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Sud Sudan, il giorno dell’indipendenza

Il presidente del parlamento di Juba, James Wani Igga, ha proclamato ufficialmente l’indipendenza del Sud Sudan, nel corso della cerimonia in corso nella capitale del più giovane stato africano. Alla proclamazione del Sud Sudan come stato «sovrano, indipendente, laico e multietnico», è stata issata la bandiera ufficiale, tre sctrisce di colore nero, rosso e verde e un triangolo blu con una stella gialla.

Salva Kiir ha prestato giuramento come nuovo presidente. Il paese è stato riconosciuto immediatamente da numerosissimi altri paese, persino in guerra tra loro (la Libia di Gheddafi e tutti gli stati della Nato, la  Siria, la Cina, la Lega Araba, ecc).

Il Sud Sudan, da oggi Stato indipendente e sovrano e fra pochi giorni 193/o stato membro delle Nazioni Unite, ha il 24% del territorio e il 20% della popolazione dell’ex Sudan unito, fino a ieri lo Stato più grande dell’Africa, e produce, insieme alle regioni frontaliere il cui status non è ancora fissato, i tre quarti della produzione di petrolio sudanese.

Superficie e confini: 589.745 kmq, confina a nord con il Sudan, a est con l’Etiopia, a sud con Kenya e Uganda, a ovest con il Congo (Rdc) e la Repubblica Centrafricana. La capitale è Giuba. Principali città: Rumbek, Malakal, Wau.

Popolazione: oltre 8,5 milioni di abitanti. Le religioni più diffuse sono il cristianesimo e l’animismo (a volte sovrapposti) con una minoranza musulmana. Le lingue principali sono almeno 18, la principale delle quali è il Dinka. Ma la lingua ufficiale è l’inglese, e anche l’arabo (maggioritario nel Nord Sudan) è parlato.

Economia: malgrado decenni di conflitto che hanno lasciato il nuovo Paese esangue, il Sud Sudan possiede riserve di petrolio per 6,7 miliardi di barili. Il petrolio rappresenta il 98% delle sue risorse economiche, ma le installazioni petrolifere sono tutte nel Nord, che vuole una divisione dei proventi. Il Sud Sudan ha anche altre ricchezze minerarie, per esempio l’uranio, e risorse agricole non esportate per decenni a causa della guerra. Secondo la Banca Mondiale, il Paese ha un tasso di sviluppo fra i più bassi del mondo e oltre la metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà.

Forze armate: gli ex ribelli dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), oggi esercito regolare, conta 140.000 uomini, secondo l’Ong svizzera Small Army Survey. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha deciso l’invio nel Paese di 7.000 caschi blu e 900 civili.

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