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Piano Obama boccia dal Congresso. Geithner: “E’ recessione”

Il Senato blocca il piano da 447 miliardi di dollari a sostegno del mercato del lavoro presentato dal presidente Barack Obama. Un ‘no’ che rischia – avverte il segretario al Tesoro Timothy Geithner – di causare una nuova recessione: «Se il Congresso non agisce, la crescita sarà più lenta e più persone saranno senza lavoro».

Geithner va quindi all’attacco dei repubblicani, che controllano il Senato e dove, nel voto procedurale, non è stata raggiunta quota 60 voti necessaria per avviare il dibattito. «Se il Congresso non agisce è perchè i repubblicani non vogliono fare nulla per aiutare l’economia». Il piano presentato da Obama «è buono e renderebbe l’economia significativamente più forte. Economisti indipendenti hanno stimato che il progetto creerebbe uno o due milioni di posti di lavoro» aggiunge Geithner. «L’economia si trova in una posizione migliore di quando il presidente ha assunto l’incarico: abbiamo molto lavoro da fare ma siamo in una posizione migliore per le misure prese dal presidente. Ora il dibattito è su come rendere l’economia più forte nel breve e nel lungo termine. Il presidente ha presentato un piano, che è buono. Ritengo che abbiamo l’obbligo di fare qualcosa ora per far tornare gli americani al lavoro il prima possibile».

L’economia americana «è danneggiata» dalla crisi del debito dell’Europa, che dovrebbe agire «con più forza. Gli impegni presi sono promettenti ma il mercato vuole l’azione. Ho fiducia: in Europa non ci sarà una nuova Lehman» osserva Geithner.

Fra i problemi americani, la Cina. Lo yuan si è rivalutato in termini reali del 10% dall’estate 2010 ma Pechino deve fare di più e gli Stati Uniti «stanno facendo pressione» spiega Geithner. Il pressing dell’amministrazione segue quello del Congresso sulla Cina, con il Senato che ha votato a favore di un progetto che spinge la casa Bianca a essere più aggressiva nell’imporre dazi e sanzioni nei confronti dei paesi che manipolano le proprie valute. Il piano difficilmente diventerà legge, con la Camera che non ha intenzione di esprimersi al riguardo perchè teme una guerra commerciale.

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