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Libia. Divisioni pesanti tra i “ribelli” di Bengasi

Avvisaglie di una prossima guerra civile in formato minore? Il frettoloso riconoscimento dei ribelli di Bengasi – utili per intestare a qualcuno i conti dei fondi sovrani libici presso le banche francesi, inglesi e svizzere; dove resteranno per sempre – non lasciato il tempo di distinuere tra “buoni” e “cattivi”, tra addomesticati e “autonomi”. Ma ora sembra stia arrivando il momento del redde rationem.

Forti divisioni si registrano infatti all’interno del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) dell’opposizione libica tra le sue due anime più forti: quella degli islamici e quella dei laici. Secondo quanto riporta il giornale arabo al-Quds al-Arabi, sono gli islamici ad avere la maggioranza all’interno del Consiglio, anche se i laici sono in maggioranza all’interno dell’organo direttivo che è considerato da tutti come il governo dei ribelli (“masse” da una parte e “potere” dall’altra; in questo caso, oltretutto, quasi solo ex ministri gheddafiani che hanno saltato il fosso). Le divisioni tra questi due gruppi dell’opposizione libica non riguarderebbero solo i posti di potere, ma anche i contenuti della futura costituzione e la forma di governo da scegliere per il post-Gheddafi.

Non c’è accordo nemmeno sull’aiuto delle forze armate occidentali nella guerra al regime di Tripoli. Secondo fonti interne al Consiglio, i laici chiedono una nuova costituzione liberale simile a quelle occidentali e con molti articoli dedicati alla protezione dei diritti umani. Ma se da un lato i laici chiedono un maggiore intervento delle truppe Nato nel paese, che si spinga fino all’ingresso delle truppe di terra, gli islamici respingono questa eventualità.

La Nato che bombarda Gheddafi per “proteggere i civili” dovrà tra un po’ bombardare i “ribelli qaedisti” per proteggere il governo transitorio?

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