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Montecitorio: l’indignazione precaria fa male al potere

La mattina di mercoledi centinaia e centinaia di precarie e precari dei più diversi settori, dalla scuola allo spettacolo alla Pubblica Amministrazione agli enti di ricerca ai servizi di trasporto agli istituti previdenziali, unitamente a studenti universitari e medi, migranti e senza casa, con la presenza del coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori autoconvocati, delle sigle del sindacalismo di base dall’USB ai COBAS all’USI e delle reti cittadine raccolte in Roma Bene Comune, hanno raccolto l’invito all’assedio dell’Italia precaria a Montecitorio lanciato dagli “In.dipendenti precari per la P.A.” e dai Punti San Precario protagonisti della contestazione al ministro Brunetta insieme al coordinamento dei precari della scuola che ha installato il presidio davanti alla Camera dei deputati sin da sabato scorso. L’appello, lanciato dall’assemblea della “Indignazione precaria” già svolta in piazza Montecitorio domenica 19, era rivolto a segnare con un momento di verità una giornata politica particolare: quella della “verifica” della maggioranza di governo, all’indomani dell’incredibile approvazione del Decreto Sviluppo pur dopo il segnale univoco lanciato dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini con i referendum a difesa dei beni comuni e contro la cieca logica del profitto.

Così, come era stato annunciato e com’è stato giusto, l’indignazione ha preso la forma della collera durante l’intervento del capo di Brunetta, il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi nell’Aula di Montecitorio. Quel che il ministro della Funzione Pubblica aveva invitato i precari – “la parte peggiore dell’Italia” – a fare, e cioè “andare a scaricare cassette di frutta e verdura”, è stato fatto: all’indirizzo d’un Palazzo della Politica che non ascolta il vento di mesi di lotte e mobilitazioni e delle piazze di tutt’Europa. Frutta e verdura sono volate oltre le transenne, i cordoni e i blindati di polizia e carabinieri posti a separare la piazza indignata dal luogo della decisione politica sulle nostre vite. La reazione è stata tanto prevedibile quanto non più sopportabile: laddove la collera delle precarie e dei precari si fa sentire, il potere scatena la forza. La piazza è stata invasa dai reparti antisommossa, chi esponeva il proprio corpo a difenderla è stato malmenato. Ma la piazza si è ricomposta in un corteo selvaggio che ha bloccato il centro di Roma da piazza di Torre Argentina a piazza Sant’Eustachio, è andato a bussare proprio alla porta del ministero di Brunetta e ha raccolto la solidarietà attiva delle lavoratrici e dei lavoratori autorganizzati dello spettacolo che occupano e fanno rivivere il Teatro Valle. Proprio lì, dietro il Senato, il tentativo di blindare i Palazzi con la soppressione del diritto al dissenso e a manifestare è tornato: ma il corteo, con l’intervento anche di senatori dell’opposizione, è riuscito a riguadagnare il sacrosanto diritto di tornare in piazza Montecitorio.

Questa piazza è adesso la nostra piazza: quella della presa di parola e della solidarietà delle precarie e dei precari, quelli che non sono rappresentati da nessuno e che se solo si fermassero bloccherebbero l’Italia. E’ la piazza che fa risuonare la sempre più consapevole voglia di sciopero precario, lo sciopero del quale c’è bisogno, uno sciopero politico dentro e contro la precarietà che è lo strumento necessario e decisivo per ribaltare il piano della cosiddetta “austerità” e lo smantellamento di tutti i diritti e di tutte le garanzie.

La piazza resta e rilancia un percorso di mobilitazione in vista della prima manovra Tremonti in arrivo. L’appuntamento per tutte e per tutti, a Roma, è per il 1° luglio, con un’assemblea metropolitana di rilancio e continuità dell’Indignazione Precaria, verso un incontro nazionale di costruzione dello sciopero precario per l’autunno, al cinema teatro occupato Volturno, dalle 18 e 30.

Piazza dell’Indignazione Precaria, Montecitorio, 22 giugno 2011

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