calma, se continuiamo ad essere legati alla gente, verranno compresi sulla base delle risposte stesse del nemico.
Alcuni sciocchi sapientoni si affannano per identificare quali forze stanno dietro questa magnifica tempesta. Non è questo il punto: qualunque sia il fiammifero che ha acceso l’indignazione, la cosa realmente importante è che l’incendio si propaghi.

20 Maggio 2011
Segreteria del C.C. del Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista)
http://www.pceml.info/

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