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Referendum: un governo terrorizzato dal giudizio popolare

Il Governo, seguendo la sua strategia e quella degli interessi che rappresenta, si affretta a dichiarare chiuso il referendum sul nucleare, appoggiato, come era prevedibile, dai suoi mezzi di informazione. Si dimenticano, guarda caso, che la parola sul mantenimento o meno dei quesiti referendari spetta alla Corte di Cassazione, e che fino al suo pronunciamento il referendum è tutto in piedi.

Le norme in questo senso parlano chiaro, per annullare un referendum la nuova legge deve soddisfare a pieno gli obiettivi dei proponenti, ed è evidente che non è questo il caso. Infatti nel Decreto Omnibus si dice chiaramente che la costruzione di nuove centrali è sospesa “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche”, mentre il quesito referendario vuole abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare” e non a sospenderla. Se questo non bastasse, sono palesi le intenzioni dei filo nuclearisti e del loro Governo, che non si sono risparmiati nei giorni scorsi dichiarazioni chiare sulle loro intenzioni: non far svolgere il referendum, per non incassare una sonora ed inevitabile sconfitta che chiuderebbe definitivamente la questione in Italia, e riproporre lo sviluppo dell’energia nucleare quando l’attenzione pubblica su questo tema sarà meno forte.

Se pur la Corte di Cassazione dovrà esprimersi in senso tecnico, e non gli mancherebbero tutti gli elementi per non annullare la consultazione popolare, non potrà comunque non tenere in considerazione anche le intenzioni furbesche dei nuclearisti.

In attesa del giudizio della Corte, che sarebbe clamoroso se si esprimesse per la soppressione del referendum, lo sforzo dovrà essere quello di ostacolare in ogni modo il tentativo di far passare l’idea che il referendum non si terrà o comunque quello di creare una situazione attendista che ne farebbe scemare l’attenzione.

Il terrore del giudizio popolare è evidente, sono terrorizzati da una probabilissima sconfitta, e la manovra di eliminare il referendum sul nucleare ha lo scopo altresì di depotenziare gli altri (acqua pubblica e legittimo impedimento). Perdere i referendum significherebbe per loro anche accelerare l’inizio della disgregazione del blocco sociale berlusconiano, già resa evidente con le elezioni amministrative.

Ma il loro piano va anche oltre: sottrarre la possibilità dell’espressione popolare attraverso un esercizio di democrazia diretta e partecipativa, annullando non soltanto l’importanza dello strumento referendario stesso, ma il concetto che possano essere i cittadini a poter avere direttamente voce sulle questioni che li riguardano.

In questo senso le popolazioni stanno parlando chiaro, il movimento NO TAV, quello contro le discariche dei territori vesuviani, come quello sulla gestione antipopolare dell’acqua dove già si è introdotta la sua privatizzazione, sugli inquinamenti elettromagnetici, solo per citarne alcuni, vogliono ribadire che contro la distruzione dei propri territori e la precarizzazione della vita, debbano essere loro a poter decidere tra gli interessi collettivi e quelli privati delle lobby economiche e finanziarie.

Sarà questa la sfida che avremo di fronte nei prossimi anni, in una visione unificante del conflitto contro le devastazioni ambientali e quelle sociali.

* Rete dei Comunisti

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1 Commento


  • Joseph

    Buongiorno,

    Sono francese.

    Dei amici italiani hanno ricevuto i documente per votare per i referendum.

    Loro non capiscono bene la politica.

    E è difficile per me di capire la lingua italiana…

    In chiaro, quale è il voto lo più giusto per une comunista ?

    Grazie.

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