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Obama annuncia: 30.000 soldati in meno in Afghanistan dal 2012

Sulla cifra finale i dubbi sono ormai pochi: secondo indicazioni concordanti, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama annuncerà domani sera in diretta tv dalla Casa Bianca alle 20.00 (le 02.00 italiane di giovedì) il ritiro di circa 30mila militari Usa dall’Afghanistan entro il 2012, ovviamente se la situazione sul terreno lo permetterà.

L’incertezza riguarda il ritmo del ritiro. Il Pentagono vorrebbe limitarlo ad un massimo 5mila militari, cioè una brigata, entro il 2011, ma alla Casa Bianca c’è chi preme per ottenere dal presidente una cifra che sia approssimativamente il doppio, circa 10mila, entro l’anno. Il portavoce di Obama, Jay Carney, ha indicato che il presidente ha già preso la sua decisione, ma ha definito le indiscrezioni di stampa «pura speculazione», senza confermare nessuna cifra. Dal canto suo il Congresso, preoccupato per la spesa e la riduzione del debito, vuole addirittura che il numero dei militari Usa impegnati in Afghanistan diminuisca di 15 mila unità entro l’anno.

Preme in questa direzione il presidente della commissione Difesa del Senato, Carl Levin, un democratico, con l’appoggio di numerosi esponenti dell’opposizione repubblicana. Chiedono un’accelerazione significativa del ritiro anche i candidati alla nomination repubblicana in vista della Casa Bianca, tra cui l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, indicato come il favorito. Tra i ‘big’ del partito repubblicano a dissentire è soprattutto il senatore dell’Arizona John McCain, ex avversario di Obama alle presidenziali del 2008, molto vicino alle posizioni prudenti del Pentagono. A queste ipotesi se ne aggiunge anche un’altra, di cui parla oggi soltanto il New York Times.

Obama sarebbe pronto ad annunciare il ritiro di fino a 33mila uomini, cioè i rinforzi decisi nel dicembre 2009 per superare la situazione di stallo, nel corso del 2012, ma lasciando la definizione del ritmo ai militari sul terreno. Cioè agli uomini del generale dei Marines John Allen, che sostituirà nelle prossime settimane il generale David Petraeus alla testa delle forze Usa e Nato in Afghanistan, dove – se verrà confermata la cifra dei circa 30mila – resteranno tra i 65 e i 70mila soldati americani, prima del ritiro totale previsto entro il 2014.

A favorire una accelerazione del calendario di ritiro è stato lo smantellamento della rete del terrore di al Qaida, con in particolare l’uccisione ai primi di maggio di Osama bin Laden, un fatto che secondo alcuni esperti (ma non tutti) ha reso l’Afghanistan più sicuro. C’è poi il problema della spesa pubblica, con l’impegno dell’Amministrazione Obama ad operare tagli fino a 5mila miliardi di dollari in 10 anni. La spesa per l’Afghanistan, oltre due miliardi al giorno, rappresenta quasi 1.200 miliardi, cioè oltre il 20% del totale.

Ad ogni modo, decidendo la diretta televisiva dalla Casa Bianca in prime time, Obama ha voluto dare la dovuta solennità all’annuncio dell’inizio del ritiro dall’Afghanistan, in calendario a luglio, anche se probabilmente si tratterà di una operazione simbolica, specie all’inizio. È la sesta volta che il presidente parla alla nazione. Le volte precedenti erano state dedicate all’Afghanistan, la marea nera nel Golfo del Messico, l’Iraq, la Libia ed infine l’uccisione di bin Laden.

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