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La Grecia affonda e trascina con sé l’Occidente

La Grecia a un passo dal default, con il primo ministro George Papandreou che annuncia il rimpasto, rende nervosi i mercati. Le Borse temono in particolare che il piano di salvataggio possa tardare e che si concretizzi il rischio di un contagio: le piazze del Vecchio Continente e i listini americani chiudono in profondo rosso, con Milano e New York le peggiori. Piazza Affari perde il 2,16%. Wall Street apre in calo sulla scia dei dati sull’aumento dell’inflazione e del rallentamento dell’attivita manifatturiera e della produzione industriale e accentua le perdite nel pomeriggio: il Dow Jones perde 178,84 punti, o l’1,48%, a 11.897,27 punti. Il Nasdaq cede 47,26 punti, o l’1,76%, a 2.631,46 punti. Lo S&P 500 arretra di 22,45 punti, o l’1,74%, a 1.265,42 punti.

L’allarme della Banca Centrale sulla stabilità finanziaria nell’area euro aumenta il nervosismo e provoca un effetto domino sulle banche proprio per la stretta connessione con il settore pubblico citata nel rapporto della Bce. I dati macro degli Stati Uniti, su inflazione e occupazione, suggeriscono una ripresa economica modesta anche sull’altra sponda dell’Oceano, e aumentano le incertezze. «Ci vorrà del tempo per il governo greco per attuare le riforme. Ci vorrà del tempo per le riforme per avere un effetto. Ci vorrà del tempo per i creditori per costruire un cuscino di capitale in modo che possano svalutare le loro esposizioni, cosa che in ultima analisi dovranno fare», commentano gli analisti, ma la Borsa tempo non ne dà e gli indici chiudono in calo in tutti i 18 mercati dell’Europa occidentale, con lo Stoxx Europe 600 in ribasso dell’1 per cento.

Sulle banche si produce un effetto domino a partire da quelle greche, passando per le francesi e non risparmiando neppure le italiane. Moody’s ha messo sotto osservazione il merito di credito delle francesi Bnp Paribas (-2,49), Societè Generale (-2,48%) e Credit Agricole (-2,48%), minacciando una bocciatura a causa della loro esposizione verso la Grecia. Standard & Poor’s ha deciso di tagliare a ‘CCC’ dal precedente ‘B’ il rating delle banche greche National Bank of Greece (-6%), Efg Eurobank Ergasias (-0,99%), Alpha Bank (indifferente sale del 2,52%) e Piraeus Bank (-1,96%) a causa dei deflussi dei depositi bancari. Tra le portoghesi il Santander ha lasciato il 3,04%, il Bbva il 3% e il Banco Comerciale Portuguese il 6,14 per cento. Tra le italiane Intesa Sanpaolo ha ceduto il 4,93%, Unicredit il 3,30% e Mps il 3,41 per cento. Non trovano riparo dalla pioggia di vendite neppure le inglesi, con Barclays in calo del 2,7%, Rbs dell’1,9% e Hasb dell’1,2 per cento. Persino le svizzere perdono terreno, con Ubs in ribasso dell’1,6% e Credit Suisse dell’1 per cento.

«Il problema del debito greco è di nuovo in agenda – commenta un gestore – è per questo che le banche sono nel punto più basso della scala delle performance e il mercato è nervoso». Nella tabella l’andamento degli indici di riferimento delle principali Borse: – Londra -1,04% – Parigi -1,49% – Francoforte -1,25% – Milano -2,16% – Amsterdam -1,03% – Stoccolma -1,55% – Zurigo -0,92% – New York -1,48%.

Per il mercato è ormai scattato il conto alla rovescia per il default della Grecia: il premier greco George Papandreou, travolto dalla protesta di piazza contro il nuovo programma di austerity, parla per la prima volta di possibili dimissioni e in serata annuncia un rimpasto dell’esecutivo e un voto di fiducia per domani.

L’Europa intanto si mobilita per cercare di superare le divisioni e trovare un accordo quanto più possibile indolore sul salvataggio di Atene. Il Paese è alle corde e mentre Bruxelles promette che a luglio arriverà la nuova tranche di aiuti da 12 miliardi prevista dal primo pacchetto varato un anno fa, il flop del vertice di ieri a Bruxelles sul salvataggio numero due di Atene ha fatto schizzare all’ennesimo record rendimenti e spread dei titoli di Stato ellenici. Ai massimi anche il rischio default percepito dal mercato e Standard & Poor’s ha tagliato il rating di quattro banche elleniche. I ministri dell’Eurogruppo puntano a trovare una soluzione al caso Atene nella riunione straordinaria del 20 giugno, anche se l’ok al nuovo salvataggio dovrebbe arrivare nella successiva riunione dell’11 luglio, ha detto il ministro delle Finanze slovacco Ivan Miklos.

Resta però ancora difficile capire quale sarà la formula del salvataggio. In altre parole l’escamotage che consentirà di coinvolgere i privati nell’allungamento delle scadenze del debito greco – come preteso dalla Germania – senza incappare nel temuto «evento di default» minacciato dalle agenzie di rating. Un evento che travolgerebbe le banche innescando il contagio al resto dell’eurozona. La stretta interconnessione fra il settore pubblico e le banche, che hanno ampie fette di titoli di Stato periferici in portafoglio – avverte la Bce – ha «il potenziale per creare effetti di contagio». Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce, ha confermato che si sta «lavorando a un piano che prevede il coinvolgimento volontario degli investitori privati nel rinnovo del debito greco» – ossia la cosiddetta ‘Iniziativa di Viennà adottata nel 2009 per l’Europa dell’Est – e che «bisogna essere pazienti».

L’Europa prova a serrare i ranghi: domani la cancelliera tedesca Angela Merkel dovrebbe discutere la questione con Mario Draghi, designato alla presidenza della Bce, e venerdì è previsto l’incontro con il presidente francese Sarkozy, da sempre contrario a una ristrutturazione del debito greco. Da un documento della Commissione Ue pubblicato dal Financial Times viene fuori che la proposta di ristrutturazione soft caldeggiata dalla Germania comporterebbe una ricapitalizzazione delle banche greche per 20 miliardi di euro, a carico dei governi europei, qualora la Bce rifiutasse di accettare i bond con rating abbassato come collaterali (cioè i titoli che gli istituti di credito forniscono alla banca centrale europea a garanzia della liquidità ricevuta).

Un’apertura su questo fronte arriva proprio da Bini Smaghi: la Bce rivede costantemente le regole sul collaterale, ha detto lasciando intendere che potrebbero essere accettati a garanzia bond greci anche nel caso di una ristrutturazione del debito. Ma per Fitch ogni soluzione non è che un default camuffato: l’ iniziativa di Vienna rischia di aprire la strada ad un default, sostiene Fitch perchè ricadrebbe nella casistica di «distressed debt exchange» dal momento che anche se il rinnovo del debito fosse volontario si inquadrerebbe nella necessità di evitare l’insolvenza, e resta da vedere se per i creditori le condizioni siano meno favorevoli.

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