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Debito Usa. Domani il Senato vota il piano Reid

Dopo il no al piano repubblicano sul debito, la maggioranza democratica al Senato ha fissato per domani alle 13 ora di Washington il voto del piano di Harry Reid in una corsa al foto finish per evitare che martedì gli Stati Uniti si sveglino in una situazione di default. In effetti, più che della proposta di Reid originaria si tratta di quel compromesso che Barack Obama ieri ha chiesto a gran voce al Congresso.

I repubblicani, dopo aver ottenuto anche se con una maggioranza risicata di appena otto voti la prova di forza alla Camera facendo approvare il piano di John Boehner, ora al Senato hanno avviato dalla scorsa notte frenetici negoziati con i democratici per poter garantire, in caso di accordo, un rapido passaggio alla misura. Del piano di Reid si manterrebbe, comunque, l’impianto originario di garantire un innalzamento del debito almeno fino alle prossime elezioni del 2012.

Punto considerato imprenscindibile da Barack Obama che ha già annunciato l’intenzione di porre il veto a qualsiasi legge sul debito che risolva solo per pochi mesi la questione del debito, come faceva quella di Boehner che voleva rimandare una nuova battaglia in piena campagna elettorale. Ora nelle prossime 24 ore Reid dovrà ottenere il sostegno di almeno 7 repubblicani – in cambio della promessa di emendamenti bipartisan del testo finale – per riuscire ad ottenere domani la maggioranza a prova di filibuster di 60 voti.

In caso di approvazione però la strada dell’accordo continuerebbe ad essere tutta in salita, perchè il testo passerebbe alla Camera per essere votato, massimo entro lunedì per rispettare la scandenza di martedì due agosto. E le prospettive di successo nella Camera controllata dal partito repubblicano – al cui interno gli oltranzisti del Tea Party hanno dimostrato di avere una grandissima influenza – sono quanto mai incerte.

Nonostante da ieri sera da senatori di entrambi i partiti arrivino dichiarazioni sempre più speranzose di poter inviare alla Camera l’accordo prima della scadenza del 2 agosto, è infatti in alto mare la discussione alla Camera sulla possibilità di un compromesso bipartisan. Anche perchè con il voto di ieri lo Speaker e gli altri leader del partito hanno concluso, e vinto, una lotta estenuante e tutta interna al partito – con l’ala conservatrice che si opponeva al piano Boehner considerato troppo poco drastico nei tagli alla spesa sociale – che non hanno avuto praticamente tempo di valutare le possibilità di mediazione con i democratico.

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