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3 luglio No Tav: il 5° referendum

La manifestazione No Tav del 3 luglio non è stata un appuntamento come tanti altri. Non ha avuto eco mediatico nelle giornate precedenti, se non lunedì per lo sgombero della Maddalena. L’informazione e la politica si sono tenuti distanti da quello che succedeva in Val di Susa, anche perché non esistono grosse differenze tra il fronte della politica di palazzo e il mondo imprenditoriale in merito all’Alta velocità, ritenuta una necessità vitale per l’Italia, nella radiosa Europa di inizio millennio… La manifestazione del 3 luglio ha coinvolto decine di migliaia di abitanti della vallata e attivisti e solidali da tutta Italia. Se non bastano le cronache di chi ha partecipato, ci sono le immagini per smentire le dichiarazioni della questura che ha dichiarato 5000-6000 manifestanti. Già questo dato è di per sé significativo, in assenza di forze ufficiali che sostenevano la manifestazione, vi è stata la capacità organizzativa autonoma di far partecipare migliaia di manifestanti al corteo nella valle. Un altro dato che emerge dalla giornata del 3 luglio è la ridicola ricerca dei cattivi, dei violenti, dei fantomatici black block, o infiltrati stranieri, da contrapporre ai pacifici abitanti della vallata., la storia quando si ripete da tragedia diventa farsa, ricordava il moro di Trevi. Gli abitanti della vallata sono persone pacifiche, ma al tempo stesso hanno dimostrato una forte determinazione a non subire la violenza della polizia e delle logiche privatistiche portate avanti dai politici e dai settori imprenditoriali legati alla Tav, organizzando la resistenza con ogni mezzo necessario, dando solidarietà attiva a tutti quei ragazzi che si sono battuti sulle montagne della Val di Susa.. Sono stati i cittadini della vallata a portare le maschere anti-gas, le bottiglie d’acqua e a medicare i feriti per gli scontri. Quando i cittadini, i lavoratori, resistono, tutta una serie di paccottiglie, di disquisizioni, di differenziazioni, si assottigliano o vengono semplicemente messe da parte. E’ significativo segnalare che gli stessi settori super-giustizialisti, come i grillini o i viola, oggi sono i primi a rigettare le accuse di violenza, indicando nelle forze di polizia l’elemento di disordine. La realtà dello scontro in atto, la concretezza degli interessi contrapposti ha reso improvvisamente più chiaro quale è il nemico per migliaia di persone oggi. Le organizzazioni politiche della sinistra, interne alle logiche bipolari, sono di fatto state assenti se non complici delle logiche poliziesche, legate mani e piedi alle varie giunte di centro-sinistra con al centro un PD che non ha perso occasione per gettare fango contro i manifestanti e prostrarsi alla logica della violenza della polizia. Quello stesso centro-sinistra che veniva indicato magari da molti degli stessi manifestanti fino a pochi giorni prima come una soluzione alternativa credibile al berlusconismo morente. Se si esclude il movimento 5 Stelle, indipendente dal bipolarismo, le forze presenti a livello istituzionale-amministrativo, sono di fatto sotto l’ala del PD, e impossibilitate a rompere la gabbia che si sono costruiti agganciandosi alle logiche politiciste del sistema bipolare. Questo si può mettere in relazione con l’ennesimo atto complice della triplice sindacale nei confronti di Confindustria. In questo caso, ovvero sul piano della democrazia nei posti di lavoro, assistiamo ad un meccanismo uni-polare, non tra sinistra e destra, ma tra sindacati complici e padronato. La stretta di mano fra i “fantastici quattro” ha come obiettivo principale schiacciare ancora una volta le garanzie dei lavoratori e le loro forme di lotta e organizzazione, per scaricare su di loro il costo della crisi La luna di miele della regionali si era incrinata con i referendum, dove al di là dell’utilizzo della vittoria dei referendum, il centro-sinistra si è dichiarato immediatamente favorevole ad una privatizzazione controllata dell’acqua. Oggi, nella giornata del 3 luglio questa illusione pensiamo abbia subito una ennesima grossa crepa. Emerge con estrema evidenza quel meccanismo che avevamo più volte descritto sulle pagine del nostro giornale: un piano sociale più avanzato del piano della politica ufficiale, la difficoltà sempre più evidente del mondo politico ad ingabbiare i movimenti per il bene comune e le garanzie sociali. Questa è una differenza importante rispetto alle giornate di Genova di 10 anni fa, in cui il mondo politico di sinistra venne utilizzato per dividere buoni e cattivi. Oggi abbiamo movimenti per il bene comune, come quello che si è sviluppato in Val Susa, molto più forti, determinati e smaliziati. Un altro dato fondamentale che bisogna trarre dalla giornata del 3 luglio è che abbiamo finalmente assistito alla prima manifestazione che ha fatto a meno dell’antiberlusconismo, trovandosi in maniera lampante contro tutto l’arco politico di palazzo. Questo è un dato fondamentale perché rappresenta un’affermazione diretta e indiretta di indipendenza. Lottare per il No Tav vuol dire lottare contro quelle stesse logiche imposte dalla UE, sistema che mai fino ad oggi era stato messo cosi chiaramente in discussione dentro la società italiana, e finalmente ci fa affacciare all’Europa a fianco dei movimenti spagnoli e greci, dentro l’Europa ma fuori dalla UE. Infine la data del 3 luglio può essere considerata il 5° referendum, dove ancora una volta i beni comuni, gli interessi collettivi hanno prevalso contro le logiche privatistiche, liberali e individuali. I referendum hanno dimostrato come sia possibile dire no ai profitti e si al bene comune, la lotta la determinazione dei No Tav è l’applicazione sul territorio di un simile messaggio. Al di là dell’esito militare della giornata, la polizia ha rioccupato le posizioni, la rabbia la forza dei manifestanti è stata una vivida manifestazione di resistenza popolare, dove si è dimostrato che è possibile lottare, e si è fatto capire, che anche se sarà dura, si può vincere. Questa partita come molte altre, prima dei suoi aspetti militari, si gioca sul piano dell’indipendenza, nella capacità di questo movimento per il bene comune di sbarazzarsi della gabbia dell’antiberlusconismo e di navigare finalmente libero dalla zavorra della sinistra pro-bipolarismo, ossia nel mettere al centro gli interessi di parte, gli interessi della collettività contro le logiche del profitto e del politicismo.

*Rete dei Comunisti

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