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Libia.Falliti i negoziati per la resa di Bani Walid. Gheddafi ovviamente non c’è

Controdine in serata: i negoziati sono falliti.

I negoziati per ottenere una resa pacifica dei combattenti gheddafiani a Bani Walid, sud est di Tripoli, sono falliti e terminati. Lo ha annunciato oggi il capo negoziatore delle nuove autorità libiche. «Lascio il comandante (delle forze anti Gheddafi) a gestire il problema», ha detto ai giornalisti presenti sul posto Abdallah Kenchil.

Nel pomeriggio, invece, il Cnt (una vera banda di peracottari: danno sempre per ucciso lorso qualche giorno prima di prenderlo…) aveva fatto trapelare alle agenzie internazionali quest’altra versione.

“Secondo quanto riferisce la stazione radio dei ribelli ‘Libya Hurrà (‘Libia libera’), Bani Walid si è arresa e gli insorti sono entrati in città senza spargimento di sangue. Nella roccaforte non c’è traccia di Gheddafi, secondo l’emittente.

Il colonnello Gheddafi avrebbe lasciato la cittadina tre giorni fa, secondo quanto ha riferito la trasmissione della radio ascoltata dall’inviato ANSA. I ‘tuwar’, ha riportato l’emittente, hanno raggiunto un accordo con le autorità cittadine consentendo ai ribelli di entrare pacificamente a Bani Walid”.

Dopo la tregua degli ultimi giorni potrebbe essere ormai questione di poco tempo prima che le armi tornino a farsi sentire in Libia. Sembra essere sfumata, infatti, con l’interruzione dei negoziati, la possibilità di un ingresso pacifico dei ribelli a Bani Walid, città nel deserto a sud est di Tripoli, da giorni sotto assedio. Oggi, fuori dalla roccaforte della tribù Warfalla, è stata un’intensa giornata di negoziati tra i capi tribali e i responsabili militari degli insorti, che scalpitano per entrare nella città. A tutti i costi, anche a dispetto delle indicazioni del Consiglio nazionale di transizione, che aveva imposto un ultimatum più lungo, fino a sabato prossimo, perchè si arrendano le zone ancora in mano ai lealisti. A Bani Walid le forze militari sul campo avevano invece dato tempo fino oggi. I colloqui in serata sono sono falliti e la parola, ha spiegato il capo negoziatore Abdallah Kenchil, passa quindi ora ai militari. «Lascio il comandante a gestire il problema», ha detto. Dalla linea del fronte, come spesso accade nei conflitti, le informazioni che arrivano sono spesso frammentarie, si rincorrono voci e dichiarazioni dei ribelli che a volte entrano in contraddizione l’una con l’altra. A metà pomeriggio una radio degli insorti, Libya al Hurra (‘Libia liberà) aveva annunciato addirittura che Bani Walid era già caduta e che i ribelli ne avevano preso pacificamente il controllo. Nei giorni scorsi in molti sostenevano che Gheddafi si trova nella città, mentre ora invece sembra che di lui non ci sia traccia. Secondo alcune fonti sarebbero fuggiti anche tre dei suoi figli, tra cui Saif al Islam, dopo aver visto sventolare sugli edifici alcune bandiere della rivoluzione, segnale che parte della popolazione sarebbe ormai dalla parte dei ribelli. In serata altre fonti assicurano invece che Mutassim e l’ex calciatore Saadi sono ancora lì. In questa ridda di voci rispunta anche il nome di Khamis, il figlio del colonnello già dato per morto molte volte e sempre riapparso come un gatto dalle sette vite. Il suo corpo, secondo la Bbc, sarebbe stato sepolto proprio a Bani Walid. Mentre uno dei capi militari, Abdel Hakim Belhaj, si dice sicuro di sapere dov’è Gheddafi, pur senza dare dettagli. Il fronte di Sirte, invece, è rimasto calmo anche oggi, così come Tripoli, dove la gente torna lentamente alle proprie occupazioni, caffè e ristoranti riaprono i battenti e molte famiglie si concedono ore di svago sulla spiaggia. Intanto, sul fronte politico, per il Cnt arrivano alcuni segnali di un possibile dissenso interno. Uno capi militari integralisti, Ismail al-Salabi, ha chiesto da Bengasi le dimissioni del governo guidato dal premier Mahmoud Jibril. «Il ruolo del comitato esecutivo – ha detto al-Salabi, un passato da combattente in Afghanistan – non è più richiesto perchè sono tutti esponenti del vecchio regime. Dovrebbero dimettersi». Contro questo rischio di divisione si è schierato il ministro degli Esteri, Franco Frattini: «I nuovi leader della Libia avevano lasciato tempo fa Gheddafi. In alcuni casi sono stati anche arrestati», ha detto, annunciando che presto Jibril sarà di nuovo in Italia per parlare del futuro del Paese. Ora il compito principale del Cnt, ammonisce Ian Martin, inviato speciale dell’Onu per la ricostruzione del Paese, è «avviare presto il processo elettorale», per mantenere «l’impegno preso per costruire la democrazia».

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