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Relazioni pericolose!

Nei giorni scorsi, il quotidiano “il Manifesto” e alcuni siti di movimento, hanno pubblicato un articolo, firmato da Gianni Rinaldini e da Luca Casarini. In tale intervento gli autori tentano, attraverso una rilettura della recente vicenda sociale italiana, di offrire un possibile sbocco politico all’ultimo ciclo di mobilitazioni e lotte che hanno attraversato il paese e che, presumibilmente, riprenderanno nel prossimo autunno.

Questa esigenza politica, che, comunque, avvertiamo come nostra, non può, però, come ci appare dalla lettura dello scritto in questione, rivelarsi nell’ennesima boutade di piccolo cabotaggio il cui obiettivo ultimo, in sostanza, ci sembra essere quello della costituzione/formalizzazione dell’ennesima elite politica con al centro l’obiettivo di condizionare il (confuso) dibattito in corso nel centro/sinistra.

Infatti – al di là – degli abituali preamboli con cui vengono descritti gli evidenti effetti antisociali del corso della crisi (interpretata, però, come una anomalia cattiva agente dentro un generico modo di produzione) ci sembra che l’intero impianto della proposta di Rinaldini e Casarini si riduca in una sorta di richiesta alla politica di ascolto delle ragioni dei movimenti per potere pesare di più in presunte primarie vere con non meglio precisati programmi elettorali condivisi.

Per sostanziare simile percorso Rinaldini e Casarini propongono un (ennesimo) percorso costituente che dovrebbe rinsaldare la piazza e le proteste con la politica e le sue conseguenti dinamiche istituzionali e di governance.

Diventerebbero, quindi – di fatto – autorevoli interlocutori dei vari protagonisti del conflitto i Bersani, i Vendola e i Di Pietro i quali – piaccia o meno – sono, al momento, i rappresentanti reali del centro/sinistra italiano e della sua azione politica ad ampio raggio.

E non è un mistero che, in continuità con questa impostazione generale, sul piano sociale la Cgil di Susanna Camusso è diventata, obbligatoriamente, l’alfa e l’omega con cui relazionarsi.

E’ capitato lo scorso 6 Maggio, in occasione dello sciopericchio pre/elettorale, e si sta materializzando in questi giorni con lo Sciopero Generale del 6 Settembre con buona pace di tutte le bellicose dichiarazioni di tanti compagni e delegati della Fiom i quali, nonostante tutto, restano ingabbiati nel dispositivo organizzativistico della confederazione mortificando ogni anelito critico e dissonante.

A nulla, purtroppo, serviranno, a supporto di simile (imbarazzante) intrapresa proposta, le enfatiche chiacchiere sulle primarie, sugli evanescenti programmi e su tutta la retorica che, puntualmente, si mette in moto in occasione di appuntamenti elettorali e di nuove ridislocazioni politiche in vista della prossima fase post/berlusconiana.

 

Da questo punto di vista il certificato afflosciarsi, in un breve lasso di tempo, delle rivoluzioni colorate di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli e le palesi delusioni sulle mirabolanti virtù del Laboratorio Puglia di Vendola sono oggettivamente sintomatiche di come, spesso – ben oltre i singoli soggetti e il personale politico che si candidano a questo ruolo – la dura realtà dei fatti si incarica di bruciare e demolire miti ed illusioni che, di volta in volta, si ripropongono, stancamente ed in forme sempre più parossistiche, nell’agenda politica italiana.

 

Lo scritto di Gianni Rinaldini e di Luca Casarini e le proposte avanzate sono fortemente segnate da questo messaggio e contribuiscono, a nostro giudizio, ad impedire che dentro le lotte di questi mesi si faccia strada una tendenza politica con un chiaro profilo autonomo ed indipendente non solo dalle compatibilità del mercato ma, soprattutto, da una “sinistra” che ha smarrito, da tempo, ogni funzione, immediata e storica, di avanzamento sociale e di critica trasformativa del reale.

 

In definitiva abbiamo l’impressione che si stia agglutinando – vedi l’esperienza e soprattutto la pratica vera di Uniti contro la Crisi – un concorso di forze il cui approdo sostanziale sarà una stringente relazione (politicista e di vertice) con il centro sinistra.

 

A questo punto – onestamente – saremmo contenti di essere smentiti in quanto non avvertiamo l’esigenza, nel paludato panorama politico e sociale italiano, di un nuovo (ed avvelenato) pasticciaccio.

 

* Rete dei Comunisti

 

 

 

 

 

 

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